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FOCUS: MACEDONIA A METÀ PASTO, MOSSA INDIGESTA PER GASPERINI

FOCUS: MACEDONIA A METÀ PASTO, MOSSA INDIGESTA PER GASPERINI

di Leandro Ficarra.

Mediagol8

di Leandro Ficarra

Arrancare, soffrire, resettarsi e riemergere. Crederci e poi gioire. All’ultimo respiro. Extra bonus nel cuore dell’extra time. Acceso, nel flipper dell’area genoana, dal sinistro rabbioso di Abdelhamid El Kaoutari. Frustata mancina al culmine di una carambola benigna. Con la sfera a sfregiare l’interno di quella traversa che, come ormai da copione, aveva gelato l’ardore di Rigoni prima, la classe di Vazquez poi. Presagi sinistri della relazione complicata della banda Iachini con i legni della porta avversaria. Sgradevole retaggio della scorsa stagione. Al palo stavolta è rimasto il Genoa.

Gasperini mastica amaro, come sovente gli accade al “Barbera”. Frulla nel suo ego compiacimento e rimpianto per una prima frazione tanto brillante quanto sterile. Schiuma rabbia al cospetto di una ripresa sgonfia ed impalpabile, in totale balia del Palermo di Iachini.

Il buon Beppe gongola. Incassa tre punti dall’inestimabile peso specifico. Senza un solo attaccante di ruolo. Dopo un primo tempo affannoso e balbettante. Sorrentino la fortezza, Trajkovski la chiave, Vazquez la torcia, El Kaoutari l’inedito grimaldello. Un cambio per correggere e ridisegnare la squadra sbagliata dei primi trenta minuti. Nel corso dei quali la compagine rosa ha ballato troppo e punto pochissimo.

Tenuta in vita dalle prodezze del suo portierone. Confusa e infelice. Insolitamente orfana di equilibri e fluidità. Spuntata e priva di profondità per cause di forza maggiore. Iachini ha rimescolato le carte del mazzo. Estraendo d’incanto il jolly macedone e ricompattando il suo solitario. Ribaltando l’inerzia del match. Specchiandosi sull’avversario e disponendone in un crescendo di ritmo ed intensità fino all’acuto decisivo dell’ex Montpellier.

Strana la storia di questa partita. Il Genoa è partito forte. Il 3-4-3 di Gasp è un dogma che calcisticamente non cela più misteri. Squadra corta, propositiva, audace al limite del rischio. Linea difensiva alta e manovriera, ritmo e linearità in zona nevralgica, propulsione e qualità sulle corsie, tridente dinamico e talentuoso. Baricentro alto, partecipazione organica alla fase offensiva, l’auspicio di conciliare rapidità e cifra tecnica nella ricerca di ampiezza e profondità.

In avvio il disagio degli uomini di Iachini è palese. Il 3-5-1-1 con Quaison tampone offensivo origina inevitabili scompensi in entrambe le fasi. Il talento svedese non ha chiaramente attitudini e movimenti per fungere da ultimo riferimento. Il baricentro della squadra è tendenzialmente basso, la fase di costruzione è macchinosa ed imprecisa. Vazquez è costretto ad abbassarsi troppo per pulire le trame all’origine, i tagli dall’esterno verso l’interno di Chochev e Quaison sono di facile lettura per Burdisso e compagni. La spinta di Lazaar e Rispoli viene spesso vanificata da vizi di dosaggio nell’esecuzione del cross.

Sviluppo ristagnante ed imploso che risente dell’assenza di punte di ruolo che possano legare la manovra, far salire la squadra, garantire la profondità. La voglia di stiracchiare questa coperta crea ulteriori strappi, condizionando anche la fase di non possesso. Intermedi ed esterni non accorciano con i tempi giusti e nel tentativo di creare densità offensiva si guardano poco le spalle.

