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GASPERINI LEREDE DEL MAESTRO DELIOIN UN PALERMO DOVE I SERGENTI NON SERVONO

Non sarà una suddivisione del tutto esaustiva, ma da sempre gli allenatori italiani si possono facilmente raggruppare in due grandi insiemi: motivatori e maestri di calcio. Per fortuna la.

Mediagol8

Non sarà una suddivisione del tutto esaustiva, ma da sempre gli allenatori italiani si possono facilmente raggruppare in due grandi insiemi: motivatori e maestri di calcio. Per fortuna la scuola del Bel Paese è una delle migliori al mondo e i tecnici ad alto livello possiedono entrambe le componenti, ma è evidente come una delle due prevalga sempre sullaltra. A Palermo abbiamo visto personaggi carismatici come Colantuono, Zenga e Sannino fallire nonostante un brillante curriculum e magari tornare a far bene immediatamente dopo, mentre mister più attenti allorganizzazione del gioco come Guidolin, Rossi e Ballardini hanno fatto divertire i tifosi e ottenuto i migliori risultati. Non possiamo dire che la regola valga a livello generale, ma quel che è certo è che a Palermo hanno sempre riscosso maggior successo gli allenatori che al coinvolgimento emotivo hanno preferito le nozioni tattiche, anche se poi nel panorama italiano vincono forse più spesso i Conte, i Mourinho, i Mazzarri, i Capello. A Palermo però i sergenti lasciano il passo ai maestri di calcio ed a questa categoria va ascritto a pieno titolo Gian Piero Gasperini. Sono in tanti a rivedere negli sprazzi di bel gioco offerto qualcosa dellultimo tecnico veramente amato dal pubblico palermitano, quel Delio Rossi che ha unito per due stagioni bel gioco e risultati arrivando sino alla finale di Coppa Italia. Vi proponiamo un parallelo tra i due, analizzando pregi, difetti e similitudini del loro modo di fare calcio. di Roberto Chifari Nel Palermo della stagione dei record, la squadra di Delio Rossi praticava un 4-3-1-2 ordinato che offriva molto allo spettacolo offensivo e che dava la possibilità agli attaccanti di vedere la porta con una certa frequenza. Il titolare in porta di quel Palermo era Salvatore Sìrigu, scoperto qualche mese prima da Zenga e promosso con i galloni da titolare anche dal subentrante Rossi. La coppia difensiva era affidata a due centrali di esperienza come Bovo e Kjaer, vera cerniera difensiva di sicuro affidamento e con poche sbavature. I cursori delle due fasce che completavano il poker difensivo erano Balzaretti a sinistra e Cassani a destra, che nella fase di possesso sostenevano l’azione dalle fasce portando quei cross e quelle verticalizzazioni che rendevano la manovra del Palermo fluida e imprevedibile. Le discese dei due esterni, entrambi dotati di buona corsa, avevano dato la possibilità di utilizzare i terzini come "attaccanti" aggiunti, un’idea tanto cara a Zeman, di cui Rossi è stato un diligente ‘vice’ ai tempi del Foggia dei miracoli. A catturare i palloni, spezzando il gioco degli avversari ci pensavano due mastini come Nocerino e Migliaccio. La loro presenza in campo è diventata via via col tempo fondamentale, tutte le azioni dei rosa ripartivano per una conquista del pallone da parte dei due intermediari, che sgravati dal semplice compito di copertura di tanto in tanto tentavano le sortite in attacco. Il primo con i tiri dalla distanza, il secondo con gli inserimenti da dietro sui calci piazzati. Ad orchestrare la manovra rosanero c’erano le sapienti geometrie disegnate da Liverani, la cui manovra passava necessariamente dai suoi piedi: una volta ricevuto il pallone, il regista ne smistava il gioco sugli esterni per gli accorrenti terzini oppure disegnando col compasso verticalizzazione per i piedi degli attaccanti. Il collante tra centrocampo e attacco era dato Javier Pastore; giunto quell’estate dall’Huracan e che dopo un breve periodo di adattamento, diventò il fulcro del gioco le cui geometrie, i dribbling e la bravura nel nascondere il pallone spesso si trasformavano in assist preziosi per i compagni. L’attacco era affidato al solito Miccoli, vero trascinatore della squadra e ad un ormai maturo Cavani che nella sua ultima stagione in rosa marcherà a segno 14 volte. In panchina sedeva un giovanissimo Hernandez, diamante della Primavera di Pergolizzi, tutto estro e talento, corsa, dribbling, e gran tiro. Il classico esempio del giocatore sudamericano tutta potenza e fantasia. Il Palermo di mister Rossi nella stagione 2009/2010 giungerà quinto in classifica dopo un emozionante testa a testa con la Sampdoria per l’ultimo posto Champions. Sfumato l’Europa dalla porta principale, i rosa accederanno all’Europa League l’anno dopo, giungendo poi, alla storica finale di Coppa Italia contro lInter. La forza propulsiva dei due terzini, unita al peso offensivo dei tre uomini dattacco puri schierati in campo rendeva la squadra di Rossi una vera macchina da gol, senza dimenticare uomini come Nocerino e Migliaccio che in termini di inserimenti erano sempre preziosissimi. I problemi arrivavano