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PRESS ROOM ROSANERO, MASSIMO DONATI: “Con Sannino abbiamo imparato a soffrire. Ora siamo una squadra e lotteremo fino alla fine per la salvezza”.

di Dolores Bevilacqua Due mesi fa Sannino è stato richiamato al capezzale di un Palermo dato per spacciato da tutti. Gli stessi giocatori in campo, partita dopo partita, davano la netta.

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di Dolores Bevilacqua Due mesi fa Sannino è stato richiamato al capezzale di un Palermo dato per spacciato da tutti. Gli stessi giocatori in campo, partita dopo partita, davano la netta sensazione di non credere nella possibilità di fare punti, a prescindere dallavversario di turno. Più di una volta, il vantaggio faticosamente conquistato veniva dilapidato negli ultimi scampoli di partita, con lavversario che pareggiava il conto delle reti, quando non riusciva addirittura a ribaltare il risultato di un incontro magari dominato dal Palermo. Poi il ritorno del tecnico di Ottaviano alla guida tecnica dei rosanero e, nel giro di pochi giorni, sfruttando anche la pausa del campionato per le partite della nazionale, il Palermo cambia volto. Ecco, nel racconto di Massimo Donati, come Sannino ha reso possibile questa metamorfosi: "Tutti ci davano finiti e per spacciati e in cuor nostro noi non vedevamo la luce. Il mister ci ha caricato e ci ha trasmesso quella voglia che ha lui e ci ha fatto capire che fino alla fine avevamo lobbligo di lottare su ogni pallone e in ogni partita. Due mesi fa ci davano per morti e invece non è così. Dobbiamo lottare fino alla fine per cercare di ottenere una salvezza. Una delle prerogative del mister è quella di stare uniti e compatti, ci aiutiamo di più, siamo più compatti e quindi questo ci porta a soffrire di più. Prima magari giocavamo bene ma eravamo troppo sbarazzini, troppo aperti. Abbiamo perso troppi punti per disattenzioni e nostri errori. Prima si giocava uomo contro uomo in tutte le zone del campo, mentre ora con Sannino si lavora come squadra. Questo non vuol disprezzare lottimo lavoro di mister Gasperini, ma sicuramente dallavvicendamento in panchina è cambiato qualcosa". Il campionato del Palermo, con la squadra invischiata nella parte bassa della classifica fin dalle prime giornate, ha inevitabilmente evidenziato anche le mancate prestazioni della squadra e dei singoli giocatori, soprattutto di quelli considerati delle "certezze", sia per i singoli episodi sia per il susseguirsi di performance non allaltezza dei propri mezzi. A tal riguardo, il centrocampista friulano, chiamato questanno più volte, per esigenze tecniche, a dover impostare lazione giocando, invece, in difesa, ha analizzato la sua stagione e ha chiarito in che termini si era parlato a gennaio di una sua partenza: "Secondo il mio punto di vista questanno su trentaquattro partite io ne ho giocate bene ventotto. E il mio punto di vista è chiaro, ma se giochi male e vinci nessuno se ne accorge, se giochi bene ma perdi alla fine le critiche arrivano lo stesso. Io ci sono abituato, ripeto, ho avuto qualche difficoltà, qualche problema fisico che mi ha limitato ma ho sempre dato il massimo. A gennaio Lo Monaco mi aveva detto "Tu da qui non te ne vai" e io volevo stare qui. Poi, invece, lultimo giorno di mercato mi ha detto "Se vuoi, vai", o qualcosa del genere, e allora io mi sono opposto perché non volevo lasciare Palermo. Ho preferito declinare linvito perché ho voluto lottare fino alla fine per salvare il Palermo.". Dopo limpresa casalinga, che ha portato altri tre punti fondamentali per il raggiungimento dellobiettivo salvezza, con la vittoria su unInter sicuramente decimata dagli infortuni, ma fino allultimo pericolosa, il Palermo si appresta ad incontrare la Juventus, che nella partita di domenica avrà loccasione di vincere il suo secondo scudetto consecutivo, proprio davanti i propri tifosi. In realtà i bianconeri si aggiudicherebbero il titolo anche in caso di pareggio, ma Massimo Donati non vuole dare nulla per scontato, confidando nelle ritrovate motivazioni dei rosanero: "La Juve è più forte - ha ammesso Donati -, nettamente la squadra più forte dItalia. Il pronostico dice uno fisso, ma quando inizia una partita siamo undici contro undici e si parte zero a zero. Poi, se saremo più bravi di loro otterremo, il massimo". Così come non è scontato il risultato dello Juventus Stadium, tanto più, secondo il centrocampista rosanero, non possono prevedersi gli esiti della lotta per la salvezza e ad "intrallazzi" per addomesticare i risultati non ci crede: "E inutile dire che il calendario del Genoa è quello più semplice. Noi dobbiamo lottare fino alla fine per cercare di ottenere una salvezza. Il Genoa domenica incontrerà il Pescara e io non credo che gli abruzzesi daranno battaglia vinta, ma sono convinto che tutti i giocatori, anche se retrocessi, daranno dimostrazione di professionalità. Dopo tutto quello che è successo due anni fa con il calcioscommesse, ora le cose sono cambiate, la sensazione già lanno scorso era diversa. Tutti se la giocano fino alla fine, magari qualcuno può giocare in un certo modo ma credo che tutti faranno la loro parte. Cè un allenatore che deve conquistarsi lanno prossimo la panchina, ci sono giocatori a Pescara che vogliono cercare di emergere. Insomma, io credo nella buona volontà di tutti.". In attesa che il campo dia i propri verdetti, in casa rosanero non c è spazio per i "se" e per i "ma". Cè, però, la palese sensazione che, a prescindere dalla posizione in classifica, la permanenza di Sannino per solo tre giornate sulla panchina rosanero non sia stata sufficiente a far sì che il mister riuscisse a dare la propria impronta alla squadra. In tal senso anche le dichiarazioni di Donati: "Sicuramente cè il rimpianto di un esonero troppo frettoloso. Quando mister Sannino se nè andato ci è dispiaciuto soprattutto perché perdevamo una grandissima persona e un grandissimo tecnico. Noi, dal canto nostro, abbiamo cercato di fare il massimo. Certo, neanche il calendario ci ha aiutato, ma se il mio gol contro il Cagliari fosse stato regolare sicuramente oggi le cose sarebbero state diverse, ma non possiamo stare qui a rimuginare su ciò che è successo o meno. È andata così.". Già, è andata così, ma è inevitabile pensare "chissà"...