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PALERMO PROTESTA MA LO STADIO SI SVUOTA E LA SQUADRA RESTA SOLA

di Alessandro Rubino Una delle note stonate in quella che è di certo una stagione maledetta per il Palermo sotto diversi punti di vista è il calo delle presenze sugli spalti del.

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di Alessandro Rubino Una delle note stonate in quella che è di certo una stagione maledetta per il Palermo sotto diversi punti di vista è il calo delle presenze sugli spalti del “Renzo Barbera”. I numeri sono impietosi, è evidente il crollo degli abbonamenti e delle vendite dei biglietti negli ultimi anni ed in particolare negli ultimi mesi. Ed è chiaro come non sia soltanto la crisi economica ad aver influito su questo dato preoccupante. Tante colpe sono da ascrivere al rendimento della squadra ed alla gestione della società da parte della proprietà. I tifosi palermitani sono esasperati dalla situazione che si è venuta a creare, questo è un dato di fatto. Le recenti contestazioni testimoniano il malessere della piazza, che si è quasi stancata di dare supporto ad una formazione che ultimamente somiglia più ad un malato terminale piuttosto che ad un paziente in via di guarigione. Ma viene da chiedersi se sia giusto contestare nel momento in cui viene meno il supporto alla squadra: perché erano davvero pochi gli spettatori allo stadio, quasi la metà rispetto al match con lAtalanta, nella gara più importante dellanno contro il Pescara. Il problema, comunque, potrebbe essere legato non tanto al fatto di contestare o meno, quanto al capire chi può avere realmente il diritto di esprimere il proprio dissenso. La contestazione, con una squadra ultima in classifica e un giocattolo perennemente rotto e rimesso insieme con soluzioni tampone, sembra quasi sacrosanta. Per la serie, se non ora quando? Ma è molto facile parlare dalle proprie poltrone, nel bene o nel male. Chi realmente potrebbe parlare con pieno diritto sono quei tifosi abbonati ed i “coraggiosi” che hanno deciso di acquistare il biglietto domenica scorsa sfidando anche il freddo pur di star vicini alla squadra. Fermo restando che non andare allo stadio non può e non deve pregiudicare il diritto di esprimere, sempre civilmente, il proprio disappunto e contestare. Purtroppo, però, sembra che il tifo palermitano stia cominciando a disertare lo stadio più per protesta contro la proprietà che per reale disinteresse nei confronti della squadra. E tutto questo va a discapito della squadra stessa. Stravolgere spesso tutto, con continui esoneri di allenatori o dirigenti amati e cessioni di giocatori rappresentativi non ha aiutato nessuno: i tifosi a lungo andare si stancano. E questo aspetto certamente non depone a favore della società, che non può non riconoscere le proprie colpe. Ma la squadra? I giocatori che scendono in campo a difendere i colori del Palermo andrebbero supportati nel bene come nel male. Se non altro, almeno fin quando la matematica darà speranze. Troppo facile andare a tifare solo quando le cose vanno bene: bisognerebbe ricordarsi delle sofferenze di qualche anno fa nelle serie minori, della capacità di star vicini ai rosanero anche contro le squadre di provincia. Sembrano finiti i tempi in cui a spingere il Palermo era a volte anche leffetto-Barbera: adesso lo stadio somiglia sempre più ad una cattedrale nel deserto sempre meno capace di trasmettere emozioni a chi ci sta dentro. In questo momento tutti coloro i quali dicono che esiste e si tifa solo la maglia dovrebbero sostenere proprio la maglia e spingere una squadra che fa quello che può con i mezzi che ha. Adesso è il momento di stare uniti, senza dubbio ci sarà tempo per le critiche. Le contestazioni, purtroppo, adesso servono solo a destabilizzare lambiente; poi, si sa, a Palermo lambiente è già poco stabile a prescindere. E in ogni caso, occorre scindere i vari tipi di contestazione: soprattutto bisogna capire che per contestare una società non si può abbandonare una squadra e viceversa. I contrasti con una proprietà che negli ultimi anni ha gestito in un modo poco gradito alla piazza il club rosanero non possono danneggiare chi poi la piazza la va a rappresentare in campo. I tifosi palermitani, da sempre civili ed intelligenti, devono capire che non è questo il momento adatto per fare i processi. Quella che squadra, società e tifoseria devono provare a fare è unimpresa. E, per dirla con le parole del dg rosanero Perinetti, non cè nessuna squadra al mondo che può fare unimpresa da sola e senza una tifoseria accanto che rimandi alla fine le critiche, ricordando sempre che il Palermo è e resta comunque un patrimonio della città. Insomma, giusto o sbagliato che sia contestare, le contestazioni andrebbero rinviate: bisogna che squadra, tifoseria e proprietà vadano avanti insieme. Almeno fino a giugno.