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MICCOLI, IL BIRMINGHAM E IL PALERMO Un intrigo di testa e cuore

di Leandro Ficarra Diciamolo francamente, qualche dubbio era venuto a tutti. Le avances del Birmingham, tradotte in un lauto contratto quadriennale da circa 3 milioni di euro a stagione, gli.

Mediagol8

di Leandro Ficarra Diciamolo francamente, qualche dubbio era venuto a tutti. Le avances del Birmingham, tradotte in un lauto contratto quadriennale da circa 3 milioni di euro a stagione, gli ammiccamenti più o meno criptici del procuratore Francesco Caliandro, lo stupore del Palermo che diviene fermezza, il silenzio assordante di Miccoli. Un silenzio che sarà ufficialmente rotto domani nel corso della conferenza stampa chiarificatrice ma che, di fatto, ha dissolto i suoi misteri nella voce degli altri attori protagonisti della spinosa vicenda, Zamparini e Sabatini su tutti. Fabrizio Miccoli, il Capitano, l’idolo del popolo rosanero resta al Palermo. La decisione, sentita quanto travagliata, segna la fine di un incubo per i tifosi, di un piccolo grande enigma per organi di informazione e addetti ai lavori. Per una volta nel cinico circo del calcio business, la fredda logica del dio denaro non ha prevalso su valori come la riconoscenza, i sentimenti, il senso di appartenenza ad una maglia che è fiero simbolo di una città intera. Gli occhi di molti tifosi saranno diventati lucidi al solo pensiero di non poter più ammirare le magie balistiche di quel Capitano che, col suo genio d’artista ed il suo piglio da condottiero, ha gonfiato il loro cuore di gioia griffando le più belle imprese calcistiche della recente storia rosanero. Percependo la genuina sensibilità dell’uomo Miccoli, siamo certi che quegli occhi hanno contato più di qualcosa nel compiere questa scelta. Una scelta difficile, tormentata forse, ma fortemente di cuore. Perché da professionista, sei hai trent’anni e sei al top per qualità e continuità di rendimento ed un fastidioso infortunio ti costringe a una lunga convalescenza, è comprensibile che dietro quel silenzio possa celarsi un attimo di confusione e fragilità. Un momento in cui possono schiudersi delle crepe nelle tue certezze, al cospetto di un’offerta di quell’entità che stordisce e alimenta i dubbi su cosa è meglio per il tuo futuro. Perché se è vero che la tentazione si chiama Birmingham e non Manchester City o United, è fortemente improbabile che tu possa ricevere una proposta analoga nel prosieguo della tua carriera. Non ce la sentiamo di condannare il professionista Miccoli per avere legittimamente riflettuto di fronte ad una proposta seria ed economicamente allettante, ci lustriamo gli occhi di fronte alla ennesima giocata geniale dell’uomo che, come suo costume, ha rotto gli schemi. Schemi a cui i tifosi rosanero erano ormai tristemente abituati, in cui l’idolo di turno, dopo essersi consacrato campione all’ombra del Pellegrino, svestiva senza fronzoli la maglia di dosso al dolce suono degli euro, spolverando con essa anche ricordi ed emozioni. Schemi figli di una logica quanto cruda legge di mercato nel calcio del terzo millennio, nulla di cui scandalizzarsi per chi conosce certe dinamiche; abbastanza per ferirsi per chi come il tifoso ti elegge idolo permeandoti di amore incondizionato. Fabrizio, probabilmente ha voluto ricambiarlo questo amore, farcendo di fatti ed emozioni quelle che spesso, per molti suoi colleghi, sono solo parole vuote che si dissolvono in un mare di retorica. Dimostrando, a chi già si sentiva tradito, che quei colori rosanero tatuati addosso sono ormai un tutt’uno con la sua pelle, che c’è chi sente ancora che un mare d’amore pesa più di un paio di milioni di euro. Allora bravo Miccoli ma, per inciso, bravo anche il Palermo. Bravi Zamparini e Sabatini a sbrogliare una matassa improvvisa e complicata. Il Birmingham che irrompe e mette sul piatto di Miccoli un ingaggio pari circa al doppio di quello percepito dal giocatore a Palermo, ratifica un’offerta per il cartellino alla società di 4 milioni di euro poi elevata a 6. L’agente del talento pugliese che, in maniera più o meno velata, batte cassa, forte della straordinaria stagione del calciatore e del suo innegabile peso specifico in seno alla squadra. Ce n’era abbastanza per perdere lucidità, agire d’istinto, farsi inconsciamente condizionare dall’umore della piazza. Il ds Walter Sabatini, invece, tra un acquisto e l’altro, ha interpretato in maniera ineccepibile la filosofia societaria del patron Zamparini, dotandosi di una sottile diplomazia dialettica inequivocabile nel coniugare coerenza e fermezza, nel dosare bastone e carota. Miccoli è un giocatore di straordinaria importanza per il progetto Palermo, ma di altrettanta valenza è l’oculatezza della politica gestionale improntata in questi anni dalla società, che ha consentito di coniugare solidità finanziaria a risultati sportivi di assoluto prestigio. Miccoli gode già di un compenso al top salariale, il Palermo a quelle cifre (3 milioni annui) non può neanche avvicinarsi, se il giocatore farà una scelta diversa a malincuore ne prenderemo atto. Questo, in sintesi il Sabatini-pensiero, che spegne subito pericolosi effetti domino in seno al gruppo e consolida una filosofia sana dal punto di vista manageriale quanto fin qui vincente sotto il profilo calcistico in relazione agli obiettivi prefissati. Essere un buon dirigente non significa soltanto scovare gli Hernandez ed i Pastore, ma anche trovare, in presenza di questioni spinose, la lucidità e la fermezza di dare credibilità ad un progetto in chiave futura, anche a costo di risultare impopolare ad una parte del tifo. Questa forte coerenza manageriale può essere importante per il futuro del Palermo quanto, e forse più, della permanenza in rosanero di un grande campione come Fabrizio Miccoli, sulla cui importanza siamo certamente tutti concordi. Lui ha deciso con il cuore, il Palermo con la testa, due elementi nella vita tanto indispensabili quanto contrapposti che, per fortuna, qualche volta possono incontrarsi a metà strada.