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Repubblica: Palermo super, il Milan affonda

Se questo è il mese del congedo di Leonardo dal Milan, l’addio è lungo e decisamente mesto. E se questo è il mese del congedo del Milan dalla sua seconda, consecutiva.

Mediagol8

Se questo è il mese del congedo di Leonardo dal Milan, l’addio è lungo e decisamente mesto. E se questo è il mese del congedo del Milan dalla sua seconda, consecutiva stagione insulsa, il saluto è stanco e travagliato: il portafoglio di Berlusconi si è afflosciato e al successore dell’allenatore brasiliano servirà parecchia fantasia, per restituire entusiasmo a un ambiente frustrato dai propri insuccessi nonché, soprattutto, dai successi dell’Inter. Di sicuro questo è il mese più importante nella storia del Palermo, che 12 anni fa venne ripescato dalla C2, dopo lo pareggio perso con la Battipagliese, grazie al fallimento dell’Ischia, e che Zamparini trovò in serie B nel2002. Ieri, col 3-1 inflitto ai resti del Milan e col solito gol cesellato da Miccoli, si è issato momentaneamente al quarto posto dei sogni. Tra due settimane lo attende al Barbera il duello con la Samp per la Champions, traguardo inedito per un’intera regione: avvezza al vassallaggio calcistico, la Sicilia ha sempre fatto il tifo per le grandi squadre del Nord, ma ora può finalmente inorgoglirsi per quella di Delio Rossi, romagnolo profeta in meridione, del quale s’innamorò ai tempi di Foggia e dal quale, passando per Salerno e Lecce, non si è più staccato. Come ogni obiettivo prezioso, a un certo punto la vittoria di ieri sera è stata anche sofferta. L’hanno resa tale, tentando la rimonta sullo 0-2, gli orgogliosi superstiti di un Milan decimato: gli infortunati erano 11, incluso lo squalificato Ambrosini, e la moria di centrali difensivi aveva indotto Leonardo a convertire ancora Oddo in stopper, preferendolo all’imberbe Albertazzi, e a ripiegare sul modulo ancelottiano, con Seedorf trequartista dietro Huntelaar e Ronaldinho. Dopo 18’ la partita pareva già chiusa, appunto per colpa di due sventatezze difensive. Prima, dimenticato in area su un corner da Oddo e Thiago Silva, Bovo (al rientro da un’operazione al piede) aveva colpito dall’area piccola. Poi un pallone perso da Oddo sul pressing di Hernandez aveva innescato la triangolazione Miccoli-Hernandez e il diagonale del raddoppio, festeggiato dal ventenne con la cumbia, danza uruguaiana ormai il ballo favorito della Favorita. In un altro tipo di danza si producevano Ronaldinho e Seedorf, con i loro ancheggiamenti sul posto, osservati dal placido e perplesso Huntelaar. Un destro da fuori di Pirlo, deviato in volo da Sirigu, esprimeva la frustrazione del regista, obbligato a sdoppiarsi in mediano accanto all’inesausto Gattuso. Nell’intervallo, come già a Genova la settimana scorsa, è verosimile che Leonardo si sia arrabbiato con Ronaldinho, che per un quarto d’ora ha esibito, con Seedorf, un palleggio finalmente utile e non più solo coreografico. I due hanno creato l’apprezzabile azione dell’1-2 (taglio del brasiliano, rasoterra da centro area dell’olandese) e il Palermo un po’ si è spaventato, inserendo Cavani per affiancare il genietto Pastore, mentre il ricorso a Inzaghi si rivelava tardivo. Nel frattempo, infatti, l’autonomia dei giocolieri rossoneri si era esaurita. Miccoli l’ha messa a nudo col colpo di genio del 3-1 e da allora ha avviato l’accademia, con Dida a evitare il peggio: epilogo paradigmatico di una stagione, più che di una serata. ENRICO CURRÒ Fonte: Repubblica