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Palermo-Lazio: scontri tra ultras programmati, c’è anche un precedente. Le ultime

Palermo-Lazio: scontri tra ultras programmati, c’è anche un precedente. Le ultime

Panico nel centro città domenica pomeriggio, resi noti i nomi dei tifosi laziali fermati.

Mediagol7

Una notte fitta di indagini e interrogatori per gli uomini della Digos di Palermo, poi - ieri - gli otto arresti per gli scontri verificatisi domenica pomeriggio in via Libertà (qui i dettagli).

Pare essere stata una guerriglia urbana preparata e, con molta probabilità, un appuntamento organizzato dalle due tifoserie laziale e rosanero. O almeno da alcune frange delle due. L'incontro al bar Aluia, a poche decine di metri dalle sedi degli Ultrà e del centro sociale 'Anomalia', sarebbe stato annunciato su Facebook. Una sfida che sarebbe partita sul web qualche giorno prima della gara al Barbera tra Palermo e Lazio. Questo è quanto avrebbe riferito un tifoso a 'La Repubblica'.

Un racconto certamente da verificare, ma non è escluso che la polizia proprio su questo particolare possa indagare nelle prossime ore. Di fatto, ciò che è successo in via libertà alle ore 16 di domenica, non sembra essere stato dettagli da motivi sportivi. Ragazzi di sinistra contro quelli di destra - si legge -, con i ragazzi di 'Anomalia' che hanno accerchiato i supporter biancocelesti in attesa davanti al bar. Quaranta contro quaranta. Tavolini, sedie e bottiglie spaccate in testa in un minuto, con la polizia in borghese venuta anche da Roma per scortare i laziali, a pochi metri. I tifosi della Lazio fermati sono Marco Massaro, Daniele Casella, Gabriele Lordi, Massimiliano Morelli. Tre erano già stati denunciati per i disordini di Formello nel post-derby.

Il precedente - Lo scorso novembre tra laziali e palermitani c’era stato un precedente nella partita di andata: un padre e un figlio erano stati aggrediti e rapinati a Roma dalla tifoseria laziale e il pullman era stato preso a sassate. Un buon motivo per aspirare a una vendetta. Un’altra versione, arrivata anche questa da alcuni tifosi, ipotizza inoltre la presenza di infiltrati polacchi tra le fila dei laziali arrivati in via Mazzini per picchiare. "Le indagini sono in corso. I tifosi laziali controllati da noi all’entrata dello stadio erano tutti italiani", ha dichiarato il dirigente della Digos. Domenica i tifosi della Lazio erano scortati da una decina di poliziotti in borghese e avevano scelto di fermarsi al bar Aluia. Dopo pranzo la guerriglia. "Polizia non ne ho vista - avrebbe detto un testimone - e un mezzo del reparto Mobile è arrivato da piazza Politeama. L’ho visto coi miei occhi". Diversa la ricostruzione della Digos. "Il reparto mobile era in viale Libertà a pochi passi da noi", le parole di Digiannantonio. Intanto, al vaglio degli investigatori ci sono decine di immagini riprese dalle telecamere. E ad alcuni volti sarebbe stato già dato un nome.

Sicurezza nello stadio - Una cosa è certa: al Barbera domenica sera è entrato di tutto. La tifoseria palermitana, nel corso del primo tempo, ha iniziato a lanciare petardi e fumogeni. Eppure i tornelli erano stati aperti con largo anticipo proprio per effettuare controlli più accuratamente. "I petardi li nascondono negli slip. Gli steward all'ingresso hanno effettuato le ispezioni anche con il metal detector", è ciò che ha dichiarato il questore Longo ieri in conferenza stampa (qui le sue parole). "Nessun ferito è, comunque, un successo per noi. Avremmo dovuto perquisirli tutti uno per uno, ma questo non è consentito e poi come si potrebbero denundare 21 mila spettatori? Noi entriamo dentro allo stadio solo se c’è un problema grave, non ci sono altre disposizioni". E i fumogeni? "Non sappiamo come siano entrati i fumogeni - ha spiegato Digiannantonio, dirigente della Digos - la polizia ha il compito di vigilare sui controlli degli steward e di intervenire solo se ai tornelli i tifosi si rifiutano di aprire le borse".