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Focus: Le due facce della stessa medaglia. De Zerbi, missione possibile?

Focus: Le due facce della stessa medaglia. De Zerbi, missione possibile?

Punteggi identici a fronte di interpretazioni strategiche diametralmente opposte. Le batoste patite contro Torino e Roma ribadiscono i limiti strutturali di un organico incompleto e povero di qualità. Ogni considerazione legata a moduli e...

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di Leandro Ficarra

Tutto secondo logica calcistica. Dinamiche, risultato e proporzioni. Confronto fin troppo impari. La Roma passeggia. Palermo non pervenuto dopo la sosta. Trenta minuti lodevoli in sede di equilibrio, compattezza, ordine in fase di non possesso. Un paio di fisiologici rischi figli degli acuti dei pregiati solisti di casa Spalletti. Sprazzi di trame, fraseggi ben orchestrati, embrioni rosa inghiottiti dalla consueta evanescenza. Vizio di  gestione in sede di palleggio sulla propria trequarti e zampata di Salah. Crocevia che spacca la gara ribaltandone quadro tattico ed inerzia psicologica. La papera di Posavec apre la ripresa, chiude la partita. Fardello mentale che dilata il gap, già abissale sul piano tecnico. Il resto della contesa è lenta esecuzione calcistica, con sprazzi di accademia in salsa capitolina. Squillo del subentrato Quaison, poker del faraone. Vacua materia da tabellino.

La cifra tecnica dei due organici rende marginale qualsiasi pur valida considerazione specifica.

La comparazione tra le due batoste rimediate da Torino e Roma suggerisce spunti di riflessione significativi. Punteggi identici,  approcci mentali ed interpretazioni strategiche in antitesi. Palermo baldanzoso, privo di equilibri, temerario fino al masochismo contro il Torino. Compagine di De Zerbi prudente, densa, accorta in copertura nella capitale. Due facce della stessa medaglia.  Medesimo spartito tattico, due versioni agli antipodi. Spregiudicato, arrembante, incauto contro il Toro, conservativo, attendista, operaio all’Olimpico. Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non è cambiato.  Sconfitte vistose, brucianti, senza appello. Stessa foto osservata da differenti angolazioni.

La deduzione conseguente è che,  indipendentemente da modulo e filosofia calcistica, le oggettive lacune strutturali di questo organico sono difficilmente sovvertibili. In termini di qualità, personalità ed ampiezza della rosa. Sorretta da quattro giocatori conformi ai livelli della categoria, uno stuolo di encomiabili gregari, cosparsa da sprazzi di potenziale talento acerbo che non è dato sapere se e quando sboccerà.

Non riteniamo sia  il credo calcistico di De Zerbi a zavorrare le presunte potenzialità inespresse della squadra. Il tecnico si sta producendo nel complesso tentativo di instillare nel gruppo forma mentis ed impianto di gioco fortemente caratterizzanti.  Indole propositiva, audacia, intraprendenza. Possesso palla, trame fluide, compartecipazione corale nella tessitura della manovra.  Nonostante non disponga di un organico di conclamata qualità ed interpreti funzionali al suo verbo.

Ha rivisitato il modulo, contaminato la sua filosofia optando per i tre centrali difensivi, innescando accorgimenti conservativi. Ha  commesso alcuni errori, più in termini di scelte che di principi, pagando dazio all’inesperienza.

La squadra lunga e disarticolata vista contro i granata ha cambiato pelle al cospetto della banda Spalletti. Baricentro più basso, linee strette e corte, pressing alto accennato dai tre davanti, Diamanti, Nestorovski e Chochev, uno tra Gazzi e Bruno Henrique che accorciava a turno su Nainggolan. Bloccati  in copertura Aleesami e Morganella, attenti a non concedere profondità da divorare ad El Shaarawy e Salah.Raddoppi e coperture preventive. Ripartenze velleitarie. Fortino solido fino al vantaggio capitolino. Frutto di un’ingenuità, un errore evitabile. Così come il raddoppio firmato Posavec. Al netto di concezioni strategiche e paradigmi tattici, la caratura dei singoli determina.

Nessuna croce addosso al portierino croato, il quale ha già dimostrato di avere stoffa da vendere, ancora da rifinire. Ogni piccolo strappo, nel suo graduale processo di maturazione si paga in termini di punti. Stessa cosa dicasi per Balogh, Sallai, Bentivegna o Embalo. Talenti puri ma acerbi  di questa rosa. Aleesami, Gazzi, Diamanti, Rispoli, Gonzalez le certezze. Quaison, Chochev ed Hjliemark  scommesse datate, ad oggi incompiute.. Nestorovski può starci ma è spesso isolato.

Pacchetto difensivo non eccelso ma per affidabilità conforme alle dimensioni dell’obiettivo.

Bruno Henrique studia da giocatore importante ma è fase di training, Diamanti lotta, si dimena con ardore, in attesa di stappare la sua classe.

De Zerbi ha idee e trame interessanti, tracce offensive tangibili. Nel reparto difettano chiaramente individualità e soluzioni. La ricerca della geometria, della linearità, del fraseggio, la costruzione ragionata del gioco fin dalla sorgente, è il solo modo che ha questa squadra di provare a far male agli avversari.

Il palla lunga e pedalare non si addice ad una rosa che non ha terminali offensivi capaci di coprire la sfera e far salire la squadra, contropiedisti dotati di cambio di passo o bravi ad attaccare la profondità. Diamanti e Bruno Henrique a parte, nessuno ha nelle corde visione di gioco e piede per innescare sul lungo il compagno con tempo e giri giusti. Schiacciarsi e consegnarsi all’avversario di turno sarebbe come issare un muro di carta. Provare a costruire qualcosa espone a rischi ma crea almeno la premessa della pericolosità. A gennaio si giocherà la partita più importante, ma il salvagente del mercato è ancora lontano. A De Zerbi l’arduo compito di stiracchiare una coperta corta ed infeltrita. Udinese e Cagliari per rischiarare il presente e delineare il suo futuro.