serie a

FOCUS: C’È ANCORA TEMPO PER EVITARE IL BARATRO

FOCUS: C’È ANCORA TEMPO PER EVITARE IL BARATRO

Nonostante le marchiane topiche gestionali e strategiche che hanno oltremodo destabilizzato un organico di per sé deficitario, c'è ancora margine per conquistare una salvezza che assumerebbe sempre più i contorni dell'impresa.

Mediagol2

di Leandro Ficarra

L’aver scongiurato l’incubo della goleada contro il Napoli è una magra consolazione. L’incedere impietoso del calendario ha prontamente acuito la crisi, di identità e di risultati, fardello di una squadra costretta a pagare un dazio psicologico che va ben oltre i suoi inconfutabili limiti strutturali. Il tris di impegni contro Bologna, Inter e Napoli ha sortito la miseria di un punto, come era ragionevolmente nelle previsioni. In mezzo il solito canovaccio isterico e masochista. Gogna pubblica di Zamparini che ha indotto alle dimissioni l’appena riabilitato Iachini, paventato ritorno di Ballardini dissoltosi tra il rigetto dei senatori e richieste inesaudite, l’opzione salomonica Novellino, fido uomo del patron chiamato a salvare il salvabile. Ultimo, si spera, capitolo di una stagione disarmante per la quantità di orrori programmatici e gestionali.

Zavorre che hanno messo in ginocchio un organico che, sul piano squisitamente tecnico, già faticava a stare in piedi. La gestione Zamparini è stata spesso costellata da miopie ed errori di valutazione in sede di mercato, da girandole vorticose di dirigenti, tecnici e calciatori. Quest’anno, come vi abbiamo quotidianamente documentato, si è andati veramente oltre, con pastrocchi burocratici ed organizzativi, scelte ispirate da logiche di opportunità e di scuderia più che meramente tecniche, commistione di ruoli, epurazioni esiziali divenute reintegri, esoneri decretati da calciatori in diretta televisiva, tecnici e dirigenti ombra pubblicamente delegittimati. Tutto ed il contrario di tutto. Firmato, come di consueto, Maurizio Zamparini.

Una sequenza random di rivoluzioni, presunte svolte, dietro front, piccole toppe inadeguate a colmare vere e proprie voragini. Stucchevole condotta all’insegna esclusiva della luna del patron, farcita a tratti da improvvisazione, negligenza e pressapochismo. Scenario che non ha contribuito in maniera edificante all’immagine del club generando un inevitabile e fastidioso riverbero mediatico su scala nazionale.

Disorientata e stordita da questa caotica altalena, la squadra deve fare i conti con le relative criticità mentali, atletiche e motivazionali che ne derivano. Arrovellandosi con mirabile laboriosità sulla sua ineluttabile modestia. Lungi da noi  abbozzare un giudizio sul primo Palermo di Novellino.Monzon ha diretto appena una manciata di sedute, lavorando più sui nervi e sulla testa dei calciatori, impartendo appena qualche nozione tattica basilare del suo verbo calcistico.

In una sfida a dir poco impari ha messo in campo una squadra prudente e tatticamente ordinata. Accettando la netta supremazia in sede qualitativa e di palleggio dei partenopei, provando a togliere la profondità ad Hamsik e soci con maniacale attenzione ai concetti di densità, chiusura delle diagonali e raddoppi di marcatura sull’esterno. Il Palermo c’è riuscito in maniera dignitosa, concedendo al Napoli quelle tre situazioni fisiologiche prontamente sventate dall’ottimo Sorrentino. Dispiace che il rigore che ha stappato il match sia figlio, a nostro avviso, di un abbaglio di Rocchi ed i suoi assistenti. Le immagini rivelano nitidamente la reciprocità della trattenuta tra Andelkovic ed Albiol.

Interessante la variante 4-1-4-1 proposta da Novellino nella ripresa, nonostante la fase propositiva permanga farraginosa e arida, costellata da errori tecnici e di misura poco conformi al livello della categoria. Convince per maturità, disciplina tattica e qualità il giovane Pezzella. Sorrentino e Vazquez le conferme in positivo, Chochev ed Hiljemark quelle in negativo. Preoccupa l’involuzione dello svedese che pare aver smarrito smalto, brillantezza e serenità. Il trio difensivo guidato da Gonzalez, contestualmente al valore degli avversari, non ha demeritato.

La zona salvezza inaugura nel prossimo turno un mini torneo da brividi. Nove partite da giocare per stabilire chi è meritevole di militare nella massima serie anche nella prossima stagione. Il Palermo ha ancora un’incollatura di vantaggio sul Frosinone, che affronterà al "Matusa" nel trentacinquesimo turno, un paio sul redivivo Carpi. Le crisi tecniche che stanno investendo Atalanta ed Udinese hanno concretamente arricchito il lotto delle pericolanti. Il Verona è forse la migliore tra le contendenti per spirito e qualità di organico ma pare irrimediabilmente fuori dai giochi. Due incroci proibitivi per il Palermo, Fiorentina e Juventus entrambe in trasferta, decisivo sarà il poker di sfide al "Barbera" contro Atalanta, Lazio, Sampdoria e Verona.

Empoli e Chievo costituiranno due tappe fondamentali per il gruppo di Novellino. Squadre brillanti, tignose ed organizzate. Avversarie fortemente caratterizzate, seppur in modo diverso, dai rispettivi tecnici. Compagini di valore ma non ingiocabili. Prive di particolari ambizioni e timori latenti, confortate da una classifica rassicurante costruita con largo anticipo. Sul fattore squisitamente motivazionale il Palermo dovrà edificare la sua partita, mostrando quella ferocia, quella cattiveria agonistica, quella voglia indomita di invertire il trend ed evitare un amaro tracollo. I leader dovranno dare l’impulso principe, da Sorrentino a Vazquez, da Maresca a Gilardino, ma è giunto il momento che anche i giovani dalla presunta e potenziale qualità, da Hiljemark a Djurdjevic, da Lazaar a Quaison, passando per Trajkovski, giustifichino la loro presenza sul terreno di gioco. Adesso o mai più. Novellino ed i suoi ragazzi hanno ancora margine per provare a conquistarsi sul campo la salvezza. Traguardo imprescindibile per salvaguardare il presente e schiudere l’orizzonte di un futuro. Obiettivo che, duole sottolinearlo, in virtù dell’imbarazzante serie di topiche strategiche e operative, il club rosanero non meriterebbe di centrare.