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IL FUTURO DELLA NAZIONALE Sarà Prandelli che dovrà riscattare la figuraccia dellItalia di Lippi

Si torna a casa. Mestamente. A testa bassa come è giusto che sia per chi ha disonorato il titolo che difendeva, la maglia che indossava e il popolo che rappresentava. Senza onore, senza.

Mediagol8

Si torna a casa. Mestamente. A testa bassa come è giusto che sia per chi ha disonorato il titolo che difendeva, la maglia che indossava e il popolo che rappresentava. Senza onore, senza gloria, senza scuse, senza dignità. Si torna a casa dopo tre partite, ridicoli ultimi in un ridicolo girone. Come un paese da terzo mondo calcistico, ammesso che ancora esista. Si torna a casa battuti dalla modesta e volenterosa Slovacchia. Si torna a casa con due pareggi e una sconfitta. Si torna a casa come la Francia, come punite entrambe da una specie di “maledizione di Berlino”. Il nostro Mondiale è stato la cronaca di una morte annunciata. La scontata fine di una lenta e penosa agonia. Lagonia di una squadra che non cera più già da molto tempo, e di un allenatore che forse non sarebbe mai dovuto tornare sulla panchina dove aveva già raggiunto il massimo traguardo possibile. Unagonia iniziata lanno scorso nella Confederations Cup, e proseguita in un anno orribile fatto solo di sconfitte e di umiliazioni. Un anno nel quale lultima vittoria azzurra risale addirittura ad una sciocca amichevole di settembre contro la Svezia. Lavvicinamento al Sudafrica è stato ancora più allarmante. Un ct che non sapeva chi scegliere, stretto tra una specie di patto donore con i campioni del 2006 e lincapacità di capire come rifondare quel gruppo. Alla fine di un grottesco e tragico balletto, le convocazioni hanno scontentato tutti, tifosi, presidenti, giornalisti e addetti ai lavori. Lì forse Lippi avrebbe dovuto capire che non potevano essere tutti pazzi tranne lui. E nato così un gruppo che appariva “sbagliato” anche a chi di calcio nulla sapeva. Un gruppo basato sul blocco della squadra più deludente e fallimentare del campionato (la Juventus), farcito di giocatori stanchi e reduci da infortuni, oppure privi di esperienza internazionale. Ma soprattutto privo dei giocatori migliori del campionato. Quelli che tutti chiedevano a furor di popolo. E il popolo non poteva essere tutto pazzo. Le amichevoli premondiale hanno subito confermato le paure dei tifosi. Messico prima e Svizzera poi, hanno messo impietosamente a nudo la povertà di una squadra che sembrava sempre alla mercè degli avversari. Ma per Lippi era sempre colpa di “qualcosaltro”: la preparazione, il freddo, il caldo, la pressione, e via così. Ci eravamo detti: “il girone lo passiamo, poi si vedrà”. Ci eravamo così illusi dopo il Paraguay. Avevamo cominciato a temere il peggio dopo la Nuova Zelanda. Abbiamo toccato il fondo contro gli slovacchi. Avevamo invocato speranzosi Spagna 82. Poi avevamo abbassato il tiro, evocando timorosi Messico 86. Alla fine, ironia della sorte, è andata peggio di Germania 74 e di Inghilterra 66. Peggio della Corea di Pak Doo Ik, peggio del gestaccio di Chinaglia a Valcareggi in mondovisione. Sì, peggio, perchè lItalia del 2010, per la prima volta nella storia delle sue partecipazioni ai mondiali, va a casa senza aver vinto neanche una partita. E questo è il dato che più di ogni altro fa male. Più di ogni altro dà il senso dellumiliazione e della vergogna che questi uomini hanno gettato sui nostri colori. Una vergogna che colpisce sia i campioni del 2006 – che hanno così offuscato in modo irrimediabile il loro titolo – sia i nuovi innesti, che rischiano di essere stati “bruciati” ancor prima che cominci il nuovo corso della Nazionale di Cesare Prandelli. Un Prandelli che ora (vado come sempre controcorrente) avrà un compito più facile del previsto. Lex allenatore della Fiorentina infatti parte con una certezza fondamentale, ovvero che bisogna radere al suolo tutto e ricominciare daccapo. E questa è la condizione migliore per poter riaprire un ciclo nuovo e – speriamo – vincente. Inoltre, dopo latroce e raccapricciante spettacolo sudafricano, Prandelli può star tranquillo che qualsiasi cosa farà, sarà un successo. Della serie, toccato il fondo si può solo risalire. Lex tecnico viola è persona competente e di buon senso. Forse, per la Nazionale azzurra, è proprio luomo giusto al momento giusto. La partita di ieri non merita alcuna analisi tecnica. Perchè qualsiasi discorso tecnico o tattico viene letteralmente polverizzato dai replay impietosi dei gol slovacchi, uniti peraltro ai due già presi contro Paraguay e Nuova Zelanda. Tre gol che non si prendono nemmeno nei tornei rionali. Tre gol che generalmente vengono mostrati nelle scuole calcio per spiegare come non si difende. Tre gol che dimostrano come lItalia non fosse in campo. Come lItalia fosse niente. Il primo su palla persa tra due giocatori che si trovavano ad un metro di distanza, il secondo sul primo palo con centrale e portiere bruciati su un cross basso e telefonato, il terzo – colmo dei colmi – su rimessa laterale. Il resto è solo chiacchiere e materiale per le statistiche. Certo, si potrà discutere a lungo cosa sarebbe cambiato con Buffon e Pirlo al 100%, visto che Marchetti si è rivelato incapace di reggere la pressione del suo delicato ruolo, e a centrocampo De Rossi è letteralmente naufragato, distrutto dalla tensione e dalle responsabilità. Ma invece di sottolineare questo, mi piace constatare che la scossa nel secondo tempo lhanno data Maggio e Quagliarella, ovvero due che fino allultimo erano in predicato di restare in Italia, “tagliati” dalle scelte di Lippi. Che alla fine – e ci mancherebbe altro – si è preso le responsabilità del fallimento. Gesto ammirevole ma inutile, visto che il tecnico viareggino non doveva nemmeno prendersi il disturbo di dare le dimissioni. Nessuno di noi saprà se chi è rimasto a casa avrebbe cambiato il destino di questa squadra. E a questo punto non interessa più a nessuno saperlo. Né chi è andato, né chi è rimasto. Noi tifosi, vere vittime del disastro, attenderemo lEuropeo del 2012 per capire se lazzurro, oggi spento, potrà finalmente riaccendersi.