serie b

Tedino: “Ero un giocatore di fantasia e qualità. Rivera il mio mito, avevo un sogno particolare…”

Tedino: “Ero un giocatore di fantasia e qualità. Rivera il mio mito, avevo un sogno particolare…”

Un excursus di natura umana con un corollario di gustosi aneddoti extra calcistici. Bruno Tedino si racconta ai microfoni di "Casa Minutella"

Mediagol77

Non solo calcio ma tanti significativi stralci di vita vissuta.

L'allenatore del Palermo capolista del torneo cadetto, Bruno Tedino, si racconta ai microfoni del format televisivo "Casa Minutella" in onda su Trm 13.

"Nella mia vita ho sempre avuto due sogni: fare il calciatore e poi uno abbastanza particolare ossia quello di lavorare come metronotte. Il calciatore è naufragato a causa di un brutto infortunio che ha troncato sul nascere la mia carriera, ero un giocatore di qualità e di fantasia. Non alla Coronado però, Igor è molto più veloce e rapido anche se devo dire che avevo dei buoni piedi e dei buoni fondamentali, non mi posso paragonare a un calciatore di oggi perché il calcio di una volta era completamente diverso. Ero un giocatore con un grande comprensione del gioco e fluidità di manovra e calciavo bene con entrambi i piedi, ero senza dubbio un calciatore molto tecnico. Il giocatore che mi ha sempre colpito per la sua grande intelligenza calcistica è stato Gianni Rivera che ho avuto la fortuna di conoscere qualche anno fa quando mi è sembrato di coronare uno dei miei più grandi desideri della mia vita. L'unico difetto di Rivera fu quello di essere italiano, se fosse stato straniero sarebbe diventato uno dei giocatori più importanti del mondo in senso assoluto. Sul metronotte posso solo dire che mi aveva sempre incuriosito perché era un lavoro molto sereno che bisognava fare da solo, alla fine comunque ho scelto un lavoro simile perché l'allenatore è un uomo solo soprattutto nelle difficoltà, quando deve decidere in circostanze particolari. Io devo ammettere di avere dietro un grande staff (non solo tecnico) che mi sta aiutando a creare una sorta di team. Ho provato anche a lavorare come impiegato ma non riuscivo a trovarmi bene dentro quattro mura, poi a 21 anni quando smisi di giocare a calcio mi proposero di allenare i ragazzi del Sandonà (club in cui militò), ma io rifiutai perché non mi sentivo ancora pronto e mi sembrava una cosa improvvisa. A farmi cambiare idea sull'allenare è stato il mio primo allenatore ,Andrea, che adesso purtroppo non c'è più. Ogni anno la passione aumenta insieme allo studio e quindi finché avrò questa voglia continuerò a svolgere questa attività che mi ha dato delle grandi soddisfazioni soprattutto dal punto di vista umano".