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Spagna: Diego Costa “rinnega” la Seleçao

Di Calogero Fazio.

Mediagol8

Di Calogero Fazio

Diego Costa, attaccante brasiliano capocannoniere della Liga in forza all’Atletico Madrid, andrà ai Mondiali, ma con la Spagna. Il giocatore ha “rinnegato” le proprie origini, preferendo giocarsi le sue chance con la maglia della Roja. A questo proposito, il celebre Edson Arantes do Nascimento ha detto la sua: “Penso che dobbiamo rispettare la sua decisione - ha rivelato Pelé ai media brasiliani in base alle parole raccolte dalla ‘Gazzetta dello Sport-. Ha cercato di spiegare che non è stato preso in considerazione e per questo motivo ha deciso di giocare per la Spagna. È coraggioso e lo capisco. Lui ha il diritto di scegliere. Ha detto che in Spagna lui ha avuto la possibilità di mettersi in mostra e per questo motivo preferisce giocare per la Spagna. Lui è un altro giocatore che avrebbe potuto rappresentare il Brasile, ma ho l’impressione che abbia fatto la scelta giusta, dato che non è stato considerato adeguatamente qui da noi”, ha concluso il più grande fuoriclasse di tutti i tempi.

La vicenda di Diego Costa ha avuto un gran numero di precedenti. Giocatori originari di paesi latino-americani che però hanno optato per Nazionali europee, in cui hanno trovato evidentemente la loro realizzazione umana e professionale, nella storia del calcio non ne sono mancati. Ovviamente, gli ultimi sviluppi del calcio europeo, in materia di cittadinanza, che vanno di pari passo con l’evolversi delle vicende politiche e burocratiche del vecchio continente, hanno contribuito a generare questa tendenza, con numerosi casi relativi agli ultimi anni.

La Spagna stessa, ad esempio, nel recente passato aveva visto un altro brasiliano, Marcos Senna, vestire la maglia delle furie rosse. Oppure, l’Italia ha potuto arruolare l’argentino della Juventus Mauro German Camoranesi nella trionfale spedizione dei Mondiali di Germania 2006, il brasiliano Thiago Motta (tutt’ora del PSG, in passato parte integrante dell0Inter di Mourinho e protagonista di Euro 2012) o, in chiave più modesta Amauri Carvalho de Oliveria (che ha pure giocato nel Palermo, oltre che nella Juventus e altre squadre), senza grossi benefici per la nostra Nazionale.

Però di precedenti più datati non ne mancano neppure. Negli anni ‘30, l’argentino Luis Monti dopo aver giocato la finale della prima edizione della Coppa del Mondo (in Uruguay nel 1930), passò fra le fila degli azzurri che vinsero i Mondiali casalinghi del 1934. Unico caso nella storia della Coppa del Mondo di giocatore che disputa due finali con due rappresentative diverse. Negli anni ‘50 e ‘60 ci furono altri esempi. La Nazionale azzurra che fallì la qualificazione ai Mondiali di Svezia ‘58 contro l’Irlanda del Nord, dopo una drammatica partita a Belfast persa dagli italiani per 2-1 che costò l’estromissione dalla partecipazione alla kermesse svedese, schierava diversi oriundi. Nell’ordine: gli uruguayani Schiaffino e Chiggia (reduci dal vittorioso Mondiale di Brasile ‘50), il brasiliano Da Costa e il cileno Montuori. Il risultato fu decisamente non all’altezza delle aspettative.

In seguito fu la volta di José Altafini che optò per l’Italia negli anni ‘60, preferendola al Brasile, nel corso dell’epopea più gloriosa della storia verde-oro. L’attaccante brasiliano, divenuto in seguito un noto commentatore televisivo, ammise i propri rimpianti, poiché, la scelta della Nazionale italiana gli precluse di prender parte alle gesta del leggendario Brasile di quegli anni che con Pelé ed altri dei più grandi fuoriclasse di tutti i tempi vinse ben tre Mondiali fra il ‘58 e il ‘70.

Come ha ammesso con grande franchezza Pelé, Diego Costa non è stato preso nella giusta considerazione nel suo Paese e quindi la sua scelta non è da biasimare. Dobbiamo poi aggiungere che la Spagna di questi anni sta attraversando un momento trionfale, con uno straordinario “triplete” conseguito fra il 2008 e il 2012, con due edizioni degli Europei e una dei Mondiali che sono andate a riempire la bacheca della Nazionale spagnola, che prima non conteneva alcun trofeo.

Inoltre, il dominio delle furie rosse è suscettibile di essere prolungato visto le grandi qualità comprese in quella formazione dominatrice degli ultimi anni, e la media-età sostanzialmente giovane dei talenti dell’attuale Nazionale iberica. La finale persa contro il Brasile nell’ultima edizione della Confederation Cup può apparire come un banale incidente di percorso di fronte a tante vittorie. Di contro, però va anche detto che il Mondiale della prossima estate si terrà in Brasile: un appuntamento suggestivo che non può che suscitare stimoli ed emozioni prorompenti per un calciatore brasiliano.

Certo, è chiaro che le recenti proteste che hanno accompagnato lo svolgimento dell’ultima edizione della Coppa delle Confederazioni hanno portato l’opinione pubblica mondiale a guardare con grande preoccupazione la difficile congiuntura economica del periodo attuale per il Brasile e per il mondo, arrivando alla paradossale situazione di assistere alla scena di enormi masse popolari che protestano energicamente contro l’organizzazione (con relativo dispendio di risorse finanziarie) della massima manifestazione planetaria del calcio, proprio in quel Paese che ha questo sport nella propria cultura più tradizionale e profonda se non, addirittura, nei propri cromosomi, plasmando una sorta di “religione popolare del calcio”.

Tuttavia, non è da sottovalutare, malgrado ciò, che la rinomata passione del notoriamente caldo pubblico brasiliano non mancherà certo di sostenere la selezione verde-oro nelle sfide della kermesse mondiale dell’anno prossimo, fungendo da compensazione per il tasso tecnico di una Nazionale brasiliana certamente promettente, ma che forse non sta attraversando il momento più esaltante della sua storia, molto lontano dai periodi d’apogeo del calcio brasiliano.

Malgrado questo, nulla può far venir meno la massima che “il Brasile è il calcio”, un’asserzione paradigmatica per gli appassionati di tutto il mondo. La domanda che ci possiamo porre è: sarà il Brasile a rimpiangere di aver bistrattato un attaccante dalle indubbie potenzialità oppure sarà l’attaccante dell’Atletico Madrid a “mangiarsi le mani” per aver mancato ad un appuntamento, per molti versi, irripetibile della storia del calcio brasiliano, per calciatori e supporters di quella che, malgrado tutto, è e rimane la “patria del calcio” per eccellenza? Staremo a vedere.