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Zamparini e Palermo, un amore che sembra finito: senza di lui sarà meglio o peggio?

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"Vedrete, prima o poi scaricherà anche voi". Nei giorni di gloria, al Barbera la predizione (maledizione?) dei tifosi del Venezia risuonava come un’eco di bile, il segno di un rancore comprensibile ma di cui, comprensibilmente, ai tifosi del Palermo importava poco. Il calcio, in campo e fuori, è sempre stato questo: urla di gioia e di dolore allo stesso momento, figurarsi a 1.500 km di distanza. Era solo invidia, il livore per quell’amore in Laguna interrotto dopo 15 anni e tanti momenti belli come non ne avevano mai vissuti prima. A Palermo, invece, si vedevano cose come il pallonetto di Zauli al Napoli, le testate a raffica di Luca Toni alle spalle dei portieri, e la sera del 29 maggio 2004: Palermo-Triestina-3-1, quella serie A mai vista prima da un Under 30e chissenefrega del Venezia.

La rabbia verso Zamparini, per la verità, veniva da qualcosa di più di un passaggio di proprietà in fondo spiegabile come il passaggio a una più grande, pur se non a una grande. A giustificarlo, c’erano l’ambizione, e i soldi (potenziali, almeno): tutto regolare. Se non fosse per il “ratto di Pergine”, quello sì un momento traumatico per tutti, conquistatori e saccheggiati. Sul bus che arriva al ritiro del Venezia a Pergine Valsugana, in un giorno di fine luglio del 2002, vengono fatti salire in 12. Il viaggio non è lungo: un centinaio di chilometri di statale fino a Longarone, dove si era riunito un Palermo sospeso tra Sensi e Zamparini, tra passato e futuro. Tra i pali Gegè Rossi, in difesa Bilica, Conteh e Modesto, in mezzo al campo Lai, Marasco, Morrone, Ongfiang, Soligo (poi riprestato al Venezia) e Mario Alberto Santana, là davanti Arturo Di Napoli e l’Imperatore Pippo Maniero, quasi capocannoniere in A con una squadra retrocessa in B, roba da Igor Protti. In panchina, su quel pullman probabilmente nel posto davanti, Ezio Glerean, il profeta del 3-3-4, che sognava il calcio più offensivo d’Italia ma a Palermo resisterà solo una giornata di campionato, diventando il primo dei 28 allenatori cacciati da Zamparini – che altrettanti ne aveva fatti fuori a Venezia in altrettanto tempo, in un geometrico equilibrio delle reazioni vulcaniche (è quello l’aggettivo preferito sui media, quando si parla di lui). Poi arriveranno anche Igor Budan e il ds Rino Foschi, ciascuno a modo suo un pezzo della storia del nuovo Palermo. Un’intera squadra “scippata”, più qualche riserva. È il grande travaso, una roba unica a memoria di tifoso italiano. Roba da Zamparini.