serie b

Venezia-Palermo 3-0: Tedino sprofonda in laguna, rosa senza logica né anima

Difficile commentare un prova talmente disarmante: Palermo molle, svogliato, abulico. Imbarazzante per modestia di contenuti tecnici e fragilità difensiva. Il Venezia travolge una compagine di Tedino versione sparring-partner, che non sembra...

Mediagol2

di Leandro Ficarra

Improntare disamine sul nulla è un esercizio giornalisticamente molto complesso.

Il Palermo visto oggi al "Penzo", da questo punto di vista, ci mette davvero a dura prova.

La partita non si può raccontare e documentare come prassi e consuetudine.

Semplicemente perché, una partita, intesa come due squadre che si fronteggiano, ognuna con i propri difetti e le proprie virtù, contendendosi un risultato, non c'è di fatto mai stata.

Il Venezia non credeva ai suoi occhi. Con una prova attenta, ordinata, intensa ma non trascendentale, gli uomini di Inzaghi hanno passeggiato sul manto erboso di casa.

Facendo un sol boccone di un Palermo calcisticamente esanime.

Encefalogramma piatto per la compagine di Tedino. Spenta, scarica, statica e modesta. Rimasta mentalmente nel tunnel.

Una sorta di stucchevole torpore, un vagare per il campo in attesa di udire un fischio di inizio che il signor Piccinini aveva già emesso con puntualità svizzera.

Per dinamismo e tempi di reazione, il Venezia pareva giocare a calcio, il Palermo balbettava una sorta di sconclusionato subbuteo. Privo non solo di atletismo ed intensità, ma finanche di acume e statura strategica tratti caratterizzanti del meraviglioso gioco da tavola.

Prima di arrivare alle disquisizioni sui temi tecnico-tattici emersi nell'impalpabile prestazione dei rosa, semmai ve ne fossero stati, bisogna scrutare nelle pieghe dell'aspetto motivazionale e nervoso.

Una squadra che mostra una resa incondizionata, all'insegna del disorientamento e della rassegnata frustrazione, in una di quelle che erano state definite cinque finali per la conquista della serie A, suggerisce una considerazione piuttosto ovvia.

Ovvero la totale mancanza di connessione con il proprio allenatore. La cui autorevolezza ed il cui ascendente nella mente e nell'anima dei calciatori sono stati progressivamente erosi da un processo di delegittimazione professionale costante ed inesorabile.

Sia chiaro, Tedino ci ha anche messo del suo.

Compiendo errori strategici, in sede di preparazione del match ed a gara in corso, decisivi ai fini del risultato, non riuscendo a gestire pressioni e turnazione dei singoli quando il campo suggeriva ineluttabilmente scelte forti e radicali.

Alle prime difficoltà si è un po' perso, privo del riferimento e dello scudo dell'ex ds Fabio Lupo ha smarrito serenità e lucidità. Sia nella gestione tattica che sotto l'aspetto relazionale all'interno dello spogliatoio.

Ovviamente superfluo ribadire che omissioni ed errori di valutazione del club in sede di mercato invernale sono stati forieri di numerosi elementi di criticità nel girone di ritorno.

Specie quando la condizione ed il logorio dei singoli hanno sortito un'involuzione evidente e progressiva dopo la sosta invernale.

Gli errori commessi in sede di modulazione della preparazione atletica, i relativi e conseguenti infortuni in serie, le porte girevoli in seno allo staff con Tedino a ballare sui carboni ardenti.

Topiche gestionali piuttosto marchiane, che hanno detronizzato un tecnico valente e generoso ma inesperto, ed in difficoltà già di suo, a questi livelli.

Per quieto vivere e per amor di sogno, Tedino ha ingoiato troppi bocconi amari. Senza fiatare e battere ciglio, prendendo per buone le pacche sulle spalle del patron.

Che sondava successori e tesseva negoziazioni complicate con i candidati di turno, senza trovare la fatidica intesa. Sperando in una vittoria che allungasse l'agonia del suo pupillo che, con un paio di esplicite stilettate al giorno, contribuiva a delegittimare.

Oggi quelle pacche potrebbero divenire uno strattone.

L'esonero sembra un provvedimento vicino ed inevitabile.

Probabilmente anche opportuno, visto lo stato delle cose, per restituire un po' di pace e serenità al buon Tedino e mantenere vive le residue chances del Palermo. Sia in chiave promozione diretta che, eventualmente, in ottica playoff. Non sappiamo se il provvedimento arriverà in serata o nella giornata di domani. Come nel caso della sfida contro il Cittadella, il fattore tempo potrebbe complicare le cose per Maurizio Zamparini.

Lunedì arriverà il Bari al "Barbera"in quello che sarà l'ennesimo fondamentale crocevia per sperare di agguantare ancora il secondo posto. Forse l'ultimo. Un eventuale nuovo tecnico avrebbe appena il tempo di sedersi sulla panchina di Viale del Fante per vedere l'effetto che fa.

L'alchimia tra Tedino e la squadra sembra ormai essersi totalmente esaurita. Non poteva certo essere una figura professionale, seppur qualificata e di comprovato spessore, come AdrianoBacconi  a svelare al tecnico, in un paio di giorni, la formula magica per invertire la tendenza.

Zamparini ha esaurito la pazienza e non certo da stasera. Ma la sensazione e che stavolta non vi saranno tentennamenti o deroghe: l'avventura di Tedino al Palermo è giunta ormai ai titoli di coda.

Sulla partita non c' è altro da aggiungere: dopo la perla balistica di Suciu, con i rosanero che ammiravano stile ed esecuzione del suo sinistro anziché accorciare sull'uomo, il Palermo si è sciolto. Erano passati dieci minuti.

Quindi una sorta di torello tra Litteri, Marsura e Stulac, con la linea difensiva rosanero che accompagnava passivamente ed inerme lo sviluppo della trama e Pomini che raccoglieva nel sacco il pallone del raddoppio lagunare.

In mezzo una squadra che arrancava, abbozzando una reazione d'inerzia, sterile e poco convinta.

Pesante nelle gambe, svuotata sul piano nervoso,  avvolta da un torpore mentale al confine con l'indolenza, catapultata quasi per caso sul rettangolo verde.

Il Venezia che ripartiva in situazioni grottesche di superiorità numerica, a volte cinque contro due, e sprecava l'impossibile.

Paradigmi tattici basilari, distanze tra i reparti, marcature in area di rigore, diagonali difensive, che venivano clamorosamente meno in casa rosanero.

La ripresa, al di là dell'ingresso di Moreo per Accardi  ed un disperato passaggio al 4-3-1-2, racconta poco. Tedino rende partecipi di un vero e proprio strazio calcistico anche i subentranti Murawski e Fiordilino. L'ex, Sinisa Andelkovic,  mette pure il dito, anzi il sinistro, sulla piaga.

Trajkovski e La Gumina, almeno per voglia e dinamismo gli ultimi ad arrendersi, confezionano le uniche palle gol quando il Venezia è già tronfio di gioia ed orgoglio e pregusta la festa.

Da domani il Palermo dovrà guardarsi allo specchio, cospargersi il capo di cenere e provare a ricominciare. Se si vuole dare un senso alle prossime quattro gare, è il caso che cambi tutto.

Non solo l'allenatore.