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Focus: Palermo, illusione e realtà. Solito amaro copione

Mediagol2

Prodursi in disamine tattiche al cospetto di lacune individuali talmente vistose è complesso, forse superfluo. Il cambio di assetto, in funzione dello schieramento di Del Neri e della morfologia del suo tridente, poteva anche starci. Così come la scelta di un centrale più fisico, Goldaniga per arginare lo strapotere atletico di Zapata, unitamente alla titolarità di Gazzi e Diamanti per conferire esperienza e qualità ad un gruppo povero e spaurito.

Negli intenti c’era una certa logica, l’effettiva efficacia delle soluzioni dipende da valore e rendimento dei singoli. Le altre scelte di Lopez erano obbligate viste le assenze di Rispoli e Bruno Henrique. Come più volte evidenziato nel corso della stagione non è il modulo tattico il fattore dirimente. Questa squadra ha mostrato una manifesta inferiorità con qualunque assetto, nel corso di ogni gestione tecnica, contro quasi ogni avversario. Possiamo disquisire su quale schieramento tattico sia più idoneo a limitare i danni. Che arriveranno comunque e saranno inevitabili. Poiché quando disponi appena di  quattro, forse cinque giocatori all’altezza di militare in massima serie, qualsiasi altra considerazione diviene secondaria.

Il copione è desolatamente identico. Gli approcci alla gara sono quasi sempre positivi. L’avvio è ordinato, volitivo, intenso. Compatibilmente a lacune e limiti. Il Palermo trova spesso anche il vantaggio. Vedi gara di Udine. Gol di Sallai, ordinata e lineare gestione contro un’Udinese da minimo sindacale. Pari estemporaneo di Thereau in chiusura di tempo. Nessuno accorcia con veemenza sul francese libero di scoccare una freccia chirurgica dai venticinque metri. Quando l’Udinese ha spinto un filo sul gas, in avvio di ripresa, è stata notte fonda.

Friabilità mentale e vulnerabilità difensiva imbarazzanti. Ogni pallone che transita in area rosa è un’occasione da rete. Né ordine né cattiveria nelle singole marcature, errori di grammatica calcistica, di lettura nei movimenti corali. Reattività pachidermica sulle palle vaganti nei sedici metri. Secondo e terzo gol bianconero denunciano un preoccupante disarmo mentale e nervoso. L’atteggiamento sul quarto lo certifica in modo impietoso. Gli ingressi di Pezzella e Balogh ed il ritorno al 4-2-3-1 non mutano la sostanza. Fase difensiva impresentabile. Una serie di orrori tecnici macroscopici che si aggiungono ad una già copiosa collezione. Centrocampo leggero ed operaio, roster offensivo evanescente, Nestorovski a parte. Palermo demolito dalla propria modestia ancor prima che dagli avversari.

Le responsabilità sono certamente ascrivibili alla miopia ed all’imperizia di chi quest’organico lo ha allestito. I calciatori non sono certo rei della loro inadeguata dimensione tecnica. Non devono però scemare un minimo il livello di abnegazione, impegno ed intensità agonistica.  Il secondo tempo di Udine ha lasciato intravedere segnali di cedimento preoccupanti anche sotto questo profilo.

Dopo la sosta arriverà al “Barbera” il Cagliari. Vi risparmiamo qualsiasi preventiva congettura numerica figlia del calendario.  Non ci sarà Diamanti, vittima di un’espulsione inopinata  ed eccessiva. Il suo primo tempo è l’unica cosa da salvare nel tracollo di Udine. Al netto di autonomia e limiti atletici, fatichiamo a comprendere come possa restare fuori dall’undici titolare di questa squadra un calciatore del suo lignaggio. Uno dei tanti dilemmi controversi di questa fin qui sciagurata stagione.