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FOCUS: TREGUA E LAVORI IN CORSO, ASPETTANDO GILARDINO

FOCUS: TREGUA E LAVORI IN CORSO, ASPETTANDO GILARDINO

di  Leandro Ficarra Sette punti in tre gare. Scatto bruciante dai blocchi di partenza per il nuovo Palermo di Beppe Iachini. Il Palermo del post Dybala. Avvio confortante, per certi versi sorprendente. Riscontro positivo sul piano numerico che...

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di  Leandro Ficarra

Sette punti in tre gare. Scatto bruciante dai blocchi di partenza per il nuovo Palermo di Beppe Iachini.

Il Palermo del post Dybala. Avvio confortante, per certi versi sorprendente. Riscontro positivo sul piano numerico che cela performance non del tutto convincenti ed equilibri ancora da registrare. Punti pesanti, figli di abnegazione, carattere, capacità di saper soffrire. Guarniti da un pizzico di buona sorte.

Ad eccezione del secondo tempo contro il Genoa, non si è ancora vista quella squadra intensa, compatta, propositiva ed a tratti brillante, capace di stupire avversari ed addetti ai lavori nella scorsa stagione. Ciò nonostante, la dote fin qui conquistata costituisce un buon viatico che consentirà di lavorare con serenità sulle criticità emerse in questi primi duecentosettanta minuti di campionato.

La partenza di Dybala ha certamente cambiato le carte in tavola nello scacchiere di Iachini. Non solo in termini di cifra tecnica assoluta. Il principito era stella ed al contempo volano nell’impianto di gioco del tecnico marchigiano. Pregiato stoccatore capace di decidere con una giocata e contestualmente fulcro illuminato, in simbiosi con Vazquez, nella tessitura della fase offensiva. La sua interpretazione universale ed anomala del ruolo di prima punta era perfettamente organica e funzionale al credo calcistico di Iachini. Sublime e letale con la sfera tra i piedi. Dinamico ed intelligente senza. Moto perpetuo, ispirato e variabile. Capace di fare l’elastico, divorare la profondità, tagliare creando voragini nel cuore delle retroguardie avversarie. Ad uso e consumo dei puntuali, e spesso vincenti, inserimenti dei centrocampisti.

La sua pregiata simbiosi, balistica e di pensiero, con il Mudo, è stata il vero valore aggiunto del Palermo nella scorsa stagione. Plus a cui Iachini dovrà, gioco forza, rinunciare.

Belotti non era, per caratteristiche e peculiarità, ritenuto l’attaccante conforme al 3-5-1-1, ormai vestito tattico di riferimento del Palermo targato Iachini. La sua cessione, a lungo paventata, e definita nell’imminenza dell’avvio di campionato, è esplicativa in questo senso. Gilardino ha background, malizia,  spessore diverso rispetto al gallo. L'ex Parma è più dotato sul piano tecnico e nella copertura della sfera. Ma è anch’egli un finalizzatore, un predatore dei sedici metri. Attaccante d’area, non certo di manovra.

Il mercato estivo condotto dal patron Zamparini e dal direttore sportivo, Manuel Gerolin, ha sostanzialmente diviso critica e pubblico. Varie correnti di pensiero sulla bontà dell’operato del club. Culminate in accese schermaglie dialettiche, mediatiche e private, tra tecnico, dirigenza e presidente.

Iachini si attendeva qualcosa di più. Almeno un esterno destro ed un altro attaccante. Gilardino a parte. Non ne ha fatto mistero. Bollando la campagna trasferimenti come incompleta e difforme rispetto alle sue richieste. Parlando di obiettivo salvezza come piccolo miracolo da costruire settimanalmente con prodigi strategici e motivazionali. Zamparini ritiene l’organico più competitivo rispetto al precedente. In grado di chiudere in fretta il capitolo salvezza e strizzare l’occhio all’Europa. La stima reciproca ed il rispetto tra i due, unitamente ai risultati, ha attutito i termini dell'estrema divergenza di vedute. Sul valore della rosa e sul versante tattico. Il confronto chiarificatore, con relativa tregua sancita alla vigilia del match contro il Carpi, ha momentaneamente calmato le acque.

