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FOCUS MILAN-PALERMO 3-2: TIMIDEZZA E DILEMMI TATTICI. LUCI ED OMBRE NELLO STOP DI SAN SIRO

FOCUS MILAN-PALERMO 3-2: TIMIDEZZA E DILEMMI TATTICI. LUCI ED OMBRE  NELLO STOP DI SAN SIRO

Deficit di personalità e disagio nel metabolizzare il cambio di modulo alla base della sconfitta contro un Milan nel complesso superiore ma non trascendentale.

Mediagol2

di Leandro Ficarra

Spazio per i rimpianti. Anche in una serata opaca. Il Palermo ingoia il primo boccone amaro della stagione.

Dopo aver regalato un tempo e rimontato per ben due volte lo svantaggio. Al cospetto di un Milan intenso e volitivo. Superiore in termini di qualità ma non certo trascendentale.

Troppo povera in termini di idee, contenuti tecnici e personalità la performance della banda Iachini.

Prima frazione remissiva, confusionaria, arida sul piano propositivo.

Palermo in perenne affanno. Rannicchiato nella propria metà campo a rintuzzare le folate rossonere. Tremebondo e poco lucido in sede di gestione della sfera. Succube in zona nevralgica ove faticava a mettere tre passaggi di fila. Stordito dal palleggio di Montolivo e Bonaventura. In tilt sul pressing organico e veemente di Kucka e soci. Trame rosa modeste nel pensiero ed approssimative nell’esecuzione.

L’esterno destro chirurgico di Bacca, che ha punito la scarsa reattività della retroguardia di Iachini, sembrava il preludio ad un assolo degli uomini di Mihajlovic. Eppure il Palermo era riuscito a rialzare la testa. Quella bionda ed ambiziosa di Oscar Hiljemark. L’unico nel centrocampo rosa a capirci qualcosa.  Reggendo il confronto con gli avversari sul piano tecnico e della personalità. Il gioiellino svedese non si è mai scomposto al cospetto di pressing e raddoppi.  Giostrando la sfera con sapienza, qualità, senso geometrico . Sciorinando prestanza atletica, lucidità, eccellenti tempi d’inserimento. Divo nel tempio di San Siro, con tanto di doppietta. Nel finale di entrambe le frazioni al Palermo è mancata la malizia, l’esperienza, l’attenzione per gestire quella micro fase in cui l’inerzia psicologica del match poteva mutare. Capovolgendosi a proprio favore. Bastava una maggiore fluidità e precisione nella circolazione della palla, più cattiveria in marcatura. Un fallo intelligente. Speso nel momento opportuno. Lontano dalla zona rossa. Giusto il tempo di insinuare il gene dell’ansia nel dna rossonero. Il Milan non ha realizzato il peso degli schiaffi. Ha trovato praticamente subito il nuovo sorpasso. Prima con Bonaventura. Quindi quello decisivo, ancora con Carlos Bacca. Più armonioso ed intraprendente, il Palermo ha fatto meglio nella ripresa. Purtroppo non è bastato.

Contro il Milan,Iachini ha optato per un cambio di modulo. Voleva sorprendere Mihajlovic. Forse ha sorpreso per primi i suoi giocatori. Palese il disagio nel trovare sincronismi, connessione e distanze tra i reparti. Difesa a quattro in una sorta di rombo. Vazquez elastico a supporto della strana coppia Quaison-Djurdjevic. Jajalo vertice basso, Hiljemark e Chochev intermedi. Gonzalez-El Kaoutari coppia centrale, Struna e Lazaar esterni bassi. Emerge presto un difetto di personalità misto a disagio nel metabolizzare il nuovo assetto. Il baricentro della squadra è molto basso. Merito anche del Milan che pressa forte, raddoppia su Vazquez, accorcia bene, all’occorrenza scappa con la linea difensiva. La squadra rossonera tesse trame di buona qualità a ritmi sostenuti. Sfrutta proprietà di palleggio in mezzo al campo, dinamismo e tagli di Bacca e Luiz Adriano, propulsione degli esterni bassi.

