serie b

Schillaci: “La mia partita con Ronaldo e Sheva, la Cina vuole il Mondiale. Tutto su Di Mariano, Palermo e Zamparini…”

(Ph. Gianluigi Rappa)

La stella dei mondiali del 1990 mette in guardia la compagine di Tedino: il nipote Francesco Di Mariano ha i numeri per mettere in seria difficoltà la difesa rosanero

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Accomunati dal talento e da un destino calcistico beffardo. Palermitani purosangue, zio e nipote.

Totò Schillaci e Francesco Di Mariano non hanno mai indossato quella maglia rosanero che hanno amato e sognato fin da piccoli. Il classe 1996, ex primavera della Roma, calcherà il manto erboso del "Barbera" sabato prossimo sfidando il Palermo con il suo Novara.

Ricevendo indicazioni da un uomo simbolo della recente storia rosanero, Eugenio Corini, guardato a vista dalla tribuna dallo zio, Totò Schillaci.

L'idolo degli appassionati di calcio negli anni novanta, indimenticato protagonista di quelle che furono definite notti magiche, racconta questa settimana particolare in un'intervista rilasciata al "Corriere dello Sport": "Sono stato in Cina per una partita tra vecchie glorie: Ronaldo, Maldini, Shevchenko… La Cina vorrebbe fra qualche anno mondiali e titolo. Ci chiamano e io mi diverto".

L'ex bomber della Juventus spende una valutazione sull'avvio di campionato della compagine di Tedino: "il Palermo è costruito per la A. Squadra di ferro e da battaglia in una categoria dove il fattore fisico prevale sulla tecnica». Tedino è un allenatore giudizioso sul piano tattico e concreto. Ed imbattuto. Doti per una stagione vincente. Non si tratta di essere difensivisti o votati all’attacco. Non tutti sono come Zeman e non è facile lavorare con Zamparini. Ma i risultati sono dalla sua anche se bisogna trasformare qualche pareggio in vittoria».

Delusione e dissenso imperversano in città, come si evince dai larghi vuoti registrati settimanalmente sugli spalti del "Barbera".

"I tifosi? Li capisco. Sul futuro della società non c’è chiarezza. Zamparini resta o va via? Poi comandano i risultati. L’unica medicina per dimenticare la retrocessione e le altre vicissitudini». Su Nestorovski e Coronado: «Nestorovski ha il fiuto del gol e l’ha dimostrato. Ma è soprattutto leader dopo la decisione di restare. Coronado può diventare una stella".

Schillaci si sofferma poi sulla parabola calcistica e le doti del nipote, sabato di scena al "Barbera" nella sfida tra Palermo e Novara.

"Quando era a Roma, gli diedi un consiglio: Non basta chiamarsi Francesco e avere il 10 sulle spalle per essere Totti. L’anno scorso, Boscaglia lo utilizzava poco, non lo vedeva. Francesco si è demoralizzato ma ha resistito. Poi, ho parlato con Corini. Questo ragazzo creativo, dalla tecnica straordinaria, gli piaceva. Eugenio lo impiega in diversi ruoli, Francesco risponde. La carriera però si costruisce con sacrificio e impegno. Dopo il gol al Cittadella, gli ho spiegato che, per arrivare in alto, bisogna osare cioè dribblare, tirare in porta, e lui ha una botta dalla quale il Palermo deve guardarsi, se è il caso sbagliare perché aiuta a migliorarsi. Con Corini ha trovato posto e fiducia. Ora ci vuole convinzione. Non è più il bambino che, nella mia scuola calcio, a 5 anni, era più bravo di quelli che ne avevano il doppio. Non l’ho mai allenato, non ho mai scambiato due calci con lui, a 13 anni ha fatto le valigie, chiunque avrebbe capito che fiore stava nascendo. Non mi sono mai intromesso negli affari di famiglia. Francesco mi stima e non gli manca niente per affermarsi. Ma il fatto che lo zio sia stato un grande campione non gli regala la gloria. Deve dimostrare di valere. A cominciare da Palermo"