di Claudio Scaglione Un club è come una grande famiglia: si condivide tutto, si cresce insieme, si fanno passi avanti o indietro, si soffre, si usufruisce degli stessi beni, ma la cosa più importante è che lo si fa in gruppo. Si condividono in maniera spontanea umori e sentimenti perché, come è ovvio che sia, se il padre è triste, i figli non potranno che esserlo ugualmente. Poniamo il caso che la prima squadra il padre stia navigando in brutte acque, stia trascorrendo un momento decisamente no (quale potrebbe essere ad esempio una retrocessione dopo nove anni di onorata serie A), allora alla stessa maniera anche la primavera il figlio risentirà di tali malumori familiari. Questa è pressappoco la situazione in casa Palermo, dove ai risultati deludenti ottenuti dalla prima squadra, sono seguiti quelli poco brillanti della formazione adesso guidata da Giovanni Bosi. Sì, poco brillanti, se paragonati a quelli cui ci hanno abituato i baby-rosa, imbattibili fra le mura amiche e corsari nelle trasferte più insidiose. Il settore giovanile rosanero raggiunge il suo periodo di massimo splendore nella stagione 2008-09, quando la formazione primavera del tecnico Rosario Pergolizzi sorprendendo tutti gli addetti ai lavori che alla vigilia la davano per sfavorita riesce ad alzare al cielo il Trofeo Giacinto Facchetti. Gli anni a seguire vedono i baby rosa piazzarsi con costanza ai vertici della classifica del girone C, ma gli stessi non riescono mai a ripetere le gesta della gloriosa annata. È strano come gli sfracelli capitati alla prima squadra del Palermo, sulla cui panchina si alternano molteplici allenatori, non facciano altro che destabilizzare lambiente rosa in toto, vivaio compreso. Strano, o fin troppo logico: come spiegato precedentemente, un evento drammatico capitato ad una famiglia colpisce tutti i membri, dal nonno, al nipotino più innocente. Ne risentono tutti. In che modo? Ad esempio perdendo, per due anni di fila, il derby in casa contro il Catania, dopo che i rosso-azzurri a Palermo non vincevano dal lontano 2004. Perdere un match non compromette di certo una stagione intera, ma lamarezza che provoca la sconfitta per mano di una storica rivale potrebbe durare più del previsto. Ciononostante, linizio del campionato dei rosanero di Bosi non è stato drammatico: è vero, si sono registrate le due sconfitte significative (contro Fiorentina e Catania), ma anche i tre successi ottenuti a discapito di Bari, Juve Stabia e Lazio. È, comunque, opinione diffusa che le cose per il settore giovanile rosa potrebbero andare meglio, ad esempio sotto laspetto delle convocazioni in nazionale. Fino a pochi mesi fa, alcuni baby rosanero erano in pianta stabile nelle selezioni Under delle varie Nazionali: ai Giochi del Mediterraneo (competizione internazionale riservata agli Under-19), il Palermo era lunica squadra a poter vantare tre giocatori convocati dal ct Alessandro Pane. Lo stesso tecnico che, a distanza di una quindicina di settimane, non ha preso in considerazione i tre giocatori per gli impegni contro Liechtenstein e Danimarca. Sono tutti dati che, accompagnati ad altri più secondari, hanno solamente il fine di responsabilizzare ulteriormente i giocatori della prima squadra adesso in mano a Giuseppe Iachini: il destino del settore giovanile passa anche dalle loro prestazioni, dai loro successi e dalle loro disfatte. In un certo senso, i big fungono da esempio per i baby, come in una vera famiglia.
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PALERMO: ANCHE SETTORE GIOVANILE PAGA CONSEGUENZE DELLA RETROCESSIONE?
di Claudio Scaglione Un club è come una grande famiglia: si condivide tutto, si cresce insieme, si fanno passi avanti o indietro, si soffre, si usufruisce degli stessi beni, ma la cosa.
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