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PRIMO PIANO: PIANETA A, CHI SPRECA PAGA.

PRIMO PIANO: PIANETA A, CHI SPRECA PAGA.

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Mediagol8

di Leandro Ficarra

Accortezza, senno tattico, furore. Compattezza, cooperazione in fase di non possesso e verticalizzazioni fulminee per punire la supponenza della Sampdoria. Questa la ricetta che Beppe Iachini aveva preparato per Sinisa Mihajlovic, al fine di rendere indigesto il suo esordio stagionale sulla panchina blucerchiata. Puntando su automatismi e parametri tattici corroborati nello scorso torneo, rilanciando la vecchia guardia fedele interprete del suo spartito. Spazio a Sorrentino e Bolzoni, Terzi, Andelkovic, orgoglio ed amor proprio di chi aveva voglia di dimostrare di poter essere utile alla causa anche nella massima serie. Serrare le file ed aspettare la Samp, facendo muro con la retroguardia, completata da Munoz, dei record cadetti, pressando e filtrando in mediana con il trio Barreto,Rigoni, Bolzoni. Blindando le corsie con Pisano ed il redivivo Daprelà in luogo di Lazaar indisponibile. Il piano è chiaro: coprire gli spazi, non smarrire le distanze tra le linee, sradicare la sfera dai piedi di Palombo e soci e verticalizzare all'istante, cercando la transizione per Vazquez o, ancor meglio, innescando la tecnica in velocità di Dybala.

Scelta convinta ed al contempo obbligata, nell'attesa di vagliare valore ed attitudini dei nuovi arrivati ed integrarli nel suo scacchiere. Vantaggio lampo come da trama pregustata, superiorità numerica per più di un tempo, un paio di ghiotte occasioni per il raddoppio, Sorrentino che si sporca i guanti solo per un paio di ordinarie prese basse. Quando il cronometro ha da poco superato il novantesimo, la legge del massimo campionato presenta impietosamente il conto. Basta un dettaglio, una distrazione, una semplice sfumatura. Per far si che la serata della gioia e del riscatto si tramuti in un focolaio di rimpianti e perplessità. Il corner blucerchiato, la sponda di De Silvestri, la marcatura persa da Pisano su Gastaldello che, da un metro, ha tempo e modo per controllare e trafiggere Sorrentino. Leggerezza fatale, che ridisegna come spettri le occasioni sciupate, rivisita come rinunciataria la gestione della ripresa, magnificata come saggia ed ordinata fino a pochi secondi prima. Dipinge smorfie di stizza e veli di delusione sui volti dei protagonisti di fede rosa, in campo e sugli spalti. L'onda emotiva scatenatadal risultato ribalta prospettive e valutazioni, spesso a discapito di equilibrio ed obiettività.

Miglior prestazione di sempre del gioiello di Laguna Larga in maglia rosa. Ha interpretato alla perfezione un gara tatticamente a lui congeniale. Muovendosi da prima punta, attaccando lo spazio in verticale dietro la difesa genovese. Sciorinando giocate sullo stretto di altissima scuola e sforzandosi di allungare la squadra fungendo da dinamico ed ultimo riferimento offensivo. Resistendo alla tentazione di venire tra le linee o svariare troppo per flirtare con la sfera. Partita da prima punta vera, contro la sua attuale natura, e per questo ancor più mirabile sul profilo tattico. Con difese più schiacciate raccolte non troverà stessi spazi e margini di manovra ma ieri è stato perfetto.

Gol del vantaggio, entusiasmo a mille, partita in controllo con letture difensive ordinate e tempestive, diagonali come da manuale, solidità nel gioco aereo. Il pur temibile tridente blucerchiato con Okaka terminale, Sansone ed Eder larghi con licenza di convergere, ha fatto il solletico all'attenta retroguardia rosa. Il Palermo ha avuto il grande torto di non chiudere la gara, suggellando la sua ordinata gestione con il gol del raddoppio. Gestione in cui, pur mantenendosi accorto ed equilibrato, non si è schiacciato all’indietro. Anzi ha pressato ancor più alto la compagine doriana, tenendola lontana dalla propria area, in cerca del break e della verticalizzazione giusta. Le premesse per il raddoppio sono state create e sprecate banalmente. Pisano ha calciato alto da buona posizione, Dybala ha cincischiato un attimo di troppo solo davanti a Viviano, Vazquez, con un errore non da lui ha alzato la mira da pochi metri con il sinistro. Barreto ha sbagliato il dosaggio elementare di un appoggio in una ripartenza quattro contro due.

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