serie b

Focus Palermo: l’avvio stentato, il boomerang dei big ed i dilemmi tattici. Quante spine per Tedino…

Mediagol2

Le questioni all'ordine del giorno oggetto di analisi e perplessità in casa Palermo sono variegate e trasversali.

La sessione estiva di mercato non ha sostanzialmente apportato quella rivoluzione, tecnica e motivazionale, paventata come indispensabile dal patron, per ovvie ragioni economiche, al termine della scorsa stagione.

Le partenze eccellenti di La Gumina, Coronado e Gnahoré, tre valori aggiunti dell'organico dell'annata precedente, hanno fruttato circa 18 milioni di euro alle casse del club. Teoricamente, per ruolo anche se non propriamente per caratteristiche, le partenze sono state colmate dagli arrivi di Puscas, Falletti e Haas. 

Cosa cambierà, in termini di rendimento, risultati e peso specifico dei singoli, in seno alla squadra lo scopriremo strada facendo.

Sotto il profilo del patrimonio calciatori, fatta eccezione per Puscas, il club ha certamente perso qualcosa, in quanto Falletti ed Haas, al netto di promesse informali, sono arrivati con la formula del prestito secco ed il cartellino dei due è attualmente di proprietà rispettivamente di Bologna ed Atalanta.

In assenza di paracadute, capitalizzare al massimo le cessioni degli elementi più in voga sul mercato era una necessità imprescindibile per coprire i costi di gestione ed allestire un organico competitivo in ottica promozione. Tuttavia, il progetto di abbattimento del monte ingaggi ed avvio di un nuovo ciclo, tecnico, anagrafico e motivazionale, si è arenato sulla mancata cessione dei cosiddetti big con la valigia in mano.

Rispoli, Rajkovic, Struna, Aleesami, Jajalo, Nestorovski. Calciatori con ingaggi non compatibili con gli standard della categoria, molti dei quali con il contratto in scadenza, che sembravano aver esaurito stimoli e dedizione alla causa, la cui voglia di cambiare aria era perfettamente funzionale alle esigenze finanziarie del club.

Nessuna di queste potenziali operazioni in uscita è andata a buon fine.

L'appeal sul mercato dei sei senatori sopracitati, almeno a determinati livelli, si è dimostrato essere nettamente inferiore rispetto alle attese. La voglia di Foschi di non svilire comunque il valore di giocatori che potrebbe perdere a parametro zero nel corso della prossima sessione invernale, il rendimento non esaltante delle ultime stagioni, le offerte ritenute non adeguate avanzate dalle poche reali pretendenti. Alla fine, senza fare troppi distinguo, al netto di numerosi quanto evanescenti sondaggi interlocutori, per nessuno dei calciatori sull'uscio si è effettivamente mossa una foglia.

Dato di fatto che deve far riflettere i calciatori stessi. I quali, probabilmente, proclami ed etichette a parte, sul campo hanno al momento meritato di militare in questa categoria. Big ad oggi più per ingaggio che per rendimento, dovranno cambiare marcia per tornare a mostrare concretamente sul rettangolo verde le potenzialità, troppo sovente declamate,  mostrate a sprazzi in passato. Qualità che almeno in Serie B dovrebbero poter fare la differenza.

La permanenza, per molti versi inattesa, dei senatori scontenti potrebbe costituire una risorsa ma al contempo un boomerang per il tecnico rosanero che dovrà coniare soluzioni ed equilibri, tattici e relazionali, utili a sfruttarne attitudini e personalità, ritagliando loro un ruolo non marginale. Impresa non semplice, che condizionerà non poco il percorso concettuale e tattico intrapreso nel ritiro estivo.