Il Genoa pressa alto, con Kucka e Tino Costa domina in mezzo al campo.La banda di Gasp ruba la sfera in zona nevragica e si distende in ripartenza senza trovare argine mediano. Per ben tre volte la retroguardia rosa si è trovata nuda di fronte all’incedere di Kucka e compagni. Con Nitcham che ha divorato gli interspazi tra le linee ispirando un vivace Pandev. Monumentale Sorrentino nell’opporsi con freddezza e reattività in due occasioni.

Perse distanze e compattezza, Il Palermo ha sofferto sia centralmente che sul proprio binario destro, dove Laxalt e Pandev hanno creato non pochi disagi a Rispoli e Vitiello. La traversa timbrata da Rigoni, su sponda aerea di ElKaoutari, è l’unico squillo offensivo rosa prima dell’intervallo.

Capita l’antifona, Iachini ha corretto il tiro. Fuori Chochev dentro Trajkovski. Il tecnico marchigiano conia un 3-4-3 speculare al modulo del collega. Al netto del risultato finale, mossa salvifica per ripristinare equilibri e sincronismi nelle due fasi di gioco. Coprendo meglio il campo e ritrovando coesione ed incisività.

L’ingresso del nazionale macedone sortisce plurimi benefit. In primis, conferire qualità, forza e talento alla fase offensiva. Trajkovski svaria su tutto il fronte, incrociandosi con Quaison intorno a Vazquez, versione falso nueve. Componendo un tridente atipico che smaglia la densità ligure. Punta e salta l’uomo, dialoga di fino sullo stretto con il Mudo, calcia in porta, attacca la profondità ed al contempo fa l’elastico, raccordando lo sviluppo della transizione offensiva. Personalità, carisma e buona tecnica. Impatto elettrico sul match.

L’effetto domino del suo ingresso ripristina anche filtro e densità in fase di non possesso. Rigoni e Jajalo limitano al minimo le licenze d’inserimento. Formando un argine monolitico atto a presidio della retroguardia. Tornano prevalentemente a fare il loro mestiere: pressare, schermare, sporcare ogni sorgente di trama avversaria.

Complicando la stesura già, smunta, di un Genoa a corto di idee ed energie. Recuperando la sfera e giocandola facile sui piedi ispirati e sapienti di Vazquez e Trajkovski. Il motore del Genoa ha iniziato progressivamente a perdere giri, quello del Palermo a rombare forte. Forcing intenso, a ritmi alti e di buona qualità. Occasioni potenziali in serie, tutte a tinte rosanero. La traversa di Vazquez, le parate di La Manna su Trajkovski, gli indugi, fatali, di un Rispoli generoso ma impreciso.

Fino all’ingresso del divo. Oscar Hiljemark. Prestanza atletica, passo cadenzato, incedere elegante. Cenni di carisma e senso geometrico. Destro educato da cui parte la parabola che origina il boato che non ti aspetti. La firma, inedita, di Abdelhamid El Kaoutari. Suggello ad una prova vigorosa, attenta, esuberante. Condita da qualche sortita palla al piede coast to coast che ha entusiasmato il pubblico, un po’ meno Iachini. Ottimo esordio del centrale marocchino che, limata qualche licenza tattica, può ben figurare nella massima serie.

Sorrentino, Gonzalez, Rigoni, Jajalo, Lazaar, Vazquez. Elementi che coniugano carisma, qualità, sagacia tattica e talento. Tasselli centrali e colonne portanti di questo gruppo.Attorniati da giovani di buone potenzialità ancora da scoprire e dimensionare nel nostro calcio. Concetto ribadito dalla gara contro i liguri. Match che ha evidenziato altresì lacune ed incongruenze in seno a questo organico. Tre punti che non devono gettare fumo negli occhi ma garantire la necessaria serenità per compiere le scelte più opportune in sede di mercato. Due attaccanti ed un esterno destro. Queste le priorità. Senza frecce al proprio arco è difficile far male all’avversario.