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ITALIA: nuova idea, U.21 come club in campionato

Una squadra azzurra Under 21, una selezione di baby-talenti di interesse nazionale da far scendere in campo ogni domenica in un campionato professionistico, in serie B o in Lega Pro, ovviamente fuori.

Mediagol8

Una squadra azzurra Under 21, una selezione di baby-talenti di interesse nazionale da far scendere in campo ogni domenica in un campionato professionistico, in serie B o in Lega Pro, ovviamente fuori competizione: è questa l’idea maturata nei giorni scorsi in un incontro tra il presidente della Figc Abete, il vice presidente e presidente del Club Italia Albertini, il direttore generale Valentini, il ct azzurro Prandelli e il coordinatore delle nazionali giovanili Sacchi e inserita nel quadro di un progetto a largo raggio promosso dalla Figc per il rilancio dei vivai e la valorizzazione della scuola calcistica italiana. Il progetto di una squadra Under 21 della FIGC inserita in un campionato professionistico – si legge in un comunicato ufficiale della Federazione - è tutto da approfondire e da discutere, necessita di due passaggi fondamentali: il primo di natura politica, in sede di Consiglio federale, il secondo – qualora l’iniziativa fosse condivisa – in ambito normativo, verificando ovviamente la disponibilità dei club che ovviamente rimarrebbero titolari dei cartellini dei giocatori selezionati, il sistema dei prestiti, le compatibilità con la Legge 91 sul professionismo sportivo. A illustrare oggi la proposta è stato lo stesso Albertini nel corso di un forum all’Ansa, al quale ha partecipato anche Arrigo Sacchi, coordinatore delle nazionali giovanili. “Adesso – ha sottolineato il vice presidente federale Albertini - porteremo il progetto nelle sedi opportune, vale a dire in Consiglio federale. Uno dei punti fondamentali per il rilancio del calcio italiano è abbassare l'età del campionato Primavera e formare una selezione di giovani usciti da lì da far giocare in un torneo professionistico, Lega Pro o serie B. La nostra è una proposta tecnica, per valorizzare i giovani senza danneggiare alcun club e far crescere il vivaio azzurro”. “Non ci stiamo evolvendo come negli altri Paesi – ha spiegato Sacchi - è lo specchio più evidente di un paese che non è fatto per i giovani, in cui si vive sempre in difesa: siamo poco sinergici e fatichiamo a fare squadra”. “Oggi abbiamo un bastone in mezzo alla ruota”, ha detto ancora Sacchi, parlando delle difficoltà con cui fa i conti il calcio italiano. Nota dolente su tutti quella degli stadi: impianti “terrificanti” li definisce il coordinatore delle nazionali giovanili, in cui il profumo dell'erba è solo un vago ricordo: senza stadi moderni il progresso resta tabù. Per accompagnare la rinascita, dunque ci vogliono stadi nuovi e sinergie vere. L'idea Prandelli prevede da un minimo di una a un massimo di due selezioni (U.20 e U.21), non sovrapposte alle nazionali degli azzurrini ora guidate da Ferrara e Rocca; squadre che fornirebbero, con un lavoro stagionale e continuo, la base per le nazionali impegnate nelle qualificazioni a Olimpiadi e tornei internazionali, così come avviene per gli altri sport. Il ciclo sarà biennale (dai 19 ai 21 anni), le rose di 25-30 giocatori tutti italiani convocabili in nazionale, l'organizzazione come quella di una club, la sede un centro tecnico federale a Firenze o Roma, e l'inserimento è previsto in un campionato professionistico, la serie B è l'obiettivo massimo. E questi team giocherebbero fuori classifica (non potrebbero essere né promossi, né retrocessi), facendo crescere il numero di squadre partecipanti. Nel frattempo, hanno sottolineato Albertini e Sacchi, il progetto si è già messo in moto: “Abbiamo aumentato del 30-40 per cento l'attività delle nazionali giovanili, perché i ragazzi hanno bisogno di giocare”.