Il Palermo è in balia in zona mediana. Chochev e Jajalo vivono una serata a dir poco storta. Impalpabili, grigi, imprecisi. In entrambe le fasi di gioco. Sempre un attimo dopo. Gonzalez denota una condizione non ottimale. Incerto, nervoso, poco reattivo. Non esente da colpe sul primo vantaggio rossonero. Letteralmente bruciato, dal movimento e dallo stacco imperioso di Bacca, nell’azione del gol decisivo. Il colombiano è certamente un cliente terribile. Attaccante di acclarata levatura internazionale. El Pipo già contro il Carpi aveva dato segnali non confortanti. Flessione fisiologica dovuta anche al recente tour de force con la propria nazionale.

Zuccata di Hiljemark a parte, il primo tempo dei rosa è da nulla cosmico. Esterni bassi  bloccati nella propria metà campo. Struna e Lazaar, terrorizzati dall’idea di sguarnire la corsia in assenza di un terzo centrale di ruolo, limitano al minimo le sortite. I tagli delle punte di Mihajlovic, unitamente alle sovrapposizioni interne di Bonaventura e Kucka, alimentano la spinta di De Sciglio e Calabria. Priva di opzioni di scarico sulle corsie, con Vazquez letteralmente imbottigliato nella gabbia dei raddoppi rossoneri, la manovra rosanero si appiattisce. Si moltiplicano i lanci lunghi dalle retrovie alla ricerca della gamba di Quaison e Djurdjevic. Entrambi applicati e generosi ma costretti ad inseguire palloni improbabili.

Il forcing del Milan è acuito dall’incredibile quantità di errori in fase di appoggio e di palleggio di Jajalo e compagni.

Altro Palermo dopo l’intervallo. Strigliato da Iachini negli spogliatoi, ha provato a riprendere il filo del suo calcio. Alzando il baricentro, sganciando gli esterni, abbassando Vazquez, inserendo Gilardino.

Il Mudo, fraseggiando sullo stretto con Hiljemark ha sensibilmente elevato il tasso tecnico e geometrico in fase di costruzione. Gilardino ha allungato un Milan un po’ stanco, dando riferimento e profondità. La squadra è tornata a produrre trame scorrevoli e lineari. Palla a terra e circolazione fluida dipanata in ampiezza e profondità. Da manuale l’azione che ha originato la doppietta di Hiljemark. Scarico e movimento senza palla dello svedese, imbucata del Mudo, sponda dolce di Gila che sente il taglio dentro del compagno, freddo nel bucare Diego Lopez. L’ingresso di Trajkovski ha dato ulteriore vivacità. Sull’onda dell’entusiasmo si è avuta per un attimo la sensazione che Iachini potesse vincerla. Poi la doccia fredda firmata Bacca.

FOCUS MILAN-PALERMO 3-2: TIMIDEZZA E DILEMMI TATTICI. LUCI ED OMBRE  NELLO STOP DI SAN SIRO

In virtù della cifra tecnica dell’avversario la sconfitta può essere metabolizzata senza drammi.

Stride quel primo tempo così timido, qualitativamente modesto. Dazio prevedibile  in termini di esperienza e personalità. Basta leggere l’undici titolare schierato da Iachini per trarre logiche deduzioni in tal senso. Tatticamente questa squadra sembra ancora molto legata ai collaudati parametri del 3-5-1-1. Varianti come il rombo o l’albero di Natale possono attecchire se interpretate in modo diverso. Ovvero con maggiore coraggio sulle corsie ed una consistente iniezione di fosforo nel ruolo di playmaker. L’inserimento di Maresca con il relativo spostamento di Jajalo nel ruolo di mezzala sinistra potrebbe costituire una soluzione interessante. Iachini dovrà trovare il modo di far convivere Hiljemark e Rigoni. Compito non semplice, da assolvere con gradualità. Convince El Kaoutari. Preoccupa lo stato di forma di Gonzalez. Visto la sua attuale condizione e la non eccelse doti in copertura degli esterni, rinunciare al terzo centrale potrebbe essere un azzardo. Positivo l’ingresso di Gilardino. Assist delizioso e vincente, propensione alla sponda, maggiore coinvolgimento nello sviluppo della fase offensiva.. Condizione atletica in crescendo anche se ancora precaria. Manca solo il gol. Contro il Sassuolo potrebbe essere la volta buona.

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