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Calcio: grave Imbriani, la lettera che commosse

E in gravi condizioni Carmelo Imbriani, 37 anni compiuti da pochi giorni, ex giocatore del Napoli e allenatore del Benevento. Il linfoma di Hodgkin ha ridotto in fin di vita lex giocatore cresciuto.

Mediagol8

E in gravi condizioni Carmelo Imbriani, 37 anni compiuti da pochi giorni, ex giocatore del Napoli e allenatore del Benevento. Il linfoma di Hodgkin ha ridotto in fin di vita lex giocatore cresciuto nel Napoli che ha chiuso la carriera a Benevento, dove aveva iniziato la carriera di allenatore. Ricoverato allospedale di Perugia, Imbriani lotta sin dalla scorsa estate, quando si erano manifestati i primi segni della malattia proprio durante il ritiro precampionato. Il mondo del calcio, soprattutto nelle ultime settimane, si è stretto attorno ad Imbriani: la dedica di Hamsik dopo il gol segnato al Catania al San Paolo, il pensiero rivoltogli da Agazzi a nome di tutto il Cagliari dopo il pareggio interno con il Milan, i messaggi di tanti colleghi e le tante maglie "Imbriani non mollare". Questa la lettera di Carmelo Imbriani che ha commosso il mondo del calcio: “Una storia incredibile. Il 13 luglio sono in ritiro in Sila con il Benevento, non riesco a dormire la notte. Una settimana dopo violento acquazzone e 40 di febbre: temperatura fissa, un incubo. Resisto, penso che prima o poi passa, ci tengo troppo alla mia avventura da allenatore. Ma il 20 non ce la faccio più. E chiedo alla società di tornare a casa. Mi faccio visitare a Benevento, per due giorni non riescono a capire. Poi la sentenza: broncopolmonite acuta, brutta botta. Ma è solo l’inizio. Dopo un po’ trovano linfomi un po’ ovunque: una bastonata tra testa e collo, la broncopolmonite non era che una conseguenza. Mi mandano a Perugia, all’inizio non accetto. Fino a quindici giorni prima sei con la famiglia, a mare, senza pensieri. E poi ti crolla tutto. Io neanche sapevo cosa volesse dire chemio. E poi scopri cose assurde per chi ha fatto una vita da atleta. Ti senti debole, cadono i capelli, non sei più tu. Soprattutto: non sai, neanche immagini cosa potrà accadere. E diventa sempre più dura. Chi mi ha dato forza? Le persone più care, quelle che non ti lasciano mai. Mia madre Concetta si è trasferita a Perugia, non mi ha lasciato un minuto. Il pensiero di avere accanto mio padre Fernando, mia sorella Diamante e mio fratello Giampaolo mi ha dato grande sollievo. Ho metabolizzato tutto, ho messo una bella corazza. E la svolta è stata quando, poco prima di partire per Perugia per la chemioterapia, dicevo a mio figlia: “Tranquilla, papà va a fare gol e torna subito”. E come dimenticare l’affetto di Valeria, mia moglie, che tra un mese mi farà diventare padre per la seconda volta, lo chiameremo Fernando. Prima della mia odissea, ho rischiato di perdere lei e il bambino: queste situazioni ci hanno resi più forti. Mi hanno telefonato in tanti, gente famosa e meno, i tifosi di tutte le mie ex squadre. Ma ci sono situazioni che ti restano dentro. I cori dei tifosi del Benevento, ogni domenica. La visita del mio presidente Oreste Vigorito a Perugia: si è presentato a sorpresa, tenendomi la mano per un’ora. La lettera di Pino Taglialatela che telefonava ogni sera anche se io avevo voglia di negarmi a tutti. La chemio procede molto bene, ma so che stiamo parlando di una brutta bestia e che non bisogna mollare di un centimetro. Forse i medici mi daranno presto il via libera per andare a salutare la squadra. Jorge Martinez ha tutta la mia fiducia, facciamo coppia in panchina e anche nel nostro modo di vedere le cose. Il mio sogno è tornare in panchina, tuttavia so che dovrò avere pazienza. Jorge mi chiama tre volte al giorno, mi fa sentire il suo affetto. Ma io, Carmelo Imbriani, farò gol al destino: l’ho promesso a mia figlia”.