serie b

Venezia-Palermo 3-0: Tedino sprofonda in laguna, rosa senza logica né anima

Mediagol2

PRIMO TEMPO - Tutto come nelle previsioni della vigilia.

Scelte obbligate, o quasi, per Bruno Tedino nella prima delle cinque finali che attendono il Palermo da qui alla fine della regular season.

Se per i rosanero i playoff costituiscono uno spauracchio da evitare, per il Venezia di Inzaghi rappresentano un ambizioso ed agognato obiettivo da raggiungere.

Sfida d'alta quota al "Penzo" con il Palermo che deve rinunciare a Coronado per squalifica oltre a Bellusci, Szyminski e Nestorovski causa infortunio.

Tedino sceglie il 3-5-2 elastico che può trasformarsi in 3-4-2-1 in fase di possesso con Gnahoré ad insinuarsi nel ruolo di guastatore tra le linee a fianco di Trajkovski.

Pomini tra i pali, linea difensiva composta dal giovane Accardi con Struna centrale di regia e Rajkovic sul centro-sinistra. Rispoli ed Aleesami a spingere sulle corsie. Jajalo schermo e finto play davanti la difesa, Gnahoré e Chochev intermedi. Trajkovski a svariare sul fronte offensivo a supporto del bomber palermitano La Gumina.

Inzaghi presenta un modulo praticamente speculare. In porta c'è Audero, tra i pilastri della retroguardia l'esperto Domizzi e l'ex rosa Andelkovic. Bruscagin e Garofalo esterni a tutta fascia, Falzerano, Stulac e Suciu cerniera in linea mediana, Litteri-Marsura coppia d'attacco.

Trajkovski suona la sveglia con un destro dal limite fuori bersaglio dopo un paio di minuti.

Il sostanziale equilibrio dei primi dieci minuti viene rotto da una prodezza balistica di Suciu: l'ex Pordenone trova l'incrocio dei pali con uno splendido sinistro dai ventidue metri.

Splendida esecuzione e Pomini incolpevole, ma, ancora una volta, sorprende la staticità della squadra di Tedino con nessuno che va ad accorciare riducendo lo specchio al centrocampista di Inzaghi.  Ancor più grave l'atteggiamento molle e svagato della linea difensiva cinque minuti dopo: Litteri lavora una palla sul vertice sinistro dell'area rosanero, appoggio a Marsura e scarico in surplace per  il rimorchio dell'indisturbato Stulac che, di prima intenzione, fredda con un destro secco Pomini.

Due sberle devastanti, complice l'inspiegabile passività della fase difensiva della compagine di Tedino. Poco dopo, ennesimo pasticcio, a conferma di un Palermo totalmente in bambola.

Solo il palo esterno impedisce a Litteri di scartare l'ennesimo regalo di Struna e soci.

Il Venezia imperversa come fosse un'esercitazione infrasettimanale con uno sparring partner: Garofalo pennella senza opposizione un cross dal binario mancino, Litteri stacca e non trova la porta. Difensori rosanero in versione spettatori non paganti. Non esiste marcatura sull'uomo all'interno dei sedici metri.

Al minuto 25, il Venezia riparte in contropiede in una situazione grottesca di cinque contro due: il cambio di gioco di Garofalo pesca Bruscagin che batte al volo da due passi graziando Pomini.

Il Palermo abbozza una reazione, quasi come d'inerzia, imposta dal copione. Trajkovski sembra tra i pochi ad avere voglia, intraprendenza ed un po'di gamba: il suo destro a giro viene deviato in corner. Primo tempo a senso unico, Palermo disarmante.

Doppio vantaggio meritatissimo per i lagunari.

 

SECONDO TEMPO - Stulac spaventa subito Pomini con l'ennesimo destro a fil di palo.

Mossa della disperazione per Tedino: fuori Accardi dentro Moreo.

Palermo che passa al 4-3-1-2 con Trajkovski tra le linee alle spalle del tandem offensivo composto dall'ex lagunare e La Gumina. Nuovo modulo nell'auspicio di recuperare il risultato e salvare la panchina.

L'inerzia del match è adesso quella ideale per la formazione di Inzaghi. Il Venezia capitalizza il tesoretto meritatamente accumulato nel corso di un ottimo primo tempo.

I lagunari abbassano il baricentro e si raccolgono densi e coesi limitando al minimo gli interspazi e togliendo totalmente la profondità agli avversari. Pallino del gioco in mano agli uomini di Tedino che non sembrano però disporre di trame e contenuti per disporne al meglio e con profitto.

La chance per riaprire il match si materializza sul piede di La Gumina ma Audero in uscita bassa si oppone con il corpo alla conclusione ravvicinata dell'attaccante palermitano.

La sagra degli errori si implementa con la retroguardia rosanero che si ripete in versione belle statuine: stavolta è Andelkovic, non certo un fulmine di guerra sul breve, a mostrarsi il più reattivo trovando un sinistro di giustezza su una palla vagante all'altezza dell'area piccola.

Tre a zero e gara virtualmente chiusa. Il Palermo si trascina alla ricerca di un briciolo di orgoglio che non ha mai trovato nel corso del match. Un'inerzia vuota e priva di senso. Come l'intera prestazione della compagine di Tedino. Inzaghi getta nella mischia anche Geijo. i lagunari proseguono in scioltezza il tiro al bersaglio e Falzerano va vicino al poker.

Gli ingressi di Murawski e Fiordilino in luogo di Gnahoré e Jajalo implementano solo il tabellino.  Il quarto d'ora finale è pura agonia per gli uomini di Tedino, accademia in relax per la compagine di Inzaghi. La partita è di fatto finita nel primo tempo. Anzi per il Palermo non è mai cominciata. Commentare il nulla cosmico è un esercizio davvero problematico.

Comprendere la reale ragione per cui una squadra che si gioca la prima delle cinque partite decisive per la promozione diretta in Serie A con questo atteggiamento disarmante, sotto il profilo mentale, tecnico e motivazionale, è il primo step da compiere per provare a raccogliere i cocci e non alzare anzitempo bandiera bianca.