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PALERMO, POCO GIOCO, TANTO CUORE. LAFFERTY SCACCIA LA PAURA

di Leandro Ficarra Grinta, cuore, voglia di andare oltre i propri attuali, evidenti, limiti. Il Palermo di Gattuso è certamente un gruppo che ha unanima pulsante, fiera e combattiva. Non.

Mediagol8

di Leandro Ficarra Grinta, cuore, voglia di andare oltre i propri attuali, evidenti, limiti. Il Palermo di Gattuso è certamente un gruppo che ha unanima pulsante, fiera e combattiva. Non è ancora una squadra dotata di un gioco armonioso e tangibile, un’identità tattica tale da esaltarne al meglio le qualità individuali. Per raggiungere questo status e dare corpo alle proprie ambizioni, la compagine rosa dovrà lavorare ancora molto, come hanno confermato i sofferti novanta minuti andati in scena al “Barbera” contro il Cesena. Il Palermo ha vinto, sovvertendo con il carattere, la determinazione, ed un paio di pregevoli giocate individuali, l’esito di un match che aveva preso una brutta piega dopo il vantaggio romagnolo firmato De Feudis ad inizio ripresa. Una mazzata, seguita ad un primo tempo generoso ma sterile, con i rosa incapaci di trovare intensità e soluzioni utili a far vacillare l’equilibrio e l’organizzazione della squadra di Bisoli. Poi una magia di Lafferty su punizione ed un rigore firmato Abel Hernandez , per scacciare la paura e colorare di rosa la classifica. Ok vittoria e morale, ma bisognerà notevolmente elevare gli standard di coralità e qualità per intraprendere la strada maestra. La sfida al coriaceo Cesena di Bisoli costituisce un banco di prova significativo per la banda Gattuso, vogliosa di rodare al meglio sincronismi tattici e trame di gioco. Il tecnico rosanero ritrova capitan Barreto dal primo minuto, e lo elegge vertice basso del rombo che ricalca l’assetto proposto all’Euganeo. Il rientro del mastino paraguaiano, ed il relativo slittamento di Bolzoni nel ruolo di intermedio di destra, sono le uniche vere novità rispetto alla vittoriosa trasferta in terra veneta. Dinamismo senza palla, maggiore velocità nella circolazione della sfera, una manovra spiccia che si snodi in verticale, esaltando la tecnica del duo offensivo Abel-Dybala. Queste le prerogative auspicate da Gattuso per scardinare il bunker romagnolo. La scelta di optare per le due punte di ruolo, con Di Gennaro a rifinire tra le linee, ha il fine di conferire profondità allo sviluppo della fase offensiva acquisendo incisività e risolutezza in sede di finalizzazione. Gli audaci intenti della vigilia, come la storia insegna, non sempre vengono trasposti agevolmente sul terreno di gioco, dove insidie, valore e strategia dell’avversario complicano non poco i piani iniziali. La prima frazione di gioco evidenzia, infatti, i limiti fin qui palesati dal Palermo in fase propositiva, le trame sviluppate dai rosa risultano piatte e prevedibili, prive di ritmo ed acuti utili a mettere in imbarazzo il dispositivo tattico romagnolo. Il 3-5-2 di Bisoli, prudente ma non esasperatamente serrato, regge con disinvoltura al cospetto di un Palermo volenteroso ma oltremodo farraginoso nell’imbastire la manovra offensiva. Agli uomini di Bisoli è sufficiente mantenere le giuste distanze tra i reparti, restare corti in fase di non possesso raddoppiando sistematicamente Di Gennaro, francobollare Abel nei sedici metri per ridurre i rischi al minimo sindacale. Nessuno tra i rosa che salti luomo creando superiorità numerica, sterili e rare le sovrapposizioni degli esterni bassi sulle corsie. L’unico sussulto dei primi quarantacinque minuti lo firma Dybala che si coordina magistralmente col sinistro ed impegna Campagnolo capitalizzando una sponda aerea di Di Gennaro. Si va al riposo sul punteggio di parità al termine di un primo tempo non certo memorabile. La ripresa si apre con una vera e propria doccia fredda per gli uomini di Gattuso: Morganella perde una palla sanguinosa in fase di disimpegno, Renzetti salta Munoz e premia l’inserimento di De Feudis che incrocia il destro piegando le mani a Sorrentino. Il vantaggio bianconero ha l’effetto di uno schiaffo violento che scuote dal torpore l’undici di Gattuso. Il tecnico rosa getta nella mischia Lafferty, richiamando Di Gennaro e passando di fatto ad un 4-3-3. L’intento è di conferire peso e fisicità al reparto offensivo, sottraendo Dybala dalla morsa dei centrali cesenati per sfruttarne tecnica e cambio di passo qualche metro più indietro. Il gigante nordirlandese, per caratteristiche, offre anche un’opzione diversa ai centrocampisti, fungendo da riferimento anche sui palloni alti, catalizzando due avversari in marcatura, e sfruttando le sue doti di sponda e copertura della sfera. Proprio il granatiere Kyle, quando Dybala subiva un fallo all’altezza dei venticinque metri, sciorinava un pezzo nobile del suo repertorio. A dispetto della sua mole, il pennellone, disegnava una morbida pennellata a giro che lasciava di sasso Campagnolo, gonfiando la rete ed i cuori del "Barbera". Gattuso non trattiene l’esultanza e manda dentro Daprelà per Pisano, al fine di implementare la spinta propulsiva sulla corsia di sinistra. Non pago, Lafferty si spendeva in una vigorosa pressione su Volta che, impegnato a chiudere proprio sull’ex Sion, toccava maldestramente la sfera con il braccio in area di rigore. Larbitro indicava senza esitazioni il dischetto ed Abel, freddo e lucido nell’esecuzione, spiazzava Campagnolo e firmava il sorpasso. Quindi il Palermo rischiava grosso su una mischia in area, con relativa conclusione a botta sicura cesenate murata dalla difesa rosa, e vibranti proteste bianconere per un presunto tocco di mano. Lores rileva Dybala e con il Cesena proteso in avanti si aprono vere e proprie voragini per i rosa tra le linee della compagine romagnola. Precipitazione, stanchezza e banali errori di misura vanificano però le ripartenze, potenzialmente letali, della squadra di Gattuso. Il tecnico rosa, in trance agonistica, viene espulso dal direttore di gara, poi Bolzoni, servito da Abel, divora il terzo gol calciando alle stelle. Il fischio finale sdogana l’urlo liberatorio del “Barbera”. Seconda vittoria consecutiva e visita ai piani alti delle graduatoria. Per restarci a lungo, bisogna mantenere questo spirito e avere la capacità di leggere oltre il risultato. Fluidità ed incisività di manovra sono notevolmente migliorabili, così come la coralità dei sincronismi offensivi e la condizione di alcuni singoli, vedi Dybala e Stevanovic, ancora alla ricerca della collocazione tattica più consona alle proprie attitudini. Cenni di crescita in fase di non possesso, la squadra si sforza di ricompattare le linee con disciplina ed equilibrio rischiando poco, eccezion fatta per le palle inattive. Tutto normale, siamo solo all’inizio della corsa. Tra dubbi, stenti e perplessità, Gattuso ha già incassato sette punti in quattro gare. Il suo Palermo non gioca bene ma ringhia forte. Per adesso, va bene così.