serie a

Napoli, Ancelotti: “Questo gruppo può vincere. Razzismo negli stadi? In Italia siamo indietro”. E su CR7…

Napoli, Ancelotti: “Questo gruppo può vincere. Razzismo negli stadi? In Italia siamo indietro”. E su CR7…

Le parole del tecnico del Napoli all'Università Vanvitelli: "Non voglio l’esecutivo di ordini, non voglio soldati. Qui giochiamo a calcio"

Mediagol7

"Si è innanzitutto persone. Non sono un allenatore, ma un uomo che fa l’allenatore".

Parola di Carlo Ancelotti. Diversi sono stati i temi trattati dal tecnico del Napoli, intervenuto questa mattina all'Università Vanvitelli ad un seminario sulla gestione del gruppo: dal suo rapporto con i giocatori, al razzismo negli stadi italiani. Ma non solo...

"Bisogna saper ascoltare. Potrei pormi su un piano di superiorità per l’autorità che ho, ma non lo faccio: preferisco essere allo stesso livello. Credo che la trasmissione diretta sia il metodo migliore per avere la giusta applicazione perché dà una maggiore convinzione. Si può usare l’autorità e si può usare l’autorevolezza. Per far saltare il cavallo o si usa la frusta o la carota: non c’è un metodo universale ma si varia in base al carattere. Un’altra componente è la credibilità, nei momenti di difficoltà spesso i presidenti mi hanno chiamato per dire che ho un rapporto morbido con i calciatori. Anche in Inghilterra, in Francia, in Germania: non è solo un costume italiano. Io però non ho nelle corde questo tipo di atteggiamento. Non voglio l’esecutivo di ordini, non voglio soldati. Qui giochiamo a calcio. Come si gestisce un giocatore che vuole cambiare squadra? Si manda via, semplice. Senso di appartenenza? Questo è più legato ai calciatori. Le squadre che hanno fatto cose migliori le hanno fatte con giocatori cresciuti nei vivai, ad esempio il Milan e il Barcellona o il Bayern negli anni passati. Per un allenatore è complicato perché di media la permanenza è di un paio d’anni. Mio futuro? Il giorno che mi sveglierò e mi annoierò di allenare sarà il momento in cui deciderò di smettere. Poi qua al mattino c’è sempre un bel sole...", sono state le sue parole.

PRIMEDONNE - "Cristiano Ronaldo è una primadonna per i media e l’ambiente, ma c’è un luogo che è lo spogliatoio dove si è tutti uguali. Nel posto di lavoro è trattato come gli altri. In generale comunque il giocatore più forte non lo è per caso, non è una questione solo di talento. Ci devono essere anche personalità e condizione fisica. I calciatori ormai sono delle industrie e ho notato molta professionalità in Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Beckham. Ai miei tempi non lo si era per niente: non c’era prevenzione, si abusava della preparazione. Oggi a 60 anni ho artrosi, mal di schiena, operazione alla cervicale, ma adesso è tutto diverso. Io non li ammazzo i giocatori sul campo, poi la tecnologia ci aiuta: abbiamo dei dati che ci permettono di fare preparazioni mirate e questo ha ridotto i tempi di lavoro".

STADI -"Ci sono comportamenti negativi che all’estero sono stati quasi totalmente debellati. Si deve avere rispetto, non è una cosa complicata. In questo senso in Italia le cose non sono cambiate: ignoranti e maleducati continuano ad andare negli stadi. Ho sentito un’intervista di Gravina e lui sta semplificando questa norma che esiste. Sento dire ‘Ancelotti non può fermare le partite’, ma noi abbiamo solo chiesto mezzo. In Bologna-Juventus è stato preso di mira un ragazzo di 20 anni, è giusto fermarsi temporaneamente per calmare gli animi. È solo questo”.

TITOLARI E NON -"Se ho mai avuto giocatori che mi hanno remato contro? Non ho trovato calciatori così, ma gente con cui non ero d’accordo sì. Non pensiate che il giocatore solo perché guadagna sia felice: vuole giocare. Andare contro l’allenatore significa anche andare contro i propri compagni, e difficilmente accade perché nessuno vuole andare contro la squadra. Chi non gioca è facile che perda motivazione e cala l’intensità dell’allenamento: sarebbe un disastro. A livello psicologico la focalizzazione è soprattutto con chi non gioca. Spesso la scelta di formazione è legata a piccolissimi dettagli, sensazioni e sono cose che non si possono spiegare ai calciatori, a volte non si può dire tutta la verità. Si parla tanto di turnover, è importante ma più sotto l’aspetto psicologico nella gestione di un gruppo. Io ho una lettura della partita dalla panchina ed è totalmente diverso di quando poi rivedo la partita con le inquadrature dall’alto. Abbiamo un assistente in tribuna e ci confrontiamo alla fine del primo tempo e molto spesso ci sono punti di vista diversi. La squadra deve avere un’identità precisa e dei principi di gioco. La nostra fase difensiva non cambia mai perché i giocatori preferiscono difendere così, ma la fase offensiva cambia in base all’avversario. Poi ritengo che sia l’allenatore a modellare un sistema attorno ai giocatori e non viceversa".

NAPOLI -"Il Napoli ha costruito un progetto vincente: negli anni è salito dalla C alla Champions con i bilanci a posto. Vincere è un’altra cosa ed è impossibile fare delle stime. La vittoria è legata a dei dettagli, ma questo gruppo può vincere. Sono convinto a sensazione che non ci sia da aspettare tanto, perché la squadra mi sembra forte. La società ha investito bene, il gruppo è giovane e sano e si investirà ancora. Nel calcio moderno la differenza nei fatturati la fa chi ha la proprietà dello stadio. Al Bayern Monaco, dove c’è lo stadio sempre primo, ad esempio, si vendono 30 mila litri di birra a partita, media di mezzo litro a spettatore. Poi ci sono i diritti televisivi: in Premier League hanno avuto la forza del Commonwealth come bacino di diffusione. Lo stesso discorso vale per le sponsorizzazioni".

MENTAL COACH -"Come si gestisce un giocatore problematico? Ogni tanto c’è qualcuno che tarda agli allenamenti ma ci sono delle regole interne di disciplina gestite dai calciatori stessi. Niente di particolare. Io comunque non mi sono mai permesso di controllare la vita privata dei calciatori. Meglio un giorno di vacanza che un giorno di allenamento fatto male. Quanto può essere importante la figura di uno psicologo in una squadra? Personalmente penso che una figura del genere possa essere molto importante, ma il problema è quanto poi il gruppo accetti questa figura. Se diventa un’imposizione non va bene, in caso contrario può dare dei vantaggi", ha concluso Ancelotti.

tutte le notizie di