serie b

Perugia-Palermo 1-0: Rosanero generosi ma inconcludenti. Di Carmine apre ufficialmente la crisi

Un Palermo più quadrato ma desolatamente sterile sembrava avviato alla conquista di un pari scialbo ma utile a tamponare l'emorragia di risultati. La zampata dell'obiettivo di mercato sfumato a gennaio regala tre punti agli umbri ed apre...

Mediagol2

di Leandro Ficarra

Quasi un beffardo segno del destino.

La zampata di Samuel Di Carmine, obiettivo di mercato a lungo inseguito nel corso della sessione invernale dal direttore sportivo rosanero, Fabio Lupo, spinge il Palermo negli abissi di una crisi profonda e trasversale.

In prossimità del gong della finestra di gennaio, il club rosanero vide infrangere il sogno di potenziare il suo comparto offensivo con il prolifico bomber toscano.

In extremis il dirigente abruzzese incassò il diniego netto del Perugia che rispedì al mittente la significativa l'offerta messa sul piatto per il cartellino del classe 88.

Proprio sul filo del rasoio. A fil di cronometro.

Così come oggi, quando, nell'inferno dell'extra time, lo stesso numero 10 di Breda ha bucato implacabilmente Pomini e l'ego, già stralciato dalle stilettate di Empoli e Foggia, della compagine di Tedino.

Nel computo di una partita bloccata, scialba e complessivamente mediocre, il Palermo non avrebbe meritato di perdere. La modestia dei contenuti tecnici mostrata su entrambi fronti, genesi desolante dell'esiguità di emozioni e conclusioni a rete degne di tal nome, era fedelmente rispecchiata dal pari a reti bianche che stava maturando prima dell'acuto decisivo.

Dopo aver badato essenzialmente a ritrovare compattezza, equilibrio e densità in fase di non possesso nella prima frazione di gioco, il Palermo di Tedino ha provato anche a vincerla nell'ultimo spicchio di match. Lodevoli la volontà, il temperamento l'impegno.

Il proposito, manifesto nella ripresa, di fare la partita e chiudere un avversario, logoro e impaurito, nella propria metà campo.

Purtroppo intenti, spirito e generosità non sempre fanno punti.

L'ultima mezz'ora del Palermo ha evidenziato la voglia ed il carattere di questa squadra ma ne ha impietosamente fotografato il momento.

Non una conclusione pericolosa verso la porta avversaria, manovra lineare ed avvolgente ma piuttosto monocorde: fraseggi orizzontali finalizzati a liberare la sovrapposizione degli esterni, più Aleesami che Rispoli, i cui cross venivano regolarmente murati o divorati dai centrali difensivi avversari.

Non una giocata del singolo che creasse superiorità numerica o scompaginasse le linee avversarie, un' acclarata incapacità di trovare profondità ed innescare le punte.

Non un'imbucata in verticale, con tempi e giri giusti, che prendesse sul tempo la linea difensiva di Breda. Tante situazioni potenziali, discretamente orchestrate fino alla trequarti e regolarmente dissolte per difetto di qualità e misura, nonché vizi cronici di rapidità d'esecuzione e di pensiero.

A conti fatti, il tema offensivo più ricorrente della formazione rosanero è stata la conclusione dalla distanza di Jajalo. Ammirevole per intraprendenza, piglio e sagacia tattica ma non propriamente uno stoccatore chirurgico sul piano balistico. Questo la dice lunga su sterilità ed evanescenza che attanagliano le trame della compagine di Tedino ogni qualvolta attacca la porta avversaria.

Rispetto alle uscite precedenti, si sono registrati progressi sul piano della coesione tra i reparti e dell'ordine in fase di non possesso. Anche sotto il profilo dell'approccio mentale e nervoso al match la squadra ha dato buone risposte, ripristinando un buon livello di attenzione ed una vis agonistica adeguata. La determinazione, unitamente allo sforzo profuso, mostrata nella ricerca, farraginosa ma ostinata, della vittoria scacciacrisi è segno tangibile di unità di intenti e identificazione nell'attuale gestione tecnica.

Il gruppo non ha lesinato energie ed ha messo in campo tutte le risorse di cui al momento dispone. Poche e qualitativamente aride, non decisive in termini di contenuti tecnici e concretezza.

La condizione atletica pare essere deficitaria, la squadra ha ribadito al "Curi" di non attraversare un frangente particolarmente brillante, la fluidità delle giocate, individuali e collettive, inevitabilmente ne risente.

