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Berti a Mediagol: “Chiamerò Corini. Vi racconto di quando contro il Catania mi partì la ‘brocca’ e Toni-Guidolin…”

Berti a Mediagol: “Chiamerò Corini. Vi racconto di quando contro il Catania mi partì la ‘brocca’ e Toni-Guidolin…”

Tutte le dichiarazioni a Mediagol.it dell'ex estremo difensore rosanero Gianluca Berti, compagno di squadra di Eugenio Corini nella storica promozione del 2004

Mediagol23

di Luca Bucceri

Un idolo che mai verrà dimenticato, uomo carismatico e dalle mille personalità.

Anche Gianluca Berti, ex estremo difensore rosanero, ha voluto augurare il meglio al neo-tecnico del Palermo Eugenio Corini, come fatto in precedenza da Lamberto Zauli e Rino Foschi. Intervenuto ai microfoni di Mediagol.it nel corso della trasmissione radiofonica su "Radio Action", l'ex portiere rosa si è detto felice per l'amico Corini: “Quella di Eugenio è una scelta romantica-mediatica oppure anche di valore tecnico? Già che arrivi in una città che gli vuol bene è un punto importante, perché a Palermo è stato un uomo fondamentale. Poi è un tecnico di valore, ha salvato un Chievo in una situazione simile a quella rosanero. La scelta di Corini in una piazza che lo apprezza può essere importante“.

Berti poi ha analizzato l'operato dell'ormai ex tecnico Roberto De Zerbi: “De Zerbi un azzardo eccessivo? Di lui parlavano tutti bene e io sono ancora convinto che farà una carriera importante, ma ha trovato una situazione difficile. E’ una squadra che in Serie A soffre, giovane, che non ha ancora espresso il suo valore. De Zerbi ha sicuramente pagato anche questo“.

Le qualità di Corini? Lui è un uomo equilibrato, che anche in campo sapeva dove stare, ti dava dei consigli, insomma era già un allenatore in campo- ha proseguito-. Inoltre è un ragazzo d’oro, gli auguro veramente di farcela, di salvare il Palermo per lui, ma anche per i palermitani. Sapete quanto sono legato a questa città e spero davvero centri la salvezza".

Serviranno duro lavoro e sacrificio per centrare l'obiettivo salvezza, già a partire dal match contro la Fiorentina: “I valori verranno fuori alla lunga, ma adesso c’è da stringere la cinghia e pedalare, bisogna che i giocatori si diano la mano l’un l’altro. C’è da soffrire, inutile nascondersi dietro a un dito. Lo stesso deve fare la piazza, perché c’è bisogno di tutti. L’organico non vale la categoria? Sicuramente ci sarebbe da lavorarci, ma non penso che le altre tre che sono lì col Palermo siano poi superiori. Se non arrivano i risultati, comunque, è chiaro che serva qualcosa in più. Di cosa ha bisogno il Palermo a gennaio? Mancano ancora partite importanti prima del calciomercato, già domenica c’è una sfida proibitiva contro la Fiorentina. Sarà una gara durissima, se la Fiorentina fa la Fiorentina non ci sarà nulla da fare, ma cosa hanno da perdere i rosanero? Bisogna fare il massimo per tentare l’impresa“.

Non poteva mancare un pensiero anche sul giovane portiere Josip Posavec, sempre al centro di aspre critiche: “Posavec? E’ un ragazzo giovane, inoltre non è facile parlare dopo tante sconfitte. E’ un giocatore di valore, ma se la squadra andasse bene sarebbe sicuramente più facile dare un giudizio migliore. Oggi tutti sono sul banco degli imputati e anche lui lo è".

Infine Berti ha svelato un simpatico aneddoto del derby vinto 5-0 contro il Catania nella stagione promozione del 2003-2004: “Quel derby della stagione 2003-04 finito 5-0 e il coro ‘Gianluca Berti facci un gol’? C’era un rigore per noi sul 4-0, io volevo batterlo a tutti i costi. Ci fu una mezza discussione con Guidolin, che mi diceva di stare in porta, ma io volevo andare a fare gol. Poi Toni mi chiese di tirarlo lui per vincere la classifica cannonieri. Ormai mi era partita la brocca. Il pubblico capì e cominciò a cantare chiedendomi un gol, così feci finta di calciare verso la porta facendo esplodere lo stadio. Ricordo anche la serpentina col Cesena, con il pareggio di Ferrara in pieno recupero. Ho il filmato e ogni tanto lo guardo, mi scoppia anche da ridere, sono ricordi indelebili. Sentirò Corini e gli augurerò buona fortuna. Lui deve fare quello che sa fare, l’allenatore. Mettersi a testa bassa, non sentire nessuno e cercare di dare la sua tranquillità. Bisogna lavorare sulla testa dei ragazzi. Vengono da tante critiche, bisogna isolarsi e rimboccarsi le maniche, andare a fare la guerra".

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