serie b

Perugia-Palermo 1-2: doppio Puscas e muro Brignoli, al “Curi” un ruggito da uomini veri

Personalità, carattere e grande compattezza: la risposta della squadra al caos societario arriva forte e chiara dal campo. Successo prezioso, voluto e dai molteplici significati, il cui valore va ben oltre l'aspetto tecnico. Puscas e Brignoli...

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di Leandro Ficarra

Non è dato sapere se entro la fatidica scadenza di metà febbraio arriveranno le risorse utili a pagare stipendi ai calciatori ed annessi oneri.  Quel che certo è che il Palermo, inteso come staff tecnico e componenti della rosa a disposizione di Stellone, è una squadra straordinariamente ricca di spirito e statura morale.

Dote dall'inestimabile valore, che travalica la fredda e geometrica logica di contratti, ingaggi e dilazioni, planando sull'emisfero pregiato dell'orgoglio, della determinazione, del senso di appartenenza ad un progetto in nome del perseguimento di un obiettivo comune.  Quanto l'intricato rompicapo legato al cambio di proprietà, caratterizzato da dinamiche paradossali, fumose e controverse,  unitamente alla precaria situazione finanziaria del club, abbia inficiato equilibri, anima e psiche dei giocatori rosanero è perfino superfluo ribadirlo.

Da legittimi padroni del campionato cadetto, classifica alla mano, i calciatori di Stellone si sono ritrovati a navigare a vista in acque torbide ed estremamente agitate. Senza guida, bussola né riferimenti chiari in termini di proprietà.

Con l'impossibilità di intravedere anche il porto più vicino, il fondato timore di naufragare senza scialuppe di salvataggio, l'inconsapevolezza della meta e del senso di una traversata che rischiava di perdere progressivamente coordinate e destinazione originaria. Per quanto la professionalità permanga un doveroso dogma in qualsivoglia circostanza, ogni uomo che si rispetti, dotato di intelletto, coscienza e sentimenti, non può non restare turbato e, più o meno consciamente, smarrire serenità e resa prestazionale. I ragazzi di Stellone, nonostante i due schiaffi patiti contro Salernitana e Cremonese, hanno provato a turarsi naso e orecchie, spingendo forte, con le gambe e con il cuore, lì dove la testa non riusciva comprensibilmente ad arrivare. Contro il Foggia una prova generosa, gagliarda e d'orgoglio. Non indimenticabile, ma vera ed intensa. Da squadra seria. Poi l'urlo accorato di Bellusci a sancire la giocata più ad effetto e performante, a scaldare i cuori rosanero nella fredda serata del "Barbera".

Un urlo che ha rotto il muro di retorica ed ovvietà che confina spesso il mondo del calcio in un microcosmo artefatto, di maniera, talvolta incomprensibile agli occhi puri e disincantati del tifoso più puro. Colui che conosce solo la legge della maglia sudata, del campo come unico e insindacabile giudice. Un grido d'allarme, una richiesta di sostegno, un sussulto dell'anima volto a palesare la voglia di raggiungere, comunque,  un traguardo. Rigorosamente insieme, contro tutto e tutti. Continuando a costruire sul rettangolo verde qualcosa che nessuno possa incautamente riuscire, sull'altare di imperizia, dissennatezza o meri interessi personali, sciaguratamente a distruggere. Quello sfogo ha generato elettricità, coesione, senso di appartenenza. Voglia di farcela e di esserci, dentro lo spogliatoio e sugli spalti. A Perugia l''urlo di Bellusci è divenuto un ruggito corale, poderoso e vorace.

Il Palermo è tornato a vincere e si è ripreso, almeno per qualche ora, la vetta della classifica. Dal punto di vista dell'armonia e della qualità del gioco espresso non è stata certo una prova eccellente. Non era lecito attendersi trame esteticamente gradevoli ed illuminanti, né orpelli o azzardi tattici che concedessero troppo allo spettacolo, col rischio incombente di pagare dazio. Servivano compattezza, personalità, concretezza e cinismo. Il Palermo ha eseguito lo spartito alla perfezione, mettendo in campo un perfetto mix di lucidità e pragmatismo, conquistando l'intera posta in palio. Pettinando ego ed umore. Una gara preparata all'insegna della sostanza e senza troppi voli pindarici in primis da Roberto Stellone.

Il tecnico romano ha captato le contingenze e letto alla perfezione il momento. Conferendo equilibrio, solidità, qualche certezza in più in fase difensiva con il ricorso ai tre centrali. Salvi riciclato sulla linea dei difensori, ha sdoganato maggiormente Rispoli in fase di spinta sulla corsia, stessa cosa dicasi con il perno Szyminski a protezione di Aleesami.  Liberare le scorribande degli esterni era il miglior modo per esaltare le doti aeree di George Puscas. Scorrendo punteggio e tabellino ci sentiamo di poter dire che la mossa ha funzionato. La compagine rosanero ha costruito il suo successo sui lampi confezionati dal rumeno in avvio dei due tempi e sulla prestazione strepitosa di Alberto Brignoli. L'estremo difensore rosanero è stato protagonista di almeno tre prodezze, su Kingsley, Verre ed El Yamiq, finendo per culminare la sua partita perfetta neutralizzando anche il rigore calciato da Sadiq che avrebbe potuto riaprire anzitempo il match. Il Perugia ha fatto per larghi tratti la partita, il Palermo si è difeso talvolta troppo basso e con affanno, sbagliando molto in fase di appoggio e costruzione, non riuscendo a dare corpo e linearità ad una serie di potenziali ripartenze che avrebbero potuto mettere in ginocchio l'avversario. Trajkovski e Falletti, pur sacrificandosi con encomiabile applicazione in fase di non possesso, hanno sistematicamente sbagliato opzione e dosaggio della giocata in sede di rifinitura.  Salvi, con un paio di clamorose ingenuità, ha rischiato di rimettere in partita il Perugia. I senatori Bellusci e Jajalo si sono salvati con cuore, esperienza e mestiere, Haas Aleesami e Szyminski hanno fatto il loro.  Brignoli e Puscas hanno sciorinato una prestazione monstre, facendo di fatto la differenza e firmando indelebilmente il prezioso successo ottenuto al "Curi".

La zampata di Melchiorri nel finale ha regalato un extra-time formato thrilling con Brignoli che ha messo l'ultima e decisiva pezza su incornata di Cremonesi. Quei cinque minuti sono davvero stati interminabili. Gli uomini di Stellone erano in preda ad ansia e spettri di ogni sorta, attanagliati dal terrore che il fato potesse accanirsi oltremodo, mortificando i propri immani sforzi. Per fortuna, non è stato così. Tutti i ragazzi di Stellone, dai calciatori allo staff tecnico e medico, passando per coloro che nei vari uffici e comparti spendono la loro professionalità per contribuire al percorso di questa squadra sul campo, meritano un plauso sentito ed incondizionato.

L'auspicio è che l'eco di quanto profuso, in termini tecnici, etici e morali, dai giocatori sul terreno di gioco arrivi forte e chiaro fino agli attuali vertici societari. La lezione impartita dai calciatori rosanero è preziosa e straordinariamente significativa: con idee chiare, coesione, unità di intenti, lealtà e concretezza il risultato non tarda ad arrivare.  Sarebbe il caso che chi ha in mano le sorti di questo club, a tutti i livelli, nella stanza dei bottoni, impari e prenda esempio.