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Il mondo nuovo di Faggiano: il filo degli equilibri ed il rapporto col patron

Il mondo nuovo di Faggiano: il filo degli equilibri ed il rapporto col patron

Da Trapani a Palermo l'impatto con la serie A e con una nuova filosofia di lavoro per il neo ds rosanero. Realtà approcciata con entusiasmo e la voglia di lasciare un'impronta. Con Zamparini confronti e scambi di vedute quotidiani ma il rapporto...

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di Leandro Ficarra

Il viaggio da Trapani a Palermo non ha costituito per Daniele Faggiano un mero salto di categoria in termini calcistici.

L'addio, sofferto, al sodalizio granata, è stato un passo travagliato sotto il profilo umano ma professionalmente legittimo. In linea con le ambizioni carrieristiche di un dirigente che, una volta compiuto un vero e proprio capolavoro manageriale conducendo il club di Morace alle soglie della massima serie, ha colto l'opportunità di misurarsi con una piazza stimolante ed al contempo complessa come quella palermitana.

Avventura affascinante quella granata, partita in Lega Pro e conclusasi con un sogno spezzato ad inizio estate: la sconfitta in finale Play-off contro il Pescara che ha sbarrato al Trapani le porte del paradiso. Anni in cui, l'attuale ds del Palermo, ha messo a disposizione di Boscaglia prima e Cosmi poi, organici costruiti con intuito, competenza ed oculatezza, conformi e funzionali al credo tattico del tecnico in carica. Conciliando il risultato economico con quello sportivo. Lavorando in regime di piena autonomia. Quasi da plenipotenziario col placet del comandante Morace.

La rottura tra Zamparini e Foschi. L'ipotesi Palermo sposata con piena consapevolezza dei rischi. Non solo un cambio di categoria ma anche l'impatto con una filosofia di lavoro contestualmente diversa. Budget limitato a fronte di interventi, massicci e strutturali, da effettuare repentinamente su un organico lacunoso in alcuni ruoli cardine. Un presidente decisionista ed interventista in chiave mercato, Maurizio Zamparini, attorniato da consulenti dal grande ascendente, Davor Curkovic da una parte, Gianni Di Marzio dall'altra. Una gestione collegiale delle strategie in cui ognuno mette a disposizione idee, competenze ed intuizioni sul tavolo del patron che ha sempre l'ultima parola. Situazione ben diversa dalla totale centralità operativa e decisionale grazie alla quale Faggiano ha costruito il modello Trapani. Dirigente giovane ma avveduto, Faggiano non è rimasto spiazzato. Sapeva ciò che lo aspettava, magari forte dei consigli del suo mentore, Giorgio Perinetti, che del Palermo e del suo presidente conosce oggi sfumatura. Non si è scomposto, gettandosi a capofitto nella nuova avventura.

Confronto e dialogo, senza smarrire personalità, proponendo con fervore le sue idee. Gazzi, elemento prezioso tatticamente, anche se non per palati fini. Operazione intelligente se si commisura l'esborso al beneficio che trarrà dal suo arrivo un gruppo povero di sagacia ed esperienza. Qualche patata bollente da gestire come le situazioni Cassini ed El Kaoutari, poi la gestione dell'affare Aleesami. Trattativa non avviata da lui, ma presa in corsa e definita. Mostrando capacità diplomatiche e negoziali nello risolvere una querelle tra intermediari, abbassare le pretese del Goteborg e trovare l'intesa con l'agente del ragazzo. La stima per Faragò postergata a tempi migliori, nella consapevolezza che urgono a Ballardini profili più pronti. Il pallino brasiliano Octavio, classe '93, talentuoso gioiellino tutto estro e creatività che illumina la trequarti del Botafogo. Idea castrata dall'assenza di ulteriori slot per il tesseramento di extracomunitari. Stessa cosa dicasi per Hernani Azevedo, sul cui status di comunitario non v'è certezza nonostante gli avi portoghesi. Schermo eclettico davanti la difesa, classe '94, proposto a Faggiano ed in forza all'Atletico Paranaense. Il nome caldo resta quello di Bruno Henrique, per il quale il Palermo si sta muovendo su più tavoli tra Corinthians, Coimbra e Londrina, comproprietari del cartellino, ed entourage del calciatore. Trattativa ben avviata ma molto complessa in virtù di vari nodi da sciogliere tra dilazioni di pagamento e commissioni ad agenti ed intermediari. Non è esclusa una soluzione a sorpresa, magari italiana, se non dovesse arrivare la fumata bianca.

Non solo il ruolo di playmaker, ma anche quello di prima punta come priorità per il nuovo ds, oltre alla questione portiere che resta aperta al netto delle dichiarazioni di prassi. Senza dimenticare la gestione annosa degli scontenti attualmente in rosa, Gonzalez e LazaarFaggiano ha un confronto diretto e quotidiano con il presidente Zamparini. Condito da proposte, idee, magari anche qualche divergenza fisiologica su alcuni profili di mercato, ma il rapporto resta ad oggi saldo con nessun segnale significativo di insofferenza tra le parti. L'ex uomo mercato granata, ha voglia di crescere professionalmente integrandosi quanto prima in un modus operandi nuovo rispetto al passato, ma da dirigente determinato e dalla spiccata personalità lavora per dare la sua nitida impronta in sede di strategie di mercato. Mantenere sinergia operativa ed armonia relazionale tra le parti senza inficiare la propria autonomia nel ruolo. Impresa non semplice. L'auspicio è che riesca a centrare i suoi obiettivi quanto prima. Domenica sarà già campionato.