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IN ITALIA TUTTI PASSANO ALLA DIFESA A 3A PALERMO GASP NON SEGUE LA MODA MA LA CREA

di Salvatore Orifici Per la televisione c’era la Rai, per il telefono la Sip e per l’energia elettrica l’Enel. Stiamo parlando degli ex monopolisti di stato che con gli anni.

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di Salvatore Orifici Per la televisione c’era la Rai, per il telefono la Sip e per l’energia elettrica l’Enel. Stiamo parlando degli ex monopolisti di stato che con gli anni cominciarono a dover fare i conti con una concorrenza in molti casi capace di diventare leader nel mercato. Se spostiamo il raggio d’azione al calcio possiamo tranquillamente azzardare un parallelo tattico. Fino a qualche anno fa il monopolio dei moduli era senza ombra di dubbio targato 4-4-2. Ma come successo in quei settori dell’economia di cui sopra, anche nel calcio il mercato si è liberalizzato. Ed ecco che con gli anni abbiamo visto allenatori, pronti a sbizzarrirsi inventandosi moduli e dettami tattici che pian piano hanno rivoluzionato il modo di intendere il calcio. Con il passare del tempo il 4-4-2 è stato di buon grado sostituito, accantonato, posteggiato per far spazio alle novità provenienti anche da paesi esteri. E una volta che uno schema viene provato con successo da una formazione italiana, ecco le altre subito pronte ad adattarsi e a copiare i vari stili e movimenti che poi si trasformano in mode, a volte in vere e proprie fissazioni. E l’Italia è la patria delle manie e delle mode. Non possiamo non ricordare il celebre modulo ad Albero di Natale, ideato da Carlo Ancelotti e provato con successo al Milan: un 4-3-2-1 che già dopo pochi minuti che deve la sua fama forse più al suo fortunato nomignolo più che ai risultati ottenuti sul campo. Ad ogni modo, furono tantissime le squadre a copiare l’intuizione di Ancelotti e in alcuni casi gli allievi superarono decisamente il maestro. Ma la moda, si sa, cambia. Ci trasferiamo a Roma, sponda giallorossa. L’allenatore di turno, Luciano Spalletti, nella capitale porta un nuovo schema, il 4-2-3-1 senza punti di riferimento. Un modulo che esalta le caratteristiche dei calciatori della Roma, che potevano godere di Vucinic, Mancini e Taddei in splendide condizioni, e di un Totti che in carriera aveva quasi sempre giocato da seconda punta reinventato nel ruolo di centravanti di movimento. Lo spettacolo fu indimenticabile e tante squadre ancora oggi ne utilizzano delle varianti. In particolare Catania e Fiorentina, plasmate da un ex giocatore di Spalletti come Vincenzo Montella, ricordano da vicino lo stile della Roma del tecnico toscano. Quello attuale è senza dubbio il periodo storico-calcistico della difesa a 3, almeno nel Bel Paese. Squadre che mai e poi mai avremmo pensato potessero cambiare così radicalmente il proprio stile di gioco si sono adattate in fretta e furia a quello che sembra ormai quasi un virus dilagante. Il Napoli di Mazzarri lo utilizza ormai da anni, la Juventus di Conte, partito con l’idea di giocare con il 4-2-4, ha presto finito per modificare il suo modulo specchiandosi nel 3-5-2 del Napoli e potendo contare della bravura dei tre mediani Vidal-Pirlo-Marchisio associati al lavoro degli esterni di centrocampo. Negli ultimi tempi, sintomo di successo ed efficacia, anche altre squadre del panorama calcistico italiano hanno apportato tale modifica, almeno nel reparto difensivo. I successi dell’Inter di Stramaccioni hanno giovato sicuramente del passaggio alla difesa a 3 composta da Ranocchia, Samuel e Juan Jesus, bravi anche a reggere la mancata copertura del tridente offensivo formato da Palacio, Milito e Cassano. E pensare che Gasperini all’Inter avrebbe voluto insistere sul 3-4-3, salvo poi abbandonare anzitempo per impazienza del presidente Moratti. Già Zaccheroni dal 1997 in poi aveva tentato questa strada. A lui andò bene, ma i colleghi tecnici non si omologarono e rimase una mosca bianca. Hanno avuto più successo Gasperini e Mazzarri, gli unici che utilizzavano la difesa a 3 fino a quattro stagioni fa. Ci provò anche Guidolin, convertendosi dopo che per anni Zamparini lo aveva ben consigliato a Palermo, e fu un successo. Da quando anche la Juventus si è schierata a 3 e la nazionale ha ripreso l’idea tutto il campionato ha cominciato a testare questa soluzione. Oggi difendono a 3 anche Parma, Fiorentina, Catania e Udinese e nella ultimissime partite di campionato e Champions, anche Allegri ha schierato il suo Milan con tre uomini in difesa. Il vantaggio del Palermo è di avere trovato in Gian Piero Gasperini uno dei pochi tecnici con una lunga esperienza in fatto di difesa a 3. Se molti allenatori si avvicinano a questo tipo di schieramento giusto per tentare di tappare qualche buco di troppo in difesa, il tecnico del Palermo fa del trio difensivo uno dei punti fermi del suo modo di fare calcio. Così diventa un vantaggio strategico per il Palermo avere alla guida della squadra un uomo che dopo anni di esperienza conosce vita morte e miracoli della difesa a 3. L’innesto di Donati come centrale è probabilmente una mossa che un altro allenatore non avrebbe mai azzardato, non potendo immaginare come il reparto avrebbe reagito ad un centrocampista reinventato difensore. Gasp ci ha provato senza troppe esitazioni e l’esperimento è riuscito molto bene. Mode, fissazioni, forse tormentoni. L’Italia è fatta così. L’Italia del catenaccio, del 4-4-2, del trequartista, dell’albero di Natale, della ricerca del Top Player. Ma in questo momento, lasciatecelo dire, questa è l’Italia della difesa a 3. Ma mentre gli altri seguno la moda Gasperini la moda l’ha creata.