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Curiosità: Cosmi ultras, fantasista e maestro

Luomo del fiume si definì nella sua autobiografia, riciclando forse il titolo del film Schoendoerffer del 1977, ma certamente restituendo unimmagine corretta del legame col Tevere che scorre.

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Luomo del fiume si definì nella sua autobiografia, riciclando forse il titolo del film Schoendoerffer del 1977, ma certamente restituendo unimmagine corretta del legame col Tevere che scorre dalle sue parti. Suo padre Antonio lo chiamò Serse in onore del fratello di Fausto Coppi, anche lui come il Campionissimo ciclista nel dopoguerra e tragicamente scomparso. Nato a Perugia, ma sempre vissuto con la famiglia a Ponte San Giovanni di Perugia, Serse è stato ed è tuttoggi un ardente tifosi del club del capoluogo umbro e da giovane lo seguì costantemente in curva e spesso anche in trasferta, era un gran bel Grifone, il Perugia di Novellino e della promozione in Serie A che infiammava il capoluogo umbro. La passione per il Perugia è così forte che in seguito Cosmi si iscrisse al gruppo dei Drunk Boys uno dei gruppi storici della tifoseria dei grifoni. Fu il padre Antonio che lo introdusse al mondo del calcio giocato, nella Pontevecchio, la squadra locale di cui era dirigente. Nei giorni successivi alla morte del padre, nel 1971 Serse, allora negli Allievi del club, si mise in testa di portare i colori della squadra fino alla Serie D, impresa che gli riuscirà solo da allenatore una ventina di anni dopo. Cosmi esordì nel Pontevecchio a 16 anni, con la pesante maglia numero dieci sulle spalle. "Avevo carattere - scrive nella sua autobiografia -, quelli fragili non giocano in Promozione a 16 anni. E un campionato duro, pieno di gente esperta, dove si mena sodo e il motto è uno solo O gamba o pallone. Mi fecero giocare ala destra, avevo i capelli lunghi e biondi, al vento; due gambine secche, ma un buon dribbling". Fu la prima di 15 apparizioni in quella stagione che gli valsero la chiamata nelle giovanili della Ternana, dove Serse conosce il suo primo maestro di tattica e psicologia, Omero Andreani. Complice un infortunio fu ceduto al Deruta in cambio di Valigi e proprio con la maglia biancoblu si ruppe una tibia e non riuscì mai più ad esprimersi a livelli molto alti. Continuò a impegnarsi in prima categoria e in promozione, giocò a Spello e ad Ellera, a Foligno e a Cannara con la consueta tecnica e grande cuore, ma non lasciò grandi tracce e chiuse la carriera a soli 28 anni con la Pontevecchio, abbandonando il calcio giocato prematuramente anche a causa di una lesione al legamento di un ginocchio. Prima di cominciare a fare lallenatore Serse si concesse una lunga parentesi da maestro di educazione fisica, lavoro che provò anche a non abbandonare anche dopo linizio della sua carriera da mister. Dall1985 al 1992 rinunciò allinsegnamento solo con la prima esperienza in Serie D, ma ancora oggi dichiara di sentirsi Il Maestro Serse tanto quellavventura gli diede a livello personale.