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Juve Stabia-Catania 2-1: passivi e apatici. Qual è il Catania formato trasferta?

Stavolta Catania l’hai combinata grossa, ed è la prima volta quest’anno in cui è veramente necessaria una tirata di orecchie. Perché sprecare un’occasione d’oro per proseguire la rimonta in classifica? Perché un...

Redazione

Stavolta Catania l'hai combinata grossa, ed è la prima volta quest'anno in cui è veramente necessaria una tirata di orecchie. Perché sprecare un'occasione d'oro per proseguire la rimonta in classifica? Perché un atteggiamento così passivo e a tratti apatico? Perché questa divergenza tra le prestazioni al Massimino e quelle in trasferta? Tante domande generate dalla seconda sconfitta consecutiva in trasferta (terza se si considera l'impegno di Coppa contro l'Akragas) rimediata al cospetto di una Juve Stabia grintosa, volitiva, ma nettamente inferiore sia dal punto di vista dei singoli che dell'organizzazione corale.

Ebbene nonostante la superiorità manifesta, gli etnei ce l'hanno fatta, sono riusciti a farsi beffare al novantaquattresimo; e poco importa se l'errore del singolo (Garufo) è stato determinante, la perplessità nasce principalmente dalla prestazione generale. E' vero il centrocampo, il motore della squadra, era quasi totalmente inedito, ma la lentezza nella costruzione della manovra e l'incapacità di aggredire gli spazi con il giusto tempismo e la necessaria determinazione fanno riflettere. Una prestazione opaca che fa il bis con quella di Caserta, con un denominatore comune: le difficoltà difensive.

Analizzando i numeri della formazione etnea, infatti, c'è un paradosso che salta all'occhio: il Catania, virtualmente secondo in classifica, registra il miglior attacco della categoria, ma anche la sesta peggior difesa. Sette gol subiti nelle ultime quattro trasferte, una media di due gol al passivo a partita; dato aggravato dal fattore campo, con quattro reti subite nelle ultime due sfide lontano dal Massimino, rispetto all'unico gol rimediato nelle prime tre. Attenzione, un piccolo segnale d'allarme che mette in dubbio l'atteggiamento rinunciatario con cui Agazzi e compagni hanno affrontato la Juve Stabia, ma che di certo non può far cambiare l'opinione su un inizio di stagione sfavillante, visto che il Catania ad oggi senza la penalizzazione sarebbe secondo in graduatoria.

Una questione di punti di vista e di obiettivi dunque. Se, come affermato più volte dalla società, l'obiettivo da centrare è il mantenimento della categoria, allora nonostante l'amarezza per come arrivata, la sconfitta ci può stare; se invece la speranza è quella di raggiungere il miracolo promozione allora il discorso cambia. Seguendo quest'ultima ipotesi, purtroppo il Catania non può semplicemente giocare da grande squadra, ma deve semplicemente annientare il campionato. Non basta mettere a segno lo stesso ruolino della Casertana (attuale prima forza del girone) ma è indispensabile commettere il minor numero possibile di passi falsi, vincendo tre partite in più rispetto alla migliore fra le contendenti. Aspettare dunque per capire quale sarà la vera natura del campionato degli etnei, che nel frattempo però non devono commettere l'errore di smarrire la fame e la concentrazione delle prime giornate, non tanto in casa quanto in trasferta, dove la tecnica spesso non basta e alla bravura dei singoli deve essere abbinato quel concetto di grande squadra capace di vincere anche giocando male, e soprattutto imperforabile in fase difensiva.