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Thiago Motta ripensa al passato: “Ancelotti top, vi racconto cosa fece arrivato al PSG”. E sul suo futuro…

Thiago Motta ripensa al passato: “Ancelotti top, vi racconto cosa fece arrivato al PSG”. E sul suo futuro…

L'ex centrocampista Thiago Motta, recentemente ritiratosi dal calcio giocato, parla degli allenatori che lo hanno allenato durante la sua carriera

Mediagol22

Thiago Motta torna a parlare della sua carriera da calciatore, conclusasi pochi mesi fa.

L'ex centrocampista del Paris Saint-Germain, intervistato dalla 'Gazzetta dello Sport', si è espresso sul suo addio - a trentasei anni - al calcio giocato e ha parlato del suo futuro:

"mettere di giocare è la cosa più difficile al mondo per un calciatore. Ma io sono stato fortunato, perché appena chiusa la carriera sono andato subito a Coverciano e poi ho iniziato ad allenare. Non ho avuto il tempo di pensare. Mi avevano avvertito tanti ex compagni: “Thiago il primo anno è un incubo. Non sai che fare, ti manca tutto”. Ma io l’uscita di scena l’ho programmata prima.. L’ultimo contratto l’ho firmato a metà tra calciatore e allenatore. E ho deciso di chiudere quando ero ancora al top. La mia filosofia del calcio è offensiva, d’attacco. Una squadra corta, che imponga il gioco, pressi alta, sappia muoversi insieme, con e senza palla, affinché ogni giocatore abbia sempre tre-quattro soluzioni e un paio di compagni vicino pronti ad aiutarlo. Puoi essere super offensivo con il 5-3-2 e difensivo con il 4-3-3. Dipende dalle qualità degli uomini e dall’atteggiamento. Ho visto un fenomeno come Eto’o fare anche il terzino, dando un esempio che fu il segreto dell’Inter del Triplete".

L'ex calciatore brasiliano naturalizzato italiano, inoltre, si è espresso su coloro che, secondo lui, sono i migliori allenatori in circolazione in Europa:

"Guardiola, è il re del gioco. Ma ammiro molto Zidane. Mentre tra quelli che mi hanno allenato Ancelotti è stato il top. Un giorno arrivai direttamente dalla Pinetina al centro sportivo del Psg, vestito con quello che avevo: un paio di pantaloni con il cavallo basso, alla turca, che andavano di moda all’epoca. Carlo mi vede, e fa: “Hai firmato?” Io: “Sì mister”. E lui: “Allora adesso ce li hai i soldi per comprarti un paio di pantaloni decenti?”. Lui è sempre positivo, disponibile, sereno. Non pone barriere, sa far sentire tutti importanti. Quando mette uno fuori è il primo a essere dispiaciuto e pensa subito al suo recupero. Ma quando Carlo si arrabbia crollano i muri... Una volta contro l’Evian... No, non posso raccontarlo. Ma chiedete a Ibra... Mourinho?U n vincente. Nel senso che lui in testa ha solo un obiettivo: vincere. Non gli interessa lo spettacolo. Ha due facce: una felice quando vince, una arrabbiata quando perde. Il suo umore cambia in base al risultato".

L'attuale tecnico della formazione Under 19 del Paris Saint-Germain, oggi, osserva la Champions League da spettatore e fa il tifo per le italiane:

"Cinque squadre: il Barcellona, il Real di Solari, il City che è la squadra che gioca meglio, il Psg e poi la Juve di Ronaldo. In finale la Juve c’era già arrivata. Gli serviva il giocatore che le finali le decide e le fa vincere. Lo ha preso. In Italia la Juve non deve diventare una scusa per le altre: non vincerà per sempre. Nessuno lo fa. Smetterà. E credo che sarà l’Inter a interrompere questa monarchia".