L'assenza di rapidità e ritmo toglie scorrevolezza alla manovra, rendendola stagnante e leggibile. Così come poca reattività e  scarsa esplosività sul breve condizionano la conquista delle palle vaganti e gli uno-contro uno in zona calda, inibendo abbrivio ed indice di pericolosità.

L'aspetto psicologico, con la squadra comprensibilmente contratta e zavorrata dal momento negativo, rende inevitabilmente le gambe ancora più pesanti.

Al netto delle condizioni fisiche imperfette di Nestorovski, che ne hanno suggerito l'impiego part-time, le scelte di Tedino ci sono sembrate piuttosto logiche in relazione al momento ed alle contingenze. Si può discutere sull'impiego di Murawski piuttosto che di Gnahoré o di Bellusci piuttosto che Szyminski ma, concettualmente, la partita è stata preparata in modo razionale.

L'impiego di Pomini era d'obbligo in un momento in cui necessitavano esperienza ed affidabilità tra i pali ed in sede di guida della retroguardia. Rajkovic, al netto della lunga convalescenza, è un rinforzo di livello per la qualità del reparto e si è confermato pronto come subodorato dal tecnico.

Il resto, con la rinuncia forzata al bomber macedone, era abbastanza scontato.

Il primo tempo ha raccontato la tensione e la paura che permeavano testa e gambe delle due squadre. Gara tattica, equilibrata, e priva di acuti sia in termini di ritmo che di qualità. Molti errori di misura in appoggio, attenzione maniacale alla fase di non possesso, raddoppi e densità.

Troppo alta la posta in palio, parallelamente alla paura di sbagliare.

Così del Palermo si potevano apprezzare, si fa per dire, l'ordine e la disciplina tattica, la ritrovata solidarietà tra i reparti, la regia fisica e scolastica di Jajalo che, tra uno scarico e l'altro, scaldava, senza fortuna la mira. Qualche strappo isolato di Trajkovski, il moto caparbio e indomito di un LaGumina voglioso ma ancora acerbo. Tandem offensivo abbandonato al suo destino, con intermedi ed esterni che accompagnavano piuttosto poco, preoccupati di sguarnire oltremodo la propria metà campo. Appena un paio di sortite di Rispoli ed Aleesami sulle corsie.

Palermo che controllava e produceva le briciole, Perugia che si adeguava perfettamente iscrivendosi al festival della prudenza.

Qualcosa cambiava nell'atteggiamento e nella testa del Palermo ad inizio ripresa.

Prese agevolmente le misure ad un Perugia accorto e piuttosto scontato in sede di proposta offensiva, la compagine rosanero conquistava scettro del gioco ed inerzia della partita.

Baricentro alzato di una ventina di metri, chiara supremazia territoriale, incremento dell'intensità del pressing e della continuità di manovra. Svolta tattica e mentale, non tecnica.

L'ingresso di Nestorovski conferiva piglio e coraggio, l'illusione di poter centrare il bersaglio grosso anche sparando a salve.  Il Palermo egemonizzava tackles e possesso in zona nevralgica ed alimentava il suo solito spartito con maggior convinzione ma medesime, evanescenti, tracce.

Continua ricerca dell'ampiezza, preceduta da lineare ed insistito giro palla, con Rispoli ed Aleesami a sfornare cross e collezionare corner in quantità industriale.

Mai una conclusione che impegnasse seriamente Leali, tanto meno una giocata in verticale che mettesse gli attaccanti in grado di battere a rete.

Così non è stato particolarmente complesso per il Perugia murare con il fisico e con il cuore il forcing degli uomini di Tedino. Il tecnico rosanero ha giocato anche la carta Balogh, senza particolare esito, nei minuti finali. Quando Il Palermo iniziava ad assaporare il brodino del pari, giungeva impietosa la stangata di un destino che pare farsi beffe delle difficoltà che avversano il percorso dell'ex capolista. Fatale una dormita della linea difensiva che si faceva sorprendere alle spalle da un lancio di trenta metri di non complessa lettura.

Proprio lui, Samuel Di Carmine, appone la sua firma su quello che potrebbe costituire un crocevia destabilizzante della stagione rosanero.

Punendo oltremodo un Palermo che, già dilaniato da stenti, criticità e limiti, si ritrova disarmato al cospetto di una sorte amara come il fiele.

Tre sono le sconfitte consecutive. Sei i punti di distacco dall'inarrestabile Empoli.

In attesa che scenda in campo il Frosinone. Si apre un'altra settimana di passione per calciatori, dirigenti e tecnico. Il terzo indizio fa una prova schiacciante: per il Palermo è crisi nera.