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Van der Meyde:”Io rovinato da sesso,alcol e droga”

Lex centrocampista di Ajax, Inter ed Everton Andy Van der Meyde, che ha lasciato il calcio a soli 32 anni, ha raccontato la sua vita sregolata nellautobiografia "Nessuna pietà", in uscita.

Mediagol8

Lex centrocampista di Ajax, Inter ed Everton Andy Van der Meyde, che ha lasciato il calcio a soli 32 anni, ha raccontato la sua vita sregolata nellautobiografia "Nessuna pietà", in uscita nelle prossime settimane in Olanda. "LAjax è stata lunica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sullanello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8. Poi un giorno arriva lofferta dellInter: 8 milioni. Accettai, nonostante lallenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse ancora pronto per lestero. Dopo una settimana a Milano, telefonai a David Endt (team manager dellAjax, ndr) implorandolo di riportarmi a casa. I soldi possono anche tenerseli, gli dissi. Mi consumava la nostalgia. A Milano era tutto estremamente professionale e cera un giro di soldi pazzesco -prosegue Van der Meyde in uno stralcio pubblicato in anteprima e riportato da "La Gazzetta dello Sport"- , con il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50mila euro a testa. Avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana, la mia prima moglie era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello. AllEverton mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo allInter. Ci andai di corsa. La prima cosa che feci fu comprare una Ferrari e andare a sbronzarmi al News Bar, uno dei locali più in voga di Liverpool. La mia giornata terminò in uno strip-club. Andavo pazzo per le spogliarelliste. Lì conobbi Lisa e me ne innamorai subito. Nel suo mondo bere e sniffare cocaina era una cosa allordine del giorno. Le donne? Il mio motto era: sempre e ovunque, fosse unigienista dentale, una segretaria dellAjax, una ragazza conosciuta a un semaforo. Una volta passai una serata a gozzovigliare a Manchester, mi scolai unintera bottiglia di rum e andai direttamente agli allenamenti. Ai test registrai il mio miglior tempo di sempre, ma non riuscii a nascondere la sbronza. Il tecnico Moyes pensava fossi un viziato, in realtà stavo accanto a Dolce, la bambina che avevo avuto da Lisa. Soffriva di una rara malattia allintestino, è stata operata otto volte in due anni. Non volevo lasciarla sola. Ma ero fuori controllo; non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Era roba pesante, di quella da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dallo studio del medico del club. Lho fatto per più di due anni. Poi è arrivata la cocaina, insieme a Bacardi, vino e feste in quantità. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto"". Adesso, dopo aver tentato senza fortuna il ritorno in Olanda, prima al Psv Eindhoven e poi con i dilettanti del WKE ("Ma è stato come tentare di mettere in moto unauto ferma da troppo tempo: i ritmi del calcio pro non facevano più per me") e aver appeso le scarpette al chiodo, Van der Meyde sogna un futuro da allenatore delle Giovanili. "Sono in attesa del quinto figlio, il secondo dalla mia attuale compagna, Melissa. Non sono milionario ma vivo meglio di prima. Col libro ho voluto chiudere un capitolo della mia vita. Adesso voglio allenare nelle giovanili. Dopo tutti gli errori che ho commesso, chi meglio di me può insegnare ai ragazzi come non sprecare il proprio talento?".