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Sacchi: “Italia mai affascinante, Mondiale non risentirà dell’assenza”

Sacchi: “Italia mai affascinante, Mondiale non risentirà dell’assenza”

L'ex tecnico di Milan e Parma ha analizzato sulle pagine de La Verità le difficoltà incontrate dal calcio italiano negli ultimi anni.

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Dalla rassegna iridata mancherà la nazionale del Bel Paese, esclusa dopo gli spareggi contro la Svezia.

Secondo Arrigo Sacchi, intervistato da La Verità, l'assenza degli azzurri non renderà meno interessanti i Mondiali di Russia. "Direi che l' Italia ha raramente esercitato fascino. È stata prevalentemente una Nazionale concreta, solo qualche volta è riuscita a unire il bel gioco al risultato. In Russia si giocherà in condizioni climatiche migliori rispetto ad altri mondiali e quindi i giocatori potranno esprimersi meglio. Se la causa dell' assenza dell' Italia è remota o prossima? Remota. Non solo calcisticamente, stentiamo a rinnovarci e a mettere al centro i valori. Del merito, per esempio. Della bellezza, dell' armonia, del coraggio e dello spettacolo che contribuiscono ad aumentare la didattica e a mettere al centro il gioco e le idee. La tragedia è quando non si hanno né gioco né idee".

LE CAUSE - "Ci sono sempre meno campioni perché l'Italia investe sempre meno nei settori giovanili. Il Real Madrid e il Barcellona investono da sole nei vivai più di tutta la Serie A. Il secondo motivo è che, in prevalenza, pensiamo a vincere comunque, a prescindere dal modo. Cominciando da noi allenatori, proseguendo con la stampa e finendo con i tifosi, commentiamo il risultato e non come lo si raggiunge. Si dovrebbe investire di più nei settori giovanili, i corsi per allenatori a Coverciano dovrebbero durare un anno, non 32 giorni come avviene ora".

FILOSOFIA - "In Spagna una partita brutta resta brutta, da noi chi vince senza meritare ha dimostrato di essere cinico. Io non so nemmeno cosa voglia dire. Nel calcio italiano, la regola dominante è: "Primo, non prenderle". Difendersi esprime una filosofia pessimista. Credo che, in tutti i campi si impari di più a costruire che a distruggere. Cosa intendevo quando dissi che fare pressing a Napoli è difficile? Che l' aspetto sociale e la storia contano. Per noi italiani è difficile giocare all'attacco perché l' ultima volta che abbiamo attaccato è stato con i Romani 2.000 anni fa. Da allora l' Italia è sempre stata territorio di conquista. Il nostro peccato originale è che non abbiamo mai interpretato il calcio come i fondatori l' hanno pensato: uno sport di squadra e offensivo. A parte qualche squadra che ha l' orgoglio di fare il suo gioco con lealtà e coraggio, in Italia pensiamo il calcio prevalentemente come uno sport individuale".

NESSUN RIMPIANTO - "La finale del 1994? Ormai non ci penso più, ha vinto la squadra che durante il Mondiale ha fatto meglio. Penso che se è bravo il primo, credo che anche il secondo non sia così male. In 120 minuti sul campo non abbiamo perso, quindi la differenza è stata minima. Quei ragazzi sono stati eroi. Alla fine delle partite, prendevo appunti sulle azioni riuscite e gli errori commessi. Una volta con il Milan vincemmo 4 a 0 a Roma e scrissi due pagine di errori. Dopo la finale di Usa '94 scrissi solo tre parole: grazie a tutti".