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Focus: Luna Park Stellone, tutti i segreti del primato rosa. Così il tecnico ha cambiato il Palermo…

Raramente il lavoro un tecnico riesce a determinare ed incidere in profondità in un lasso di tempo così breve: Roberto Stellone ha radicalmente cambiato volto al Palermo, toccando le corde giuste e dando vita ad una metamorfosi trasversale sul...

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during the Serie B match between US Citta di Palermo and Pescara Calcio at Stadio Renzo Barbera on November 11, 2018 in Palermo, Italy.

di Leandro Ficarra

Comanda il Palermo. Tre sberle al Pescara e primato in classifica. Vetta conquistata con pieno merito, in virtù di un'escalation poderosa sul piano numerico e prestazionale. Lo score del Palermo targato Stellone non ammette repliche: 16 punti totalizzati in sei partite disputate. Cinque vittorie ed un pari, senza aver conosciuto ancora l'onta della sconfitta. Dodici i gol realizzati, appena tre quelli subiti. Marcia sicura, spedita ed inarrestabile.

Non sul terreno di gioco almeno, poiché la sosta dei campionati, legata agli impegni delle Nazionali, costringerà la formazione rosanero a tirare il fiato. Uno stop forzato, obiettivamente poco gradito, che smorza un'inerzia virtuosa e trascinante, congelando lo stato di grazia che ha fatto spiccare il volo alla compagine di Stellone.

Il tecnico romano è artefice ispirato e guida autorevole di una metamorfosi radicale e trasversale. Con solerzia e disinvoltura sorprendenti, Stellone ha rivitalizzato  una rosa spenta, piatta sotto il profilo tecnico-tattico, fragile sul piano nervoso e motivazionale, psicologicamente logorata dalle scorie di mercato. Un insieme di calciatori in palese distonia con l'allenatore precedente, logori e saturi rispetto a metodi e ormai vane sollecitazioni, che si trascinavano in un'inconscia inerzia da minimo sindacale, senza più trovare un'identità collettiva né riconoscere un riferimento autorevole in colui che avrebbe dovuto assurgere a riferimento e condottiero in panchina. Qualche acuto, figlio di individualità e amor proprio, vedi Perugia e Foggia, nell'ambito di una mediocrità conclamata che, era evidente, non avrebbe portato lontano. A differenza della scorsa stagione, per fortuna, l'avvicendamento in panchina è stato tempestivo ed il club ha trovato  realismo e lungimiranza utili a prendere atto della totale disconnessione che intercorreva tra Tedino e gran parte della squadra.

Stellone è tornato in sella tarantolato dalla ferita del "Benito Stirpe". Uno squarcio che brucia ancora, che il tecnico romano è fermamente deciso a suturare a suon di vittorie. Commutandone il dolore in una medaglia al valore sportivo: una cavalcata trionfale sul campo che culmini in una promozione nitida e senza ombre. Un inno alla meritocrazia, che rimargini ogni spiffero di frustrazione, rabbia e calcistico dolore. Suggellando la stagione con la cicatrice del successo.

L'empatia ed il feeling instaurato con i calciatori nello scorcio finale della stagione scorsa costituivano un credito lauto e sostanzioso. Carisma, rispetto, lealtà e trasparenza. Coerenza e personalità nella gestione del gruppo, piena autonomia nel compimento delle scelte tecniche. Schiena dritta che gli è valsa più di uno screzio col patron Zamparini ed al contempo la stima incondizionata dello spogliatoio. Poco più di un mese, play-off compresi, in cui non c'era modo e tempo di instillare chissà quale alchimia tecnico-tattica. Ciò nonostante, Stellone riuscì da subito a fornire una scossa in termini motivazionali e di intensità, e nelle otto gare disputate sotto la sua gestione (fatali i pari interni con Bari e Cesena) arrivò soltanto una sconfitta. Purtroppo decisiva, nell'ultimo atto dei play-off, con dinamiche, modalità ormai ben note e relativi strascichi.

Da quando ha ripreso possesso del suo mandato, è come se il feel rouge che lega il tecnico romano a questa squadra non si fosse mai spezzato. Spesso il cambio di guida tecnica genera benefici psicologici che si traducono in un'inversione di tendenza, comunque in un processo di miglioramento, magari effimero e temporaneo, di una squadra in difficoltà. Raramente si assiste ad una evoluzione talmente repentina e marcata. Una metamorfosi trasversale, che sa quasi di rivoluzione.

Il Palermo è come sbocciato. Gradualmente, ma registrando una crescita costante, piccoli step in avanti compiuti gara dopo gara, direzionati dal gene del coraggio, spinti da intensità e ferocia agonistica, cadenzati da coesione e spirito di sacrificio. Un percorso mappato da tracce delineate e tangibili, la capacità di percorrere più strade sul piano tattico per giungere comunque al traguardo del risultato. Un'armoniosa staffetta con protagonisti di fatto tutti gli interpreti, ben felici di passarsi il testimone e correre, sempre più forte, con e per il compagno, in nome di una causa comune. Una vera squadra, nell'accezione più virtuosa e corale del termine. Questa la dimensione attuale del Palermo di Roberto Stellone.