Com’è cambiata questa squadra? Quali obiettivi potrà perseguire? Nel complesso Iachini dispone di una rosa depotenziata o arricchita in termini di qualità ed opzioni come sostiene il patron? Quesiti ai quali è troppo presto per rispondere. Per trarre valutazioni che abbiano un minimo di attendibilità e valore indicativo bisogna attendere una decina di partite.

Le prime sensazioni emerse suggeriscono tuttavia una serie di considerazioni. Sorrentino, Gonzalez, Rigoni e Maresca costituiscono leader tecnici e carismatici imprescindibili. La loro conferma garantisce una base granitica di saggezza, esperienza e personalità. Patrimonio implementato dall’arrivo di Gilardino. Bagaglio utile dentro e fuori dal campo. Fondamentale per l’inserimento dei nuovi, l’unità del gruppo, il raggiungimento dell’obiettivo.

Resistere alle lusinghe delle numerose pretendenti a Vazquez e Lazaar, non inficiando oltremodo la cifra tecnica della squadra, è certamente un merito non trascurabile da ascrivere al club. Alla vena del fantasista argentino è legata buona parte della stagione di questa squadra. L’esterno mancino è atteso ad un definitivo salto di qualità, sia tecnico che tattico, in entrambe le fasi di gioco

L’operazione Gilardino è rischiosa ed affascinante. Intrisa di incognite e buoni propositi. Valore assoluto e vena di bomber non sono in discussione. Qualche perplessità in più relativamente alla sinergia calcistica con Vazquez, ancora tutta da costruire, congiuntamente alla sua funzionalità nell’ambito del dispositivo attuale. Perfezionate condizione fisica e mentale, starà a lui fugare ogni dubbio a suon di gol. A patto che la squadra sviluppi una fase offensiva in grado di esaltare le sue doti di volpe in the box. La sensazione è che dovrà essere il Palermo ad adattarsi a Gilardino e non viceversa. Il rendimento degli esterni costituirà un fattore determinante in quest’ottica.

Tra i nuovi, El Kaoutari, Hiljemark e Trajkovski appaiono i più pronti, sia sotto il profilo tecnico che mentale. Goldaniga e Struna discrete alternative in retroguardia, la cui affidabilità va ancora testata nella massima serie. Brugman deve studiare ancora un po’ prima di salire in cattedra. Djurdjevic può essere la lieta sorpresa, Cassini il diamante grezzo da levigare in prospettiva, con cura e senza fretta.

Guardando ai reduci della scorsa stagione, da Quaison e Chochev si attendono segnali di crescita in materia di rendimento e personalità. Jajalo fornirà il consueto contributo gladiatorio in sede di interdizione e recupero della sfera. Maresca impreziosirà tracce e tempi di manovra quando sarà chiamato in causa. Andelkovic e Daprelà si faranno trovare pronti alla bisogna da professionisti irreprensibili quali sono. Vitiello è chiamato a mantenere i lusinghieri standard prestazionali sciorinati fin qui. Rispoli dovrà tirare la carretta sul binario destro nell’attesa del ritorno di Morganella.

E Iachini? Sulla base già collaudata nella scorsa stagione dovrà essere bravo a trovare all’occorrenza varianti strategiche, forgiando alla velocità della luce i giovani innestati per avvalersi di alternative spendibili nell'immediato. Compito non semplice. Stabilità e continuità sono i presupposti ideali per l’evoluzione e la crescita di ogni progetto tecnico. Sull’equilibrio sottile che blinda l’idillio professionale tra il tecnico ed il patron si dipanerà il corso della stagione rosanero.