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Schillaci e i suoi retroscena: “Gufavo Vialli e Carnevale, che infanzia al Cep. Trapattoni e la strage di Capaci…”

Schillaci e i suoi retroscena: “Gufavo Vialli e Carnevale, che infanzia al Cep. Trapattoni e la strage di Capaci…”

Nel libro - la cui prefazione è stata curata da Edoardo Bennato - l'ex bomber rivela retroscena che fin qui si potevano solamente immaginare.

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Totò Schillaci racconta tutta la sua vita. Nelle 288 pagine de 'Il gol è tutto', biografia in uscita il 13 maggio, l'ex attaccante di Messina, Juventus e Inter si guarda indietro e ripercorre i 52 anni ricchi di aneddoti e di episodi che lo hanno fortificato.

Si parte dalla sua infanzia al Cep, per finire al modo in cui - da lontano - visse la strage di Capaci. In mezzo, chiaramente, l'avvenimento che lo rese celebre al mondo degli sportivi e non: Italia '90, il Mondiale di Schillaci. Una competizione che non iniziò proprio nel segno di Totò, ma che grazie a congiunzioni astrali e gesti apotropaici lo divenne. Nel libro - la cui prefazione è stata curata da Edoardo Bennato - l'ex bomber rivela retroscena che fin qui si potevano solamente immaginare.

Italia-Austria, 9 giugno 1990, lui è seduto in panchina, dietro al ct della Nazionale Azeglio Vicini, che gli ha preferito Vialli e Carnevale. I suoi compagni si presentano davanti al portiere e sbagliano e lui, in cuor suo, esulta. "Carnevale, il pubblico dello stadio Olimpico e chiunque stia guardando la partita in tv, si mette le mani nei capelli per la delusione. C’è un solo italiano in tutta la nazione che tira un sospiro di sollievo. Io. Gufo che i nostri attaccanti non segnino, nella speranza che il mister mi faccia entrare al posto di uno di loro", racconta Schillaci senza retorica nella sua biografia. L'epilogo? Entra in campo e si erge a eroe di quella Nazionale (sei le reti messe a segno da lui nel torneo).

Si va avanti veloce e si passa al novembre dello stesso anno. In Bologna-Juventus accade qualcosa che lo segnerà per un po' di tempo. "Sullo 0-0 entro in contatto con Negro, in area, e cado. L’arbitro fischia il rigore che Baggio trasforma. Vinciamo per quel gol - il ricordo di Schillaci -. Alla fine della partita, mi si avvicina Fabio Poli, attaccante del Bologna a cui brucia la sconfitta. Mi viene accanto, mi parla a pochi centimetri dal viso. 'Mollami' gli rispondo. 'Lasciami in pace'. Insiste, mi mette una mano in faccia... mi sputa addosso. Mi sblocco, d’istinto, senza pensare a quello che dico: 'Ti faccio sparare!'. Succede il finimondo". Sì, in effetti, è il finimondo perché il coro 'Totò segna per noi' diventa 'Schillaci ruba le gomme'. E all’indomani della strage di Capaci, quando la sua Juventus gioca sul campo dell'Hellas Verona, lui non tocca palla. La vive male: "Trapattoni mi disse: 'Avete ucciso anche Falcone...'", racconta.

Infine spazio per alcuni flash d'infanzia, anni trascorsi al Cep, noto quartiere di Palermo. "Quando andavamo a mare io e miei fratelli al posto del salvagente indossavamo la camera d’aria di una gomma da bicicletta. So bene il dolore che si prova. La valvola fa male, taglia, incide la pelle all’altezza dei fianchi e la ferita rimane fino al termine dell’estate, perché ogni volta che entri in acqua, il sale la riapre e il dolore si rinnova. La vita al Cep è così. Bisogna trovare qualcosa per restare a galla, non importa se fa male, se fa stringere i denti e crea una ferita difficile da rimarginare - riflette Schillaci -. Bisogna trovare qualcosa, qualunque cosa, a cui aggrapparsi per non affogare nella delinquenza e nella disperazione. La mia camera d’aria è il calcio".