in fase di copertura, con le generose cavalcate di Cassani e Balzaretti spesso punite in contropiede e con troppi uomini che in fase di non possesso si disinteressano del gioco. Con interpreti giusti e di alta qualità il calcio di Rossi è stato forse il migliore mai visto al Barbera. Gian Piero Gasperini, com e#769;è ben noto, ha fatto del 3-4-3 il suo credo calcistico, che ha applicato con sapiente dedizione ai tempi del Crotone e del Genoa. Un modulo che gli permette di giocare in maniera spregiudicata rintanando l’avversario nella sua metà campo e costringendolo a barricate difensive. Ma la squadra rosa ha dimostrato anche di saper soffrire difendendo in superiorità numerica in fase di non possesso e proponendo un gioco altamente offensivo in fase di possesso palla con ben 5 terminali d’attacco, di cui tre attaccanti puri e due laterali. In realtà, il tecnico di Grugliasco nelle sue precedenti esperienze, ha utilizzato spesso la difesa a quattro tutte le volte che gli avversari giocavano con una sola punta di riferimento allargando, così, un centrale di difesa ed abbassando un laterale. Ma come si è potuto già notare dalla trasferta di Genova, Gasperini ha dimostrato di mettere coraggio sia in casa che in trasferta e pertanto, non attaccherà mai con meno di sette uomini facendo del pressing forsennato la sua chiave vincente. Nel 3-4-3 disegnato dal Gasp in porta è stato confermato Ujkani, che ha alternato pericolose amnesie a ottimi interventi da portiere navigato e affidabile. In difesa la novità maggiore è data dall’impiego di Massimo Donati, che da regista di centrocampo è stato retrocesso a centrale difensivo, non una punizione ma un’intuizione geniale che ha dato maggiore qualità ad un reparto che con Munoz e Mantovani e all’occorrenza Cetto nelle prime uscite non aveva dimostrato di essere all’altezza della categoria. Invece, Gasperini ha avuto il coraggio di rilanciare largentino che in una difesa a 3 ha dimostrato di trovarsi a suo agio e ha dato piena fiducia a Von Bergen, roccioso difensore della nazionale svizzera, che in queste prime uscite ha dimostrato di reggere bene i dettami della difesa gasperiniana. Il collante principale tra attacco e difesa rimane il centrocampo, al momento gli interpreti di maggiore affidamento sono i due centrali Barreto e Rios, instancabile coppia sudamericana e cerniera tra i reparti. Dai loro piedi si interrompe l’azione degli avversari e riparte quella del Palermo. Altra novità nello scacchiere di Gasperini è stato l’inserimento tra i laterali del giovane Garcia a sinistra, che contro il Genoa è apparso a tratti straripante come mai si era visto. Il posto a destra sarebbe di Brienza, la cui presenza è fuor di dubbio ma che tra infortuni e squalifiche ha racimolato poco minutaggio nelle gambe, ma è lui l’interprete perfetto che può dare corsa e dinamismo al gioco di mister Gasperini. Da valutare meglio Morganella, che ha messo cuore e grinta quando ha avuto spazio ma che in quella zona del campo deve mettere ancora tanta qualità e quantità. In attacco il tecnico, dopo una doppia esclusione che aveva destato scalpore tra tifosi e addetti ai lavori, ha dato le chiavi del reparto al capitano Fabrizio Miccoli, affiancato da un Ilicic ritrovato e solo un lontano ricordo del giocatore svogliato della passata stagione sotto la triplice gestione Pioli-Mangia-Mutti. L’ultimo tassello è Luigi Giorgi, sui cui è necessario soffermarsi per sottolineare come a volte il calcio regala giocatori tanto rari quanto preziosi. Lesterno, voluto fortemente da Sannino, è arrivato da oggetto misterioso del mercato estivo a piacevole sorpresa di ottobre. Per lex Novara, dopo poche partite è arrivata anche una maglia da titolare, dimostrando di poter giocare come esterno di centrocampo, esterno dattacco o trequartista sia a destra che a sinistra nello scacchiere di Gasperini. Ai box pronti a subentrare anche Budan e Dybala. Se sul primo sappiamo tutto, poco o nulla, sappiamo sul giovane Dybala, che con l’infortunio di Hernandez potrebbe trovare molto più spazio in campo. Il calcio di Gasperini è votato allattacco, ma rispetto a quello di Rossi ha bisogno di più velocità Non a caso un ruolo fondamentale nelle idee del tecnico ce lhanno le seconde linee che devono essere sempre pronte a decidere la partita una volta inserite in campo a partita in corso. Gli esterni a tutto campo e le ali dattacco devono saper dare al gioco tanta quantità, prima ancora che qualità e diventano il vero fulcro del gioco, a discapito di una coppia mediana più muscolare e meno partecipe alla fase di costruzione. Due modi diversi di intendere il calcio dattacco la stessa mentalità. Fare un gol più degli altri e insegnare calcio senza slogan roboanti, senza polemiche a tutti i costi, senza urla e col sorriso sulle labbra. Perché, sarà forse il sole palermitano, o magari il mare della Sicilia, ma da queste parti funziona così: i sergenti non vanno, ci vogliono i maestri di calcio. Benvenuto Maestro Gasp.