serie b

FOCUS: Zamparini-Tedino, fiducia a metà? La rivoluzione dello staff e la mossa Bacconi. Palermo, venti giorni per la A…

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Suscitano non pochi interrogativi le epurazioni e gli innesti in serie nello staff che coadiuva l'operato di Tedino. Possono davvero costituire mosse decisive ai fini del raggiungimento dell'obiettivo finale? O rappresentano una sorta di malcelato commissariamento di un tecnico verso il quale si è progressivamente esaurita la fiducia? I sondaggi di Zamparini con Stellone, Reja e De Biasi potrebbero costituire i tre indizi fondanti di una prova.

La serie stucchevole di infortuni muscolari, molto simili per dinamiche e diagnosi, rendono chiaro anche ai profani della materia che qualcosa non è stato tarato a dovere in termini di preparazione atletica. Carichi di lavoro probabilmente modulati in maniera non idonea alle esigenze della squadra in funzione del calendario.

La lunga sosta invernale non è stata gestita al meglio da quel punto di vista.

Ovviamente ha pagato, in qualità di responsabile, il preparatore atletico Roberto Peressutti. Purtroppo, anche dopo l'arrivo di un totem indiscusso del ruolo come Claudio Bordon, che aveva inizialmente supervisionato e condiviso le mansioni e lavoro col collega, non si è ancora riusciti a venire a capo del problema.

Gli avvicendamenti e le integrazioni seriali nel ruolo di match analyst, da Varrica a Di Salvatore,  fino all'ultima mossa Bacconi, sottolineano una criticità evidente, specie nell'ultimo frangente di stagione. Ovvero la capacità di centrare la lettura e l'interpretazione tattica del match sia alla vigilia che in corso d'opera.

Il primo tempo di Parma, al netto degli errori arbitrali, le deludenti performances casalinghe contro Pescara e Cremonese, l'anonima prova contro il Cittadella. Gare in cui la squadra ha dilapidato punti preziosissimi in chiave promozione diretta.

Sfide in cui le scelte di Tedino, in materia di assetto, undici iniziale e modifiche apportate in corsa, non hanno convinto. Pesante e misero al contempo il bottino nel doppio turno interno, con il Palermo incapace di chiudere il match e gestire con autorevolezza ed equilibrio una situazione di vantaggio. Tutte partite in cui la squadra ha denotato una condizione atletica e mentale deficitaria, oltre a pagare dazio per infelici letture sotto il profilo strategico.

Il tecnico, dopo aver gestito bene, con l'ausilio di staff e ds, il girone d'andata in cui veleggiava sereno sull'altare dei risultati, è oggettivamente andato un po' in confusione nel frangente di maggiore difficoltà. Pressioni mediatiche e presidenziali, gestione delle risorse umane ed equilibri nello spogliatoio, turnazione dei calciatori tra big che arrancavano e prime alternative scalpitanti.

Tedino si è un po' perso, non supportato da quella dose di carisma e personalità indispensabile  per gestire piazza esigente ed obiettivi ambiziosi a questi livelli.

Impasse comprensibile per un allenatore che ha dimostrato il suo valore nelle categorie inferiori, lì dove, per esiguità di risorse e livello dei singoli, il ruolo del tecnico è ancora più decisivo e complesso.  Non bisogna però dimenticare che trattasi della prima esperienza in serie cadetta ed in un club di tali dimensioni per l'ex allenatore del Pordenone. Con tutte le differenze macroscopiche che ne conseguono e l'obbligo, tra l'altro, di vincere subito.

Vedersi decimato lo staff, storico o meno, dal ds al preparatore atletico passando per il match analyst, non deve certo aver contribuito a conferirgli serenità. Né, tanto meno, autorevolezza e lucidità nel compiere le scelte per cui è stipendiato.

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