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Conte: “Condanna uningiustizia,su me solo fango”

Il tecnico della Juventus Antonio Conte è stato intervistato dalledizione odierna de "La Gazzetta dello Sport" e ha detto la sua sul processo sportivo per il calcioscommesse, che lha visto.

Mediagol8

Il tecnico della Juventus Antonio Conte è stato intervistato dalledizione odierna de "La Gazzetta dello Sport" e ha detto la sua sul processo sportivo per il calcioscommesse, che lha visto condannato a dieci mesi di squalifica nel primo grado di giudizio per una doppia omessa denuncia ai tempi in cui allenava il Siena. "C’è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l’innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un’opportunità e i rischi del dibattimento sono alti. E’ stato un errore. Certo, non avrei ammesso nulla, ma si sarebbe percepita una cosa diversa. Ecco, anche se oggi avessi la certezza dei tre mesi di stop, la mia risposta sarebbe no. Su un fatto concordo con i giudici: 90 giorni non erano una pena congrua. Quella giusta è zero: non ho commesso nè illeciti, nè omesse denunce. Se ho fiducia nei giudici della Corte dAppello? Sì, sono convinto che leggeranno le carte con attenzione evitando, con il proscioglimento, un’ingiustizia. Ho la coscienza a posto -ha proseguito Conte- , non penso possa dire lo stesso chi ha gettato fango su di me. Sbaglio o parliamo di un ex giocatore (Carobbio, ndr) che ha ammesso di aver truccato partite per anni? Per carità, il fenomeno del calcioscommesse va stroncato. Ma non si può squalificare una persona in questo modo, senza nessun riscontro. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno. Voglio che la gente sappia che una cosa così può capitare a chiunque. Per questo quando le Procure avranno finito le indagini, penso che la Federcalcio debba chiedersi se le regole attuali del processo sportivo siano rispettose della difesa di un tesserato e delle società quotate in Borsa. Credo si possa coniugare la lotta alle combine con un dibattimento meno sommario: vi sembra normale quello dove i difensori non hanno la possibilità almeno di controinterrogare un pentito considerato credibile anche quando si contraddice in modo evidente? I collaboratori sono tutelati in modo spropositato. Ribadisco l’ennesima fiducia nei giudici -ha concluso il tecnico leccese- , la mia presenza in aula era proprio un segnale di rispetto verso di loro. Ho annusato l’aria di questo processo, ho ascoltato i miei avvocati e la controreplica di Palazzi. Da quello che ho sentito sono molto sereno e fiducioso: contro il Parma conto di ritornare